Domenica arriva alla missione uno dei nostri responsabili di settore.
Ci sottopone il caso di una donna della comunità malata terminale di AIDS!
Il marito, poligamo, è già morto, come le altre due mogli. Anche lei sta per morire. Non è il primo caso che capita quest’anno. Anche se qui è la malaria a fare più vittime, l’AIDS tocca sempre di più le nostre comunità.
Tre camici bianchi nell’aula della biblioteca di Mogodé. Siringhe, cotone e test per l’AIDS.
Un medico e due infermieri stanno girando i vari villaggi per fare una ricerca sistematica del virus HIV.
Chi vuole può sottoporsi al test, è gratuito!
45 ragazzi in fila davanti alla porta attendono di fare il prelievo. Sono titubanti, i loro volti sono tesi, paurosi di ricevere una notizia indesiderata che potrebbe sconvolgere la loro vita. Sperano di non essere sieropositivi.
Entrano nella saletta, questione di due minuti, qualche goccia di sangue da deporre sulla strisciolina del test. E poi l’attesa fuori dalla porta. Pochi istanti che per qualcuno sembrano infiniti.
Saluto un ragazzo che aspetta, l’agitazione è tanta, le mani sono sudate. Ecco, finalmente si apre la porta della biblioteca, l’infermiere esce, ha in mano una busta. Chiama il numero, il suo numero. Il ragazzo prende la busta tra le mani, è titubante nell’aprirla.
Estrae il foglio dalla busta. Legge, “negativo”, un salto di gioia, il suo volto si rischiara.
Una bella notizia, “ho avuto tanta paura!”.
Tanta gente qui muore per l’AIDS. Fa veramente paura!
Il medico domanda anche a me se voglio fare il test!
Perché no? Anche per me è la prima volta.
Prima del prelievo mi fa compilare un modulo. Nel frattempo mi fa molte domande sulla malattia. Cos’è? Come si trasmette? Come si manifesta? Come si previene? Vuole capire quanto ne so…
Oltre a fare il test si cerca di fare un po’ di sensibilizzazione in merito al problema. Troppa gente vive ancora nell’ignoranza.
Faccio il prelievo.
Al momento del risultato sono io che prendo l’occasione per fare un po’ di domande al medico. Vorrei capire quanto è diffusa la malattia nella nostra zona; chiedo di darmi una statistica.
Risponde che nella nostra zona non ci sono molti casi “dichiarati” ma basta spostarsi anche solo a Mokolo, in città, per trovarne molti di più. È quel “dichiarati” che qui non regge. Molti muoiono per l’AIDS. Sono ancora casi nascosti, fa paura dire che si ha questa malattia. E così, senza cure si muore in fretta!
Pensare che le cure sono gratuite. A Mokolo all’ospedale i malati ricevono le cure, cure che non devono mai interrompere, cure che dovranno seguire per il resto dei loro giorni.
E oggi? Che percentuale abbiamo avuto, qui a Modogé? Circa il 2%!
Una ragazzina di 17-18 anni ha scoperto di essere sieropositiva. Il mondo le è crollato addosso. Da un test fatto così un po’ per caso è emersa la sua malattia. È terribile!
Il giorno dopo la attendono all’ospedale per fare un esame più approfondito. È iniziato il suo calvario.
laura pellizzari