28 febbraio 2006, Abor – Ghana “Nella Casa del Padre Mio”

“La missione non è nient’altro che ridire, specialmente a questi bambini e a questi poveri, che il buon Dio non li ha abbandonati, non si è dimenticato di loro e sarà solidale con loro fino alla fine. Stiamo seguendo circa diecimila bambini, anche se gli adottati sono al massimo il 3%, attraverso tutte le strutture che abbiamo avviato. Abbiamo visto che a livello di quantità non ci si può lamentare, ma siamo anche giunti alla conclusione che occorra puntare sulla qualità della nostra presenza e del nostro servizio. Senza una buona qualità anche la quantità da sola non riesce a trasmettere un vero messaggio evangelico di dignità, coraggio e autostima, e quindi far sperare in una trasformazione interiore che sarà poi la base di un cambiamento radicale a livello personale e collettivo. Abbiamo anche constatato che ci vuole molta perseveranza nei nostri sforzi e investimenti, che bisognerebbe aumentare il numero di bambini adottati e che dobbiamo avere soprattutto molta pazienza. L’uomo e l’umanità, africani ed europei, non cresciamo in qualità e maturità dal giorno alla notte. Il ‘parto’ dell’uomo nuovo è sempre lungo, difficile e travagliato.” “Qui bisogna partire molto da lontano: dalla pre-evangelizzazione, perché la maggior parte di questa povera gente non sa cosa sia né un turibolo né un ostensorio. Sanno però cosa vuol dire la precarietà della vita quotidiana quando non sono sicuri da dove verrà non solo il pane di domani ma anche quello di quest’oggi. Parlo soprattutto di bambini e di donne che qui sono la fascia più vulnerabile di questa società. Pre-evangelizzazione per loro vuol dire promozione della loro dignità, il ridare loro coraggio e speranza, assicurar loro che il Buon Dio non li ha né dimenticati né abbandonati. Ecco quindi che la missione ha incominciato in molti villaggi ad avviare degli asili di missione. Ne abbiamo ora 130 e attraverso di essi seguiamo circa 8000 bambini. Tra questi quelli più in difficoltà li portiamo in un villaggio tutto per loro: “Nella Casa del Padre Mio”. Abbiamo pure aperto 90 “comunità” e attraverso di esse seguiamo molte donne, ma non solo.” “Stiamo mettendo in atto un nuovo programma salute, per tutti i nostri 10000 bambini, anziani e ammalati, imperniato sulla nuova infermeria per la Casa, esteso anche alle due cliniche di Lume e Trekume e gestito da “L’avete fatto a me”, un’associazione onlus di medici lombardi. La nuova scuola , che include tre anni di asilo, sei di elementari e tre di medie, è basata sul metodo Montessori e punta a seguire non solo i nostri bambini interni ma anche 250 esterni e a formare 180 maestri. La nuova amministrazione serve a coordinare i progetti interni e quelli esterni, inclusi un programma di carità, quello delle borse di studio, quello dell’agricoltura e dell’allevamento, della lavorazione del legno. Abbiamo anche costruito una nuova sede per i volontari, che può accogliere 20 volontari alla volta, ciascuno con una propria stanza singola.” “Noi ‘vecchi’ cristiani per il momento dobbiamo diventare noi ostensori e punti di riferimento per questa gente che ogni giorno offre la sua sofferenza e la sua precarietà.”

 padre Giuseppe RABBIOSI