Francesca ottobre 2018 esperienza in Brasile

Come ogni viaggio che si rispetti, ad ogni inizio c’è sempre una fine. Tuttavia questa volta é diverso. Si, perché nonostante stia salutando questo meraviglioso Paese, sono consapevole, più di qualsiasi altra volta,  di portare con me, nella mia tanto odiata quanto amata Italia, proprio tanto.

Ma più precisamente….

Prima di tutto porto con me il ricordo di tutta la gente incontrata sul mio cammino. Gente semplice, sfortunata, povera, che vive una vita piena di continue sfide, ma che, nonostante questo, riesce a sorridere e a fare del bene.

Mi porto a casa tutta l’accoglienza ricevuta da queste persone che, anche se non hanno nulla, riescono a darti tutto. Questo anche se sei una sconosciuta, bionda, bianca, straniera e diversa da loro.

Porto con me il calore di tutti gli abbracci dati e ricevuti. Io, che non sono abituata ad abbracciare, che faccio così fatica, ho scoperto la bellezza di un abbraccio dato ad uno sconosciuto. Un abbraccio che abbatte ogni barriera, da subito, dal primo incontro.

Porto con me tutte le piante viste, tutti i fiori più particolari che sembrano provenire da un mondo magico.

Porto con me tutti i paesaggi che i miei occhi hanno avuto la fortuna di osservare con attenzione e ammirazione.

Porto con me il ricordo del vino brasiliano che dire imbevibile è dire poco.

Porto con me le decine di cerveje (birre) al giorno (bevute con la scusa di essere più leggere delle nostre).

Mi porto i pasti improvvisati alle quattro del pomeriggio in bar fuori dal mondo gestiti da persone che senza che tu ordini niente, ti portano di tutto.

Porto con me la buonissima frutta mangiata ed ogni singolo prodotto tipico che ha conquistato il mio palato.

Porto a casa i chili di carne (non buona, di più) mangiata in questo mese.

Porto a casa tutte le comunità visitate e conosciute, gestite da persone speciali che si prendono cura di disabili, alcolizzati, tossicodipendenti, bambini, donne abusate, poveri, malati di mente, ex carcerati.

Li Dio c’è, ma c’è per davvero.

Porto con me la storia dei neri, la loro immensa cultura, bellezza e sofferenza.

Mi porto a casa la musica cantata e le danze ballate a tutte le ore.

Mi porto un pochino di ritmo in più nel sangue (si fa per dire).

Porto con me la capoeira e tutti i suoi significati più belli, sofferti e nascosti.

Porto con me ogni singolo bambino delle favelas incontrato nei due progetti realizzati a Sao Mateus. Ogni bambino mi ha accolto dal primo momento e io me ne sono innamorata infinitamente.

Porto con me ogni loro sorriso, abbraccio e parola buona che mi è stata donata gratuitamente.

Porto con me tutti i “tia” (zia) ricevuti con amore immenso. Porto con me la loro forza che mi ha fatto di nuovo sorridere il cuore e avere fiducia nella vita.

Porto con me tutte le lettere e disegni ricevuti che mi hanno fatto piangere come una fontana.

Porto con me le persone speciali che lavorano con amore e dedizione nei due centri (reconstruir a vita e araça) che credono davvero in quello che fanno. Lo si legge negli occhi e nel cuore.

Porto con me un’idea ancora più forte di bene comune a discapito di un bene individualistico ed egoista.

Porto con me la consapevolezza della fortuna che ho. La fortuna di avere una famiglia, tante persone su cui contare, di poter studiare ciò che voglio, di avere una casa, un bagno, cibo, acqua e le cose che per noi sembrano più banali.

Porto con me una consapevolezza ancora più grande dell’importanza dell’educazione e della formazione perché sono le vere armi che salveranno il mondo.

Porto con me una Francesca decisamente più serena e ancora più combattiva nella ricerca di un mondo migliore in cui gli ultimi lottano insieme e non gli uni contro gli altri.

Porto con me una voglia di giustizia ancora più forte di quella di prima che no, non si spegnerà mai e ne devo andare fiera. Porto con me la sensazione stupenda del sentirsi al posto giusto con le persone giuste.

La consapevolezza di non essere sbagliata, ma semplicemente diversa.

Porto con me immagini brutte che non dimenticherò mai. Immagini e situazioni che mi hanno fatto smettere per un attimo di sperare e di aver fiducia nell’umanità, ma che anzi, me l’hanno fatta odiare con tutta me stessa.

Porto con me tutti i “Bem vindo” ricevuti in ogni posto visitato. Porto con me una consapevolezza ancora più grande in quello in cui credo e che voglio vedere realizzato un giorno, nel mondo, anche con il mio piccolo e insignificante contribuito.

Infine porto a casa Gesù visto con gli occhi buoni e semplici degli ultimi. Porto con me un Gesù rivoluzionario, semplice, straniero, emarginato e caritatevole che vive nelle comunità più povere ma ricche di cuore che mi hanno accolta come parte di loro.

In compenso però, lascio in Brasile una parte di me. Con la grande consapevolezza che questo è solo un arrivederci…

É una promessa.

OBRIGADO POR TODO MEU BRASIL ❤

Francesca Gugiatti