12/12/2018 padre Beniamino Gusmeroli –

DA BOUAR A BANGUI.. LA MISSIONI CONTINUA

Dopo 22 anni, lascio la parrocchia di Fatima a Bouar per trasferirmi a Bangui per dare inizio ad una nuova parrocchia che ancora non esiste; tutto è da fare.

Non è semplice ridurre a una pagina il periodo così lungo e così ricco passato a Bouar: le persone incontrate e con cui ho lavorato al centro a Bouar e nei numerosi villaggi (25) che compongono la parrocchia. Gli amici dall’Italia con cui abbiamo condiviso tanti progetti, innanzitutto con l’Associazione “jiango be africa”, l’Associazione AMICI e i numerosi gruppi missionari e parrocchie e associazioni.

Non da ultimo il mio cammino personale, che oltre agli anni che passano mi sento arricchito in umanità e nell’amare e sentire più da vicino il buon Padre dei cieli. Ricordo che durante una delle prime uscite nei villaggi in moto, mentre schivavo buche sulla strada, sormontavo tronchi d’albero caduti, mi venne chiaro in mente e nel cuore questa sensazione: qui per fare qualcosa ci vuole molto tempo, o rimango indefinitamente o meglio che rientri subito.

Una serie di circostanze ha voluto che mi fermassi per tutti questi anni.

Tutte la attività svolte fanno parte dell’unica e stessa missione, ma gli ambiti si differenziano.

  • Attività strettamente legate alle attività di annuncio del Vangelo.

Durante questi anni nei percorsi della savana ho potuto, con la collaborazione della gente raggiungere otto villaggi in cui sono nate nuove comunità cristiane. Altrettante chiesette sono sorte in mattoni nei villaggi e in centro a Bouar. Tanti sono stati i chilometri percorsi sia in moto che in jeep, tante le avventure: temporali e acquazzoni che mi sorprendono sulle piste in moto, le gomme che si bucano, qualche caduta dalla moto, con una sola costola rotta in oltre vent’anni. Intenso e proficuo è stato il lavoro con i catechisti in particolare, con gli adulti, coi bambini. In tutto, tanto per dare qualche numero ho celebrato oltre sei mila battesimi. L’attività principale in questo settore è stata la formazione dei vari gruppi e le festose messe sia nella grande chiesa di Fatima sia nelle piccole cappelle dei villaggi. Non potrò dimenticare le serate passate sotto le stelle nei villaggi a chiacchierare con le persone e bere il caffè del pentolino, insieme ai kg di manioca che ho mangiato, spesso con un non ben identificato pezzo di qualcosa che assomiglia a della carne. Qualcosa come dei legami di solidarietà e fiducia reciproca si è creato.

Indimenticabile la messa di saluto alla Parrocchia in cui la gente è venuta da tutti i villaggi portando regali di riconoscenza. Le persone che mi hanno salutato con maggior commozione sono stati i poveri della parrocchia. Un segno indelebile nel cuore della gente è stato quando nel 2013 durante la guerra tutta la parrocchia si è riversata da me a tre riprese per un periodo di dieci giorni per volta. La casa, le stanze la chiesa e il centro giovanile ha fatto da rifugio sicuro dalle pallottole e dalle razzie che si svolgevano in città. Interessanti sono stati anche le imboscate tese a me dai soldati ribelli, sia sulle strade sia di notte alla missione. Altrettanto significativa e toccante è stata la solidarietà mostrata dalla gente sempre nel periodo di guerra, in cui mi avvertivano della situazione e dei pericoli e mi consigliavano il da farsi.

  • Le attività scolastiche.

Al mio arrivo a Bouar nel settore della missione che si espande fino a 130 km erano attive tre scuole. Lungo questi anni ne ho potuto aprire altre diciannove. Otto ho potuto costruirle in cemento. Circa tremila bambini hanno la possibilità di frequentare queste scuole di villaggio ogni anno. A queste è da aggiungere i 250 orfani della città di Bouar che ogni anno hanno la possibilità di frequentare le scuole e sono aiutati nelle loro famiglie adottive. Qui il sostegno è stato dato dall’Associazione AMICI e da JIANGO BE AFRICA.

  • Altro punto forte delle attività organizzate e portate avanti è il progetto agricolo.

Qui si è trattato di pensare in grande: un progetto esteso a tutta la regione, 150 associazioni agricole seguite sono sostenute. Il progetto prevede sessioni di formazione, supporto in termini di sementi di vario tipo e lo sbocco commerciale. I momenti più importanti di questo progetto sono stati le fiera agricola annuale che è giunta all’ottava edizione e si sta preparando la nona per febbraio prossimo. Altro momento decisivo è stata la creazione di un magazzino di acquisto, stoccaggio e vendita dei prodotti agricoli.

