11 marzo 2009, Dinajpur – Bangladesh Giovane Democrazia a rischio

Carissimi tutti, tanti saluti e auguri di ogni bene dal Bangladesh.
In Bangladesh questi sono giorni di lutto nazionale, per i tragici fatti accaduti nella capitale, Dhaka.
E’ stata un’amara sorpresa un po’ per tutti, perché erano tanti anni che non accadevano cose simili, dai tempi dei diversi colpi di stato succedutesi tra 1975 e il 1985.
Questi ultimi però erano avvenuti per mano dell’esercito regolare, mentre ora la rivolta di questi giorni di fine febbraio è avvenuta tra i BDR, un corpo paramilitare, una specie di guardia di frontiera e guardia rurale.
Non si capisce ancora veramente che cosa sia successo e il perché.
Si continua a cercare i dispersi e a ritrovare dei corpi: potrebbero essere più di 80 o anche 100 i morti della rivolta di settimana scorsa.
I BDR coinvolti nella rivolta sono un corpo di guardie di frontiera
(e si potrebbe dire anche guardie rurali) un corpo minore, si può definire, se paragonato all’esercito o alla polizia, che non aveva mai dato problemi, essendo anche sottoposto e guidato dall’esercito. Del resto il loro comandante supremo e anche tutti capi dei vari distretti sono ufficiali dell’esercito.
Ed è proprio contro questi comandanti e ufficiali provenienti dall’esercito che si è scatenata la rivolta nel centro di addestramento e principale campo della capitale a Dhaka, e poi si è estesa, però in modo minore, anche agli altri campi nei vari distretti.
Qui a Dinajpur si è sentito solo sparare per una mezza giornata all’interno del campo dei BDR, vicino al fiume, ma non si sa cosa sia successo: dicono che anche il comandante di questo campo sia stato ucciso.
I motivi che hanno scatenato la rivolta, riportati dai giornali, sembrano a prima vista troppo limitati per dei fatti così gravi: c’erano delle lamentele sulle paghe e sul trattamento da parte di questi ufficiali dell’esercito. Per questo una delle principali richieste dei rivoltosi è stata quella che i comandanti e gli ufficiali fossero scelti, d’ora in avanti, all’interno del corpo dei BDR e non più mandati dall’esercito.
Si stava svolgendo una settimana di celebrazioni in onore dei BDR
a cui aveva partecipato anche il Primo Ministro e il giorno seguente alla sua visita c’era una celebrazione, all’interno di un teatro del campo dei BDR a Dhaka, a cui partecipavano molti invitati dell’esercito con le mogli e i figli e anche tre o quattro stranieri.
Proprio durante questa celebrazione si e’ scatenata la rivolta con l’uccisione del loro comandante supremo e di tanti ufficiali presenti alla cerimonia. Gli altri(donne, bambini e stranieri), sono stati presi in ostaggio.
Sembrano siano morti anche tanti BDR che si erano opposti ai rivoltosi. E’ intervenuto subito l’esercito circondando il campo.
Il governo si è mosso bene e con cautela, chiedendo la resa attraverso dei mediatori e non facendo entrare l’esercito nel campo, evitando così una strage più grande. Dopo la promessa di un’amnistia e la resa, i militari dell’esercito regolare sono entrati nei campi, hanno liberato gli ostaggi e arrestato i rivoltosi: molti di essi però sono riusciti a fuggire.
Ora si continua a cercare i corpi dei dispersi: si sono trovate delle fosse comuni e altri corpi nell’acqua dei laghetti e del fiume.
Non si hanno ancora delle cifre certe dei morti, ma potrebbero essere anche un centinaio.
Il Governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale: non sembra al momento che ci siano motivazioni politiche sotto la rivolta, ma sembra strano che un fatto così grave sia capitato a caso e all’improvviso. Il governo è appena entrato in carica dopo le elezioni generali del gennaio scorso, che venivano dopo due anni di governo provvisorio durante i quali erano state sospese tutte le attività del parlamento e dei partiti politici.
Il parlamento infatti ha rincominciato la sua attività solo da alcuni giorni.
Speriamo in bene per il Bangladesh: che la sua giovane democrazia sia abbastanza forte per superare anche questa grave crisi.”

 padre Quirico MARTINELLI