2020 aprile – Bangui – padre Beniamino Gusmeroli e tempo di pandemia

Buongiorno a tutti dell’ Ufficio missionario diocesano

Sono Padre Beniamino Gusmeroli, missionario nella repubblica centrafricana da 26 anni. Da un anno e mezzo mi trovo a Bangui, nel quartiere di Bimbo a sud-ovest della città. Prima sono stato per 24 anni a Bouar a ovest del paese. Anche qui siamo in tempo di pandemia, che comunque non è sentito da parte della popolazione come una particolare minaccia, viste le continue difficoltà a cui è stata sottoposta in questi ultimi anni.

C’è stato un periodo tra il 2013 e il 2015 in cui i gruppi armati formati da mercenari provenienti dai paesi vicini specialmente Ciad e Sudan, sono giunti in Bangui, con un colpo di stato hanno preso il potere e si sono sparsi nei quartieri seminando morte, distruggendo case stabili di bene comune, razziando, violando tutti i diritti possibili. Gran parte della popolazione in fuga si è rifugiata nelle zone più tranquille della città. Bimbo, un comune alla periferia sud ovest della città, dove risiedo io, essendo rimasta fuori dal conflitto, è diventata un luogo di rifugio. Le popolazioni sfuggite agli attacchi dei mercenari vi si sono riversati in massa. Tutti ricordiamo le immagini di papa Francesco, pellegrino di pace, che inizia ufficialmente l’anno del giubileo della misericordia, con l’apertura della porta santa della cattedrale di Bangui. Per un certo periodo la Croce Rossa internazionale e altri organismi internazionali hanno assistito con generi di prima necessità questi rifugiati: generi alimentari, acqua, tende… Da tre anni a questa parte gli aiuti sono cessati e la popolazione rifugiata, non potendo fare ritorno, per la gran parte, ai propri quartieri vi si è stabilita qui in modo definitivo e nello stesso tempo molto precario. Nella zona esisteva già una missione tenuta da missionari polacchi. Vista la situazione di emergenza dato l’aumento sproporzionato della popolazione, la Chiesa, nel suo impegno ad essere vicina alla gente, ha voluto fondare una nuova missione proprio in questa zona. Sono stato chiamato io a dare inizio a questa nuova realtà. Il cardinale di Bangui mi ha messo a disposizione una casetta, ma tutto il lavoro è da iniziare da capo. Non esiste nessuna struttura. Ho potuto constatare la situazione di disagio e precarietà in cui si trova la gente: vive di piccoli espedienti. L’acqua potabile è quasi inesistente. Noi alla missione abbiamo potuto fornirci di un pozzo di profondità per l’acqua potabile e l’abbiamo messo a disposizione anche della gente. Nei quartieri del territorio della missione la gente ha iniziato a scavare dei pozzi tradizionali, ma con le tecniche primitive dove si scava a mano con semplici strumenti rudimentali, barre di ferro o di legno, non è possibile scavare oltre una decina di metri, col rischio che il terreno scavato frani su chi vi si trova all’interno del pozzo. L’acqua trovata è ferruginosa o calcarea, non potabile….in ogni caso acqua.

La situazione scolastica per i bambini è nelle stesse condizioni, solo un bambino su tre frequenta la scuola, sia per soprannumero delle scuole esistenti nel circondario, sia per mancanza di mezzi da parte delle famiglie per fare fronte alle spese scolastiche.

La gran parte della gioventù è ancora destabilizzata dallo choc delle violenze viste e subite, che spesso si trasforma in violenza verso gli altri, anche organizzata in gruppi.

Ora le persone le incontro in chiesa, ci sono infatti tre piccole cappelle nei nostri quartieri. La gente è stanca di guerra, di violenza e vuole rinascere. La volontà è di impiantarsi stabilmente nei quartieri in cui vivono ora. Diverse Associazioni spontanee stanno nascendo formate soprattutto da donne ma anche di uomini che vogliono insieme in uno spirito di solidarietà fare fronte alla situazione e si sono rivolte a me per essere con loro e vedere come posso aiutarle. Associazioni che vogliono affrontare il problema della scuola per i figli, altre che vogliono cercare di unire le forze e le idee per creare attività un minimo redditizie che permetta loro di vivere.

Un’altra Associazione nata spontaneamente, riconoscendo che la loro forza è nella fede, sta cercando un terreno su cui costruire una chiesa che possa raggruppare tutti insieme per pregare e ascoltare il Vangelo.

Qualcosa si sta muovendo e anche io mi accorgo che queste persone hanno voglia di riscattarsi, ma allo stesso tempo è necessario incoraggiarle e aiutarle.

Abbiamo già formato un gruppo che si occupa di incontrare le persone, soprattutto i giovani ancora traumatizzati dagli eventi bellici. Con loro il lavoro è quello di una riflessione sia di gruppo, sia personale che li aiuti a liberarsi dai traumi e riprendere una vita più normale; infatti una delle conseguenze del trauma subito è la mancanza di prospettive di vita, la violenza da parte dei ragazzi e  la prostituzione da parte delle ragazze. Un lavoro molto lungo e difficile ci aspetta e siamo coscienti che lo sbocco per queste situazioni e la reintegrazione, consiste nel trovare prospettive lavorative che possano rendere le persone indipendenti. Per questa attività ci serve innanzitutto  costruire un centro giovanile per gli incontri e creare attività distensive.

Per quanto riguarda la scuola dei bambini, si è creata un’associazione: una famiglia residente nella zona già prima della guerra ha messo a disposizione una parte del suo terreno in cui erano esistenti quattro costruzioni fatiscenti. Si tratta di ristrutturarle per farci delle aule e trovare di che sostenere cinque persone come insegnanti. Già questa attività darebbe a cinque persone giovani la possibilità di reintegrarsi. Con l’aiuto di amici ho potuto costruire due aule nuove che permettono ad un centinaio di bambini e bambine di frequentare la scuola in condizioni accettabili.

Oltre al quartiere di Bimbo la parrocchia comprende quindici villaggi lungo il fiume Oubangui per una distanza di cinquanta chilometri. Li visito regolarmente in canoa, non essendoci strade nella foresta. Qui nelle riunioni dei villaggi scopro che pur essendo vicini alla capitale questi villaggi non beneficiano di nessun servizio. In un solo villaggio c’è un piccolo dispensario medico, alcuni villaggi sono provvisti di un pozzo di profondità per l’acqua potabile, scavati dai missionari miei predecessori, ma non essendo seguiti le pompe sono guaste. Inoltre quest’anno c’è stata l’alluvione e gran parte capanne è caduta, i campi si sono allagati e i raccolti andati male. Per quanto riguarda la situazione scolastica 5 villaggi hanno la scuola. ( Esistono 4 scuole costruite dai missionari che mi hanno preceduto e in uno si svolgono le attività nella chiesetta del villaggio) Ognuna è servita da tre maestri che con grande sacrificio e soprattutto con scarsi mezzi dispensano le lezioni. I capi villaggio e la gente mi chiede di aiutarli soprattutto in questi bisogni.

A tutto questo si aggiunge la pandemia del coronavirus. Sono state emesse dal governo delle misure di prevenzione, ma hanno poco impatto sulla popolazione. Di fatto ci hanno chiesto di chiudere le chiese per evitare assembramenti pericolosi. Così non abbiamo fatto le celebrazioni della settimana santa né di pasqua. Solo un piccolo gruppo di una ventina di persona ha potuto celebrare la pasqua. Per ora i contagiati nella repubblica centrafricana ufficialmente sono 12 di cui nove già guariti. L’augurio tutti è che non si propaghi, ma le previsioni di OMS non sono ottimiste. Una conseguenza già visibile è il fatto che i costi dei generi di prima necessità nei mercati popolari sono in aumento e questo aumenterà ulteriormente il numero dei poveri. La nostra Caritas parrocchiale si sta muovendo per cercare come assistere queste nuove situazioni di emergenza: cerchiamo di comperare manioca e riso da distribuire ai più bisognosi. Altra attività è la sensibilizzazione nei quartieri per l’assunzione di norme elementari di igiene: fornitura di sapone e candeggina per la pulizia delle mani. L’atmosfera è come quella, tanto familiare qui nel periodo delle piogge, di attesa di un uragano che comunque tutti sperano che arrivi un vento che spazza via le nubi e fa tornare il sereno lasciando come segno l’aria rinfrescata. Speriamo in questo.

Un saluto a tutto in Centro missionario diocesano.

Bangui –  Bimbo p. Beniamino Gusmeroli