“Abbiamo trascorso dei mesi molto intensi nella nostra missione di Dilla. Il Natale ha portato come al solito un impegno maggiore nella parrocchia e nelle cappelle. Siamo soddisfatti della risposta che i cristiani di Dilla danno in queste feste. Basti pensare ai 13 matrimoni celebrati in parrocchia dopo il corso di preparazione, durato un anno e mezzo. A fine gennaio c’è stata la conclusione del semestre scolastico e la festa di don Bosco. Arriviamo alla preparazione di questi avvenimenti con il fiato corto e tutti aspettiamo la vacanza scolastica delle prime due settimane di febbraio. Ma ecco che …c’è il mega-raduno dei giovani di tutta la diocesi chiamato Youth Festival. Quest’anno è stato organizzato nella parrocchia di Dongora a cui abbiamo accompagnato 150 giovani di Dilla e dintorni. Perché ci teniamo tanto a questi incontri? Perché sono momenti di formazione alla fede: si parla di Bibbia, di San Paolo, di preparazione al matrimonio e di tant’altro e poi sono momenti di conoscenza e di festa per circa 2500 giovani che si professano cristiani cattolici. Qui in Etiopia non ci sono i concerti, le discoteche, gli stadi. Il Festival dei giovani è un bel momento di socializzazione e di condivisione, con canti e musiche religiose.
“Inferno verde”
La parrocchia di Dilla si estende su una vasta zona collinosa con 17 centri religiosi che chiamiamo cappelle. Sono semplici costruzioni a volte in fango e con una copertura in lamiera. Una di queste cappelle si chiama Schoiccio. È a 20 km da Dilla. Ci rechiamo a dir la messa una volta al mese, mentre settimanalmente c’è il catechismo e la liturgia domenicale. La comunità è formata da una quarantina di famiglie, in gran parte contadini, gente semplice e fedele. In questa stagione a Schoiccio non c’è stato praticamente il raccolto del caffè, bruciato… sulla fioritura da una siccità straordinaria. Quindi la situazione e di una grande povertà. Lo sapevo già dalle visite alle famiglie di alcuni malati. “Nelle capanne non c’è più niente da mangiare”, mi riferiva il catechista Mamo mentre mi accompagnava all’interno per le preghiere in Sidamo.
Quel che è avvenuto tra dicembre e gennaio è stato tragico e strano: quattro morti in un mese. Prima è mancato il papà di tre bambini, a cui era morta la moglie l’anno precedente. “Tubercolosi” mi hanno detto. Poi è morto il bambino più piccolo, di 2 anni: “non c’era più niente da mangiare”. In seguito è stata la volta di un giovane di 25 anni, da lungo tempo malato e quasi cieco. Anch’egli “mancato di stenti, lascia la moglie e un bambino piccolo”. Il caso più straziante è stato quello di una vecchietta che veniva sempre in chiesa. Anche quest’anno ce l’ha fatta a partecipare al Natale, il 7 gennaio, ma di ritorno a casa si è ammalata di nuovo ed è morta “praticamente di inedia, dopo due giorni”.
Sono stato a dire una messa di suffragio, domenica 25 gennaio.
I cristiani, ammutoliti intorno alle quattro tombe, hanno pregato a stento… poi nella riunione del comitato della cappella hanno rivelato con disappunto il momento critico che attraversano molte famiglie. E’ stata devoluta ai due bambini superstiti la loro colletta, raccolta annualmente per la parrocchia (equivalente a 10 euro). Abbiamo poi mobilitato il catechista per interessarsi di affidare i due bambini a uno “zio lontano” perché si facesse aiutare dalle autorità del villaggio. E naturalmente anch’io ho promesso l’aiuto per i casi più urgenti.
Lo chiamano “Inferno verde”; ma se la natura sembra rigogliosa e verde, non ci sono stati quei raccolti che normalmente garantiscono il cibo quotidiano e le persone più deboli sono le prime vittime.”