aprile 2021 – DICHIARAZIONE DEI VESCOVI CATTOLICI DEL MOZAMBICO

Dopo le dichiarazioni di dom Luiz Lisboa a Repubblica, la conferenza episcopale mozambicana ha scritto un comunicato su Cabo Delgado. Ve lo mando in traduzione, con l’articolo sulla rivista online setemargens che ha intervistato il vescovo di Beira, Claudio della Zuanna. –

don Filippo Macchi

 

DICHIARAZIONE DEI VESCOVI CATTOLICI DEL MOZAMBICO

Riuniti nella nostra prima sessione plenaria di quest’anno, 2021, noi vescovi cattolici del Mozambico, con il cuore pieno di tristezza, come ogni cittadino mozambicano che si identifica con il bene del paese, deploriamo la tragica situazione che sta vivendo la popolazione di Cabo Delgado; ci rammarichiamo dell’insicurezza prevalente nelle popolazioni del centro del Paese e siamo insoddisfatti dell’insicurezza alimentare e della fame che colpiscono altre popolazioni, nonché della violenza che si sta diffondendo in vari modi nel Paese, e tutto questo nel contesto della pandemia Covid-19.

Deploriamo e condanniamo tutti gli atti di barbarie commessi. A Cabo Delgado, persone indifese vengono uccise, ferite e maltrattate. Vedono i loro beni saccheggiati, l’intimità delle loro case violata, le loro case distrutte e i corpi dei loro familiari profanati. Sono costretti ad abbandonare la terra che li ha visti nascere e dove sono sepolti i loro antenati. Questi nostri concittadini, per lo più donne e bambini, sono spinti verso il baratro dell’insicurezza e della paura. Deploriamo il prevalere di questo stato di cose, senza chiare indicazioni che le cause che alimentano questo conflitto saranno presto superate. Questo stato di cose fa crescere e consolidare la percezione che dietro questo conflitto ci siano interessi di diversa natura e provenienza, cioè di alcuni gruppi a impossessarsi della nazione e delle sue risorse. Risorse che, invece di essere messe al servizio delle comunità locali e diventare fonte di sostentamento e sviluppo, con la costruzione di infrastrutture, servizi di base, opportunità di lavoro, vengono sottratte, nella totale mancanza di trasparenza, alimentando la rivolta e il risentimento, particolarmente nel cuore dei giovani, diventando fonte di malcontento, divisione e lutto.

Riconosciamo che uno dei motivi forti che motiva i nostri giovani a lasciarsi allettare e unirsi alle varie forme di insurrezione, dalla criminalità al terrorismo, o anche quell’altra insurrezione, non meno dannosa, dell’estremismo politico o religioso, si basa sull’esperienza di una mancanza di speranza in un futuro favorevole da parte dei nostri giovani. Per la maggior parte di loro, non ci sono opportunità per costruire una vita dignitosa. Sentono che la società e i responsabili delle decisioni ignorano la loro sofferenza e non ascoltano la loro voce. È facile invogliare persone, piene di vita e di sogni, ma senza prospettive e che si sentono offese e vittime di una cultura della corruzione, ad aderire a proposte di un nuovo ordine sociale imposto con la violenza o a seguire illusioni di facile arricchimento che portano alla rovina.

Come possono i giovani avere prospettive se il Paese stesso sembra non avere una direzione, un progetto comune, in cui sono invitati ad essere collaboratori attivi e che nutre la loro speranza? La nostra posizione è che nulla giustifica la violenza. Né la difficile situazione, la mancanza di una prospettiva collettiva, condivisa come nazione, né il risentimento, né l’intolleranza o gli interessi di parte, di natura religiosa, politica o economica, dovrebbero portarci fuori strada, come popolo, verso il sentiero di qualsiasi tipo di insurrezione.

Ancora una volta, esprimiamo la nostra totale solidarietà ai più deboli e ai giovani che aspirano a una vita dignitosa. Le religioni hanno un grande contributo da dare nella resilienza delle comunità e nel perseguire un ideale di società unita e solidale, limitare la loro azione non favorisce la ricerca di soluzioni.

In quanto missione della Chiesa cattolica, è sempre stato nostro impegno collaborare per il bene della nazione, evidenziando i pericoli e sperando sempre che chi ha responsabilità cerchi le soluzioni adeguate. Abbiamo sempre dato la nostra concreta collaborazione nel campo del benessere delle nostre persone nell’istruzione, nella salute e nello sviluppo umano. In tutto, volendo collaborare alla ricostruzione del tessuto sociale leso da traumi vecchi e recenti.

Continueremo a raddoppiare gli sforzi per aiutare gli indifesi e accogliere gli sfollati, fornendo loro ascolto e consolazione, nonché mezzi di sostegno condivisi dai credenti. Vorremmo poter offrire ai nostri bambini e giovani percorsi educativi che li aprano ai valori della tolleranza, del rispetto e dell’amicizia e possano vedere realizzato il sogno di un futuro migliore. Ribadiamo la nostra disponibilità a collaborare con le forze vive del nostro Paese per un ordine sociale dove l’egoismo lasci spazio alla solidarietà, e insieme alle autorità si crei un progetto Paese che contempla tutti i cittadini, privilegiando i più emarginati e svantaggiati.

Esortiamo le forze politiche nazionali, le organizzazioni presenti nel Paese, la comunità internazionale ad unire le forze e, mettendo da parte gli interessi, a soccorrere le popolazioni sfollate, quelle che vivono in gravi carenze alimentari, esposte a malattie endemiche e senza accesso ai servizi di base. È inoltre urgente creare maggiori opportunità di lavoro e sviluppo per tutti, in particolare per i giovani, e, a tal fine, applicare sul campo i guadagni delle risorse naturali disponibili. Infine, chiediamo a tutti di contribuire alla costruzione della pace, proteggendo la popolazione, chiudendo le rotte di finanziamento alla guerra, isolando e fermando individui o gruppi che approfittano della tragedia di Cabo Delgado.

Nonostante i tempi difficili che stiamo attraversando, nessuno perderà la speranza. Come dice l’Enciclica di Papa Francesco “Tutti i fratelli” (Fratelli Tutti), “la speranza è ardita, sa guardare oltre le comodità personali, piccole guardie giurate e compensi che riducono l’orizzonte, per aprirsi ai grandi ideali che fanno la vita bella e dignitosa. Camminiamo nella speranza! ”.

Conferenza episcopale del Mozambico                               Maputo, 16 aprile 2021