Come ogni anno il mese di Ottobre ci invita al pensiero e all’azione per quel grande progetto d’amore che i missionari realizzano in paesi lontani. Qualcuno potrebbe obiettare che la missione ai nostri tempi è anche in Italia, a casa nostra. Tanti sono gli immigrati dai paesi del cosiddetto “terzo mondo”, tanti i poveri di casa da aiutare, tante le persone lontane dalla Chiesa da ri-evangelizzare.
Rimane pur vero però che il compito missionario della Chiesa e’ quello di portare il Vangelo e i suoi valori in tutti gli angoli della terra e anche in queste regioni dell’Etiopia a lungo dimenticate.
Eccovi quindi la mia testimonianza missionaria da Dilla. Penso gradirete leggerla.
Sono passati 26 anni da quando i figli di don Bosco sono approdati a Dilla, tra le popolazioni Sidamo e Ghedeo del Sud Etiopia. Nessuno pensava che in così breve tempo, da questa sperduta Missione si sviluppassero tante attività. Ringraziamo il buon Dio per la crescita della comunità cristiana locale. Ormai siamo in 7500 cattolici, sparsi in 17 centri, attorno alla parrocchia cittadina di Dilla. Ringraziamo anche don Bosco e i Salesiani per lo sviluppo di una rete educativa che ci fa raggiungere ogni anno centinaia di giovani. Grazie alle scuole di diverso livello, tanta gioventù etiopica riesce ad avere un futuro migliore. Ringraziamo voi amici e benefattori che ci permettete tuttora di aiutare tanti poveri. Per la ripercussione della crisi mondiale in atto anche in questi paesi, il costo della vita è aumentato a dismisura. La schiera dei poveri è aumentata!
Col lavoro generato nella Missione possiamo dare un salario a circa 200 famiglie. Con gli aiuti che riceviamo e il prodotto dei nostri campi, possiamo dare un pasto caldo a 185 bambini poveri della zona. Con la carità che si suddivide in tanti rivoli a beneficio di anziani, orfani, famiglie disagiate e disoccupati contribuiamo ad alleviare la situazione davvero disperata e alla soglia della fame, di molti.
Una storia fra le tante
Ai primi di giugno, quando ancora non si vedevano i prodotti dei campi e la scarsità di cibo mordeva lo stomaco di tanti poveri, i guardiani della Missione ci hanno chiamato per mostrarci un involto abbandonato vicino alla pianta di sicomoro. E’ un bambino di 8 mesi, sano all’apparenza, piangente e affamato. Ci mobilitiamo. Della mamma non ci sono tracce , ma qualcuno ci dice che nella mattinata una giovane donna si aggirava vicino al dispensano delle suore in cerca di cibo. Da qui si risale al fatto che pian piano si ricostruisce. Questa ragazza-madre ventenne, andata fuori di testa come si dice, ha abbandonato al “don Bosco” la sua creatura, non avendo nulla da darle da mangiare, essendo lei stessa scacciata da casa e digiuna da parecchi giorni. Il piccolo è subito portato al “feeding center” dove le donne incaricate lo nutrono e lo coccolano un po’. Facciamo poi chiamare i vicini di casa, dove la ragazza abita e viene trovata in lacrime. Parliamo per la “restituzione” del bambino, non prima di aver dato un aiuto e la garanzia di un pasto quotidiano per la mamma e il suo bambino alla nostra mensa. Non è stato difficile aggiungere due posti a tavola, perché quel bambino aveva già conquistato il cuore di tutti.