20 marzo 2015, Mabasele – R D Congo, Mabasele: periferia o centro?

 

Piccola Sorella Anna Sara, partita in Africa centrale più di vent’anni fa, ci condivide la sua testimonianza
e la sua idea di “periferia”.
Che cos’è “periferia”? Quello che è ai bordi, al limite più lontano da un centro? Per me, italiana, arrivata 24 anni fa a Mabasele, piccolo villaggio all’est della Repubblica del Congo, questa era la periferia, quasi la… fine della terra. Quando arrivi in foresta non vedi più l’orizzonte e ti sembra che tutto finisca lì… Ecco gli elementi di questa periferia che mi hanno immediatamente colpita:
– niente acqua corrente (ancora oggi è così);
– niente elettricità (oggi qualche generatore ci aiuta);
– niente mezzi di comunicazione (non c’era ancora il telefonino che, oggi, è padrone);
– come mezzi di trasporto, per gente e merce che veniva dal campo, la bici e… la schiena delle mamme (oggi le moto-taxi con tre passeggeri ci salvano);
– unico utensile da lavoro: la zappa, per il sostentamento della famiglia. Tutti questi aspetti erano largamente periferia per me…
Poi, vivendo e imparando dalla gente un nuovo ritmo di vita, ho cominciato a scoprire che questa periferia diventava “centro”, perché anche qui la vita circola, cresce ed è condivisa. Per un matrimonio, tutta la famiglia allargata si impegna per la festa, insieme a vicini e amici e ci si rallegra insieme con un “piatto” per tutti. Anche un lutto è occasione di incontri e, anche lì, c’è un piatto per tutti. Per curarsi da una malattia ci si aiuta con piccoli contributi per poter pagare  ’ospedale (niente mutua qui). Arrivando qui, eravamo noi stesse periferia, senza alcuna conoscenza utile per vivere, ma presto siamo diventate “centro” di attenzioni delicate da parte dei vicini. Ci hanno insegnato i diversi lavori dei campi, a vivere con la malaria e ci hanno inondato di doni in natura. Siamo diventate “del villaggio”, sono nate tante conoscenze, tante amicizie, cresciute col passare degli anni e con l’allargarsi del villaggio. In effetti, a causa della guerra e del conseguente banditismo, molta gente ha abbandonato i piccoli villaggi in foresta, costruendo una casetta qui e conservando il campo là… Questo genera nuovi problemi, perché quando i genitori restano al campo diversi giorni per lavorarlo, i figli restano soli qui al villaggio per la scuola. Allora… quale educazione?
Questa guerra ci fa periferia ancora più estrema perché genera violenza, morte, odio, vendette… Le grandi ricchezze del nostro paese sono “centro” assoluto per troppi paesiricchi e per le multinazionali; la popolazione invece, anche se numerosa,è periferia senza peso. Chi si preoccupa di tanti morti? Per noi, la vita di ognuno è veramente “centro”. Così si continuaa pregare per le persone prese in ostaggio, sperando nella forestache nasconde e, a volte, protegge. Un giorno ci dirà cosa è successoveramente.
La gente continua a vivere con coraggio e continua a lottare e ad affrontare con tanta creatività le difficoltà: pagare la scuola, le cure mediche, sostenere la Chiesa. La nostra vita è dunque, secondo i punti di vista, “periferia” o “centro”… Di sicuro è “centro” per Colui che ci ha creati e ci ha salvati con il Suo Sangue. Noi restiamo qui per testimoniare il suo Amore per ogni persona, chiunque essa sia, e per far sì che ognuna sia valorizzata. Da questo “centro” che ci anima mandiamo un grande ciao a tutti.