Per capire un po’ la portata di queste iniziative basta ricordare il fatto che oltre cento associazioni partecipano alla fiera agricola annuale e vendono i loro prodotti. La fiera agricola è divenuta un’iniziativa che coinvolge tutta la città di Bouar per tre giorni di festa. Il magazzino dei prodotti affidato ad un’Associazione femminile locale ha stipulato con il Programma alimentare mondiale (PAM) un contratto di vendita di 50 tonnellate di fagioli e venti di mais. Nel periodo della semina il nostro magazzino è diventato uno dei punti di riferimento per l’acquisto di sementi, come fagioli, semi di zucca, arachidi e mais. Nel settore agricolo c’è da menzionare il progetto per la coltivazione del caffè: esistono in diverse zone lungo i fiumi delle vecchie coltivazioni di caffè del periodo della colonizzazione, non più coltivate da anni per mancanza di organizzazione del lavoro, ma vista la possibilità di creare lavoro per molte famiglie, ci siamo dati da fare. Una cinquantina di coltivatori stanno rinnovando la loro piantagione e quest’anno il raccolto promette già bene.

Tutte queste iniziative, anche se fatte in vista di una futura autonomia, di fatto non si sarebbero potuto realizzare senza l’apporto di tanti amici, innanzitutto l’Associazione JIANGO BE AFRICA, AMICI e la CARITAS di Milano, gruppi missionari vari e anche singoli amici.

Fondamentale è stata per me l’incontro e la collaborazione con i molti volontari che a più riprese hanno trascorso un periodo più o meno lungo a Bouar, tanto che ne è nata una continua profonda amicizia e collaborazione in tutti i progetti, principalmente l’Associazione JIANGO BE AFRICA, (Mettere il cuore i Africa). E’ grazie all’esperienza del loro periodo giovanile a Bouar, le attraversate della savana in moto, le notti nelle capanne e sotto le stelle, che si sono appassionati all’Africa, alle persone e hanno dato origine a questa associazione che sostiene la maggior parte dei progetti. L’Altra Associazione è AMICI, che con la passione per le scuole sostiene una quindicina di scuole nei villaggi. Con tanti gruppi missionari si è formato un rapporto di collaborazione e sostegno ai progetti di sviluppo: Tartano, Regoledo, Cosio tanto per citarne alcuni. La mia famiglia.

E ora che non sono più a Bouar che ne sarà di questi progetti? Sarebbe davvero infelice che tutto finisca. In effetti, da quando ho saputo di dovermi trasferire, la mia preoccupazione è stata di dare continuità a tutto questo lavoro. Per le attività scolastiche il mio sostituto, un padre della Costa d’avorio, ha preso in mano l’iniziativa. Per i progetti di sviluppo agricolo, i miei collaboratori del posto dopo una decina di anni che lavoriamo insieme, sono in grado di portare avanti le iniziative e di assumerne la responsabilità. E in effetti tutto procede nel modo migliore, sarà sempre necessario il nostro sostegno morale e qualche mezzo di aiuto, ma la cosa importante è che hanno capito l’importanza di lavorare coi loro fratelli africani e per lo sviluppo della regione. Sono contento di questo traguardo.

Personalmente la prima cosa di cui mi rendo conto è che il tempo passa. Mi sembra ieri che sono sbarcato a Bouar e avevo poco più di trent’ anni, oggi mi ritrovo con 57 anni addosso.

Mi piace ancora muovermi in moto sulle piste della foresta, ho passione per il mio lavoro, ma mi accorgo che le corse scapestrate e i salti dei fossati con la moto non mi riescono più così facilmente, qualcosa è cambiato: l’elasticità? le forze?

In compenso ho imparato ad amare di più le persone, a prendere compassione per i bambini che non possono avere un’infanzia “normale” con papà e mamma, che non possono frequentare le scuole precludendosi così una grande fetta del futuro che possono costruirsi.

Ho capito un po’ di più cosa è la dignità della persona, spesso a contatto con persone che l’hanno perduta.

Ho capito un po’ di più il valore dell’amicizia. Insomma credo di aver imparato un po’ ad amare. Meno ideologia e più coinvolgimento.

Sono partito con l’idea di cambiare il mondo e il mondo ha cambiato me; comunque insieme con le persone aprire piste per inserire semi di cambiamento.

Il Padre buono dei cieli mi ha cercato e mi ha trovato, con la riconoscenza di chi si sente amato e vuole continuare ad amare mi lancio nella nuova missione a Bangui, quartieri immensi, mille problematiche soprattutto umane che pian piano sto scoprendo e cerando di capire…. la meraviglia dell’avventura missionaria.

p. Beniamino Gusmeroli      12/12/2018