25 febbraio 2008, Guriri – Brasile Attendendo la Pasqua

 

Carissimi,
La vostra generosità e amicizia, carica di sentimenti affettuosi, mi hanno fatto arrivare alle mani una certa quantità di vostri messaggi natalizi, che molto mi hanno confortato nei giorni del cambio di residenza, non immuni di una carica emozionale di chi parte, lasciando persone carissime, interrompendo la lunga giornata di cinquanta anni senza eccessiva chiarezza su quanto mi aspetta. I vostri scritti, anche i più corti e semplici mi fanno credere che non tutto é finito fra noi, perché la missione continua urgentissima. Anzi é il sogno della Chiesa dell´America Latina: svegliare il Popolo di Dio per una nuova carica di spirito missionario, secondo l´esigenza del momento. Questo vuol dire che non c´é nulla di scontato e sicuro. “Tutti i battezzati sono invitati a ricominciare a partire da Gesù Cristo.” Tale é l´invito del Papa affidato a noi.
Sono contento perché le vostre lettere sembrano ripetermi lo steso invito, certamente con espressioni diversificate e molteplici. Grazie a voi. Ho tentato riprendere le vostre espressioni con l´intenzione di trascriverle perché tutti sentissero il profumo della nostra amicizia e lo spirito ottimista con cui guardiamo verso il futuro. Poi mi sono trattenuto: il rispetto che vi porto me lo ha suggerito. Tuttavia il verbo “riprogrammarsi” suggerito da uno di voi, sintetizza bene il vostro pensiero. E cosi sia.
Mi sono introdotto nella mia nuova realtà con lunghe camminate destinate a scaricare energie fisiche e tensioni psicologiche poi mi sono ritirato alcuni giorni in un villaggio di persone consacrate, laiche, ben lontano da São Mateus. Questa parentesi mi ha fatto molto bene. Ora aspetto anche qualche segno formale dei Superiori Religiosi  per prendere decisioni più concrete,  visto che faccio ancora parte della Congregazione dei Comboniani.
Sto in Guriri, isola e spiaggia di São Mateus. In un certo senso l´ambiente é ancora un po’ selvaggio per questo molto bello. Vi abitano 12.000 persone; ma durante i mesi delle vacanze estive di qua (gennaio-febbraio) e il carnevale ed occasioni speciali, questo simpatico deserto rallegrato dal canto dei numerosi uccelli di ogni specie, questo paradiso diventa quasi un inferno: é raro un minuto di pace e di silenzio. Le persone arrivano da vicino e lontano a frotte in auto o corriera, con strumenti musicali potenti per sostenere sfilate, canti e balli per notti intere, manifestazioni culturali non guidate da preoccupazioni etiche e limiti umani di decenza. É il famoso carnevale del Brasile. Sta nel sangue. Fa parte della necessità di dimenticare la durezza della vita, sfogarsi, divertirsi, abusare della cerveja (birra), con tanti eccessi che le conseguenze sono sempre negative. Bisogna fare festa, superare la tristezza, la povertà e l´ingiustizia. Festa di chi? Del grande vitello  d´oro, il consumismo ben montato e manipolato dal commercio. Il tutto aiutato dal clima estivo alleato alla stagione favorevole, ai pochi ridotti vestiti usati sulla spiaggia in ogni angolo del paese disteso per alcuni chilometri sul lungo mare. Bisogna pur cantare al dono della vita nonostante i suoi molti nemici. Anch´io mi godo momenti felici contemplando l´arco formato dalle acque dell´oceano nel suo gigantesco  orizzonte. Scruto l´altro lato senza mai vederlo se non nella fantasia e nella solidarietà intensionale. Nell´altro lato c´é l´Africa con molti popoli e problemi senza fine. Molti dei suoi figli sono stati portati qui e sono la nostra gente. É il  mondo di Dio e dei suoi figli, non é un paradiso terrestre. Portiamo i segni dei nostri errori che mai superano i segni della vita più forti e numerosi. Crediamo nella vita. Essa non é premio é dono e promessa anche a questo popolo di cui facciamo parte da tanti anni.
Il Signore della vita, il Risorto, ci chiami per nome e ci dica di non temere perché é Lui.
Buona Pasqua, vi saluto cordialmente e comunico che durante la vostra estate ho in mente di visitarvi se non tutti almeno una buona parte di voi. Spero perciò di vedervi e salutarvi personalmente.

Dom Aldo Gerna