“Il Signore mi ha aperto una porta nella grande Cina”
“Sono stato contento di incontrare tanta gente durante le mie vacanze in Italia. Ora sono in una nuova casa famiglia, con una “mamma” e sei ragazzi. Sono ormai due anni che mi trovo qui, contento che il Signore mi ha aperto una porta nella grande Cina. È bello essere presente in questa terra d’adozione anche se non posso fare quello che potevo fare a Hong Kong. Sono qui in solidarietà con un popolo che, avendomi preso come ospite, mi facilita lo sforzo di accettarlo così come è, di scoprirne i lati positivi, di amarlo. Questo atteggiamento non mi chiude gli occhi alla realtà, ma mi spinge all’amicizia con le persone alle quali sono stato mandato, ad avviare con esse un dialogo e a cercare di offrire loro una testimonianza di vita cristiana malgrado tutti i miei limiti e debolezze. Sono qui in comunione con la Chiesa di Cina. Ricordo come nei primi anni di permanenza a Hong Kong mi sono recato varie volte al confine, ma tutto ciò che si poteva fare era di guardare la Cina da una collinetta! Oggi standoci dentro è possibile offrire qualcosa ai fratelli e sorelle cristiani cinesi. È possibile dare loro una mano per sostenerli ad affrontare le sfide della modernizzazione e della secolarizzazione in questa società che sta cambiando rapidamente. Rinnovo il mio grazie a tutte le persone che stanno aiutando con dei contributi i disabili di Huiling e la Chiesa di Cina. Vivendo da tempo in una casa famiglia, tocco con mano come le piccole comunità sono il luogo che meglio favorisce la formazione delle persone ospitate. I responsabili di Huiling sono perciò decisi a fondare alcune nuove case famiglia, dove gradualmente verranno collocate le persone che ora sono ospitate nel grosso centro. A sua volta il centro sarà trasformato in luogo per attività diurne. Anche se non a casa con i miei, quest’anno ho passato il Natale con altri “miei”. È stato bello perché mangiare alla tavola dei portatori di handicap è essere in comunione con Dio che si identifica con i piccoli, i poveri, i deboli.”