24 aprile 2011, Mogodé – Cameroun BUONA PASQUA DAL CAMEROUN!

Carissimi amici,
la Pasqua del Signore Gesù è ormai prossima anche in questa Terra d’Africa che pian piano sto iniziando a conoscere. Per me le novità sono ancora tante e continuo, seppure tra le diverse attività che svolgo, ad osservare con tanta pazienza e chiedo sempre a Dio il dono dell’umiltà e della letizia.
La nostra vita e la vita della nostra gente vanno avanti tra le gioie e le fatiche di ogni giorno. Tutti attendiamo l’acqua dal cielo. Infatti è dal 28 ottobre che non piove e la stagione secca dovrebbe essere ormai alla fine. Speriamo! Per me è davvero stata una novità assoluta restare tutti questi mesi senza pioggia (e neve!!!). Devo dirvi che è anche affascinante osservare la terra delle bellissime montagne kapsiki in questo periodo. I colori, i tramonti, il cielo, gli orizzonti, le piante, gli animali, le persone… tutto sembra velato da un mistero! Tutto ha affrontato con forza e naturalezza la stagione secca. Ma ora tutto e tutti sembrano chiamare e invocare la pioggia. “Nostra sorella acqua” – diceva san Francesco – “tanto umile preziosa e casta”. Mi sono accorto a differenza di prima di quanto sia davvero preziosa l’acqua e di quanto siamo fortunati in Italia. Anche qui a Mogodè tutto sommato siamo ancora in una zona “abbastanza fortunata” rispetto a tante altre zone desertiche dell’Africa e anche di pozzi e forage ne sono stati fatti parecchi nel corso degli anni. Comunque è sempre impressionante e commovente vedere le file infinite ai pozzi e le donne che magari percorrono dei km per avere un fusto d’acqua. Noi alla missione abbiamo la fortuna di un buon forage con il castello dell’acqua e finora non abbiamo avuto grossi problemi. Ma la maggior parte della gente qui non ha questo “privilegio”!
Ogni giorno dicevo guardiamo il cielo in attesa della pioggia e speriamo tutti che non ritardi troppo. In questo periodo come Comunità cristiana stiamo continuando il cammino di Quaresima e ci siamo preparando alla celebrazione della Pasqua. Soprattutto i catecumeni (cioè coloro che si stanno preparando al Battesimo e sono tutti giovani ed adulti), dopo il lungo cammino di preparazione, stanno attendendo anche un’altra Acqua dal Cielo, quella del Battesimo che riceveranno nella
grande Veglia Pasquale. Attendo anch’io con impazienza di vivere per la prima volta la gioia africana della Notte di Pasqua. E prego Dio che coloro che ricevono il Battesimo siano per sempre autentici e gioiosi discepoli del Signore Gesù. Prego inoltre che l’Acqua fresca e vivificante del suo Amore rinnovi la vita di ciascun cristiano qui e anche in Italia e doni a tutti coraggio e speranza.
Proprio in queste settimane sto vivendo anche l’esperienza molto bella e non senza fatica della visita alle comunità per il ritiro in preparazione della Pasqua e anche per le confessioni. Vorrei condividere con voi una mia riflessione che già nelle confessioni di Natale mi era venuta in mente. La maggior parte delle persone specialmente nei villaggi si confessa in lingua Kapsiki e vi lascio immaginare la difficoltà per noi missionari. Anch’io mi butto e cerco di fare del mio meglio ma quando mi ritrovo fuori  dalla chiesetta magari sotto un albero (e il sole picchia!) a confessare e con una fila di persone è davvero un’avventura! Praticamente capisco poco o niente di quello che la gente mi dice dei propri peccati anche se col tempo noto in me qualche progresso. Ho studiato bene la formula dell’assoluzione e qualche preghiera. Però mi accorgo come in qualche maniera  il Perdono di Dio passa. Mi rendo conto di come sono un povero strumento nelle sue mani. Certo che se penso al ministero del perdono che svolgevo a Bormio e a Lomazzo e alle tante “confessioni intelligenti” nelle quali forse credevo anche di essere io bravo, mi viene da sorridere e la maniera  di celebrare questo sacramento qui potrebbe essere addirittura imbarazzante a causa della comunicazione! Ma cerco di leggere in tutto la presenza di Dio e mi accorgo sempre più come il suo perdono è davvero un dono gratuito e immenso. Da parte mia cerco di sorridere sempre a tutte le persone che si accostano a me per la confessione e nel mio cuore prego che possano sperimentare in qualche modo la Sua misericordia. E mi sembra che tutti vadano via contenti contenti. Miracolo dell’amore di Dio!
Quando invece qualcuno parla in francese mi sembra di “volare” e di essere di madre lingua francese… anche se so di essere sempre un povero asinello! Scherzi a parte, vorrei raccontarvi un’altra piccola cosa che capita nelle confessioni: tante persone (chi non è già a piedi nudi!) che si accostano per il sacramento si tolgono le loro povere ciabatte o scarpe prima di arrivare dal prete. Mi sembra molto bello e significativo questo.
Forse loro  non hanno questa intenzione ma io vedo un gesto davvero meraviglioso: di fronte alla presenza di Dio, come Mosè si resta poveri, umili… a piedi nudi!
Un’immagine questa dei piedi che dice bene dei miei primi passi “in terra di missione”. La sera quando mi lavo prima di andare a letto di solito prendo un catino con un po’ d’acqua (e sapone) e prima di metterci dentro i miei piedi li guardo. Per me – ve lo confido – è quasi un momento di preghiera. Il profeta Isaia (non ricordo il capitolo preciso) dice “come sono belli i piedi del messaggero di lieti annunzi, del messaggero di pace!”. Guardando i miei piedi non sono proprio belli già di natura, sono già ben conciati e poi alla fine di una giornata africana sono sporchi che non vi dico! Ma forse sta lì la bellezza di cui parla Isaia: la bellezza di avere camminato davvero un’altra giornata… per Grazia di Dio; la bellezza di essere andato incontro alle persone; la bellezza di essere salito su una montagna kapsiki o di avere marciato nel silenzio della notte sotto il cielo d’Africa; la bellezza di una vita che forse è più dura di prima ma dove la missione, anche se a 5000 km di distanza, è quella di sempre: essere portatori e annunciatori di una gioia e di una pace che sono dono di Dio!
Con questa immagine poco romantica ma molto vera vi saluto anche se di cose da raccontare ce ne sarebbero moltissime. Il missionario che parte porta nello zaino la ricchezza di tanti incontri. Tra le gioie e le fatiche di questa terra d’Africa c’è anche un piccolo miracolo: si è lontani geograficamente e magari si pensa che il passato sia passato ma non è così e, se anche spesso non mi faccio vivo e non rispondo ai tanti e graditi messaggi di amicizia, state certi che nella mente e nel cuore ritorno spesso sulle amate strade del Locus Maximus e ho presenti i volti di moltissime persone care e… ascolto ancora la vostra voce!
Grazie sempre del vostro sostegno e della vostra preghiera. Sapete che ricambio di cuore… ogni giorno! Ai miei saluti si uniscono quelli degli altri missionari “fidei donum” della diocesi di Como qui in Cameroun.
Santa Pasqua a tutti!
don Ale (zra père Alexandre)

 don Ales