10 settembre 2011, Mogodé – Cameroun Piccole immagini

Dopo le vacanze, eccomi ancora in Cameroun. Grazie di cuore a tutte le persone che ho incontrato. A quelle che non ho potuto incontrare. A quelle che avrebbero voluto vedermi di più… A quelle che, in ogni modo, hanno fatto sentire la loro vicinanza e amicizia. In Cameroun si dice: “On est ensemble”. Buona strada!
Corrado

Una lacrima sul viso
Abbiamo lottato fino alla fine per far quadrare il peso delle valige. Abbiamo passato il serpentone che porta ai controlli dell’aeroporto. Ormai è fatta: il congé, la vacanza, tempo di riposo in famiglia e di incontri con le comunità che ti hanno accolto e accompagnato da sempre, è finito. Da lontano gli ultimi saluti di chi ti ha voluto accompagnare fino all’aeroporto. Eccoci al “gate” di competenza. Tutto è pulito, tutto è lucido, qui. Tra poche ore sarà solo un ricordo. L’aereo si stacca da terra, con sforzo e decisione. Una virata. Una lunga panoramica sulla pianura padana. Guardo a sinistra e vedo… una lacrimuccia che solca un viso. Eh sì: anche i missionari hanno un cuore. Nonostante tutta la voglia di tornare in Africa, tra chi è diventato la tua gente. Per un Amore più grande.

Una settimana prima
La penultima settimana delle vacanze l’ho trascorsa con père Henri, vicario generale della diocesi di Maroua Mokolo. Era la prima volta che veniva in Europa. Ha condiviso la vita della mia famiglia. Ha incontrato le famiglie degli altri missionari impegnati in Cameroun.
Henri ha visto con i suoi occhi la generosità, ma anche la sofferenza dei genitori che vedono partire i figli per più anni in missione. Poco importa se preti più o meno navigati o giovani laici. Ne è rimasto turbato. Forse non ci aveva mai pensato. A volte diamo per scontate alcune presenze attorno a noi… Henri ha toccato con mano il calore dell’incontro con la comunità di Torre di S. Maria, il dolore della comunità di Berbenno per il prete che cambia parrocchia, lo smarrimento e la tenacia della comunità di Piazza S. Stefano di fronte alla carenza di preti e a nuove soluzioni che scuotono un po’ le sicurezze di un tempo… Ha capito cosa vuol dire per una diocesi privarsi di un prete ed inviarlo altrove.

Una settimana dopo
Abbiamo passato la giornata a Maroua. La macchina è piena di libri e quaderni, penne e gessi. Tra poco la scuola inizia anche qui e noi abbiamo 7 scuole elementari e un liceo da equipaggiare. Nel cortile della curia, père Albert, giovane prete di Maroua, ci viene incontro con un grande sorriso. Ci stringe la mano più calorosamente del solito. “Père Henri ci ha detto della bella accoglienza che ha ricevuto in Italia. Ci ha anche raccontato la sofferenza delle vostre comunità e dei vostri genitori per la vostra partenza. Grazie di cuore perché siete qui con noi”.

Ancora una piccola immagine
Sorrido ripensando la mamma che parla con père Henry. Lei solo in italiano. Lui solo in francese. Davanti ai fornelli della cucina di casa. Unica parola in comune: “Buoono!” Ripenso alle parole di don Guanella, ormai santo: “Avrete a trattare con persone di più luoghi e nazioni. Voi stenterete a capire loro e loro ad intendere voi. Ma ben vi farete intendere con il linguaggio della carità e con il calore dell’amore divino che vi strugge dentro”. Già, forse anche tutto questo è missione e scambio tra le chiese. E che bello avere una mamma missionaria!

don Corrado