Don Andrea sta ultimando i suoi progetti prima del rientro in Italia: pozzi, scuole e il centro pastorale di Kossahai.
Aspettiamo don Angelo che rientri dall’Italia col gruppo di giovani della diocesi. La gente qui comincia a domandare: Ma quando arriva? Per ora sono arrivate le mosche e… aspettiamo le zanzare. Non siamo mai soli! Da noi c’è sempre compagnia.
Tempo di vacanze
La scuola è finita. Le vacanze sono cominciate. Dove andiamo? Cosa facciamo? Che barba che noia, diceva quella là… Con il caro vita, poi: meno soldi, meno vacanze? Problemi italiani, forse.
Da noi, per molti, le vacanze scolastiche sono sinonimo di ritorno a casa. Alcuni studenti vi ritornano dopo 4 mesi di assenza dal villaggio. Il fratello di Kari, all’università, in capitale, non torna da 5 anni: “Il viaggio costa 50.000 Frs, quanto l’affitto di un anno. Vale la pena tornare? Ci si sente ogni tanto per telefono…”. La piccola Angéle di Kila, 7 anni, sordomuta, torna a casa dalla scuola di Mokolo dopo 8 mesi.
Quasi per tutti, le vacanze scolastiche sono sinonimo di lavoro. Si torna al villaggio per aiutare i genitori a coltivare i campi. Oppure si cerca un’occupazione per poter continuare gli studi.
Così Célestin, di Maroua: Noi, giovani e studenti, crediamo sia importante fare degli stages durante le vacanze. Molti giovani, però, non hanno la fortuna di trovarne. E così si scoraggiano. Ciondolano per il quartiere o si mettono in viaggio. Lo scopo degli stage è di avere un po’ di soldi per poter riprendere la scuola a settembre, ma anche per conoscere il lavoro. Se non riusciamo a trovare uno stage, l’alternativa è aiutare i nostri genitori nel lavoro dei campi. Non è perchè sappiamo tenere in mano una penna che non dobbiamo più imbracciare la zappa…
L’arte dell’arrangiarsi qui è un obbligo. Un altro giovane racconta: Siamo in vacanza, ma dobbiamo già pensare al rientro. Avremo bisogno di soldi per pagarci gli studi. Come trovarli? No, non esiste: i soldi non si trovano, si guadagnano. Siamo quattro giovani delle superiori. Abbiamo deciso di creare una piccola bancarella per commerciare e guadagnare qualcosa. Ci siamo organizzati per avere ciascuno la propria bancarella. Ciascuno di noi ha un capitale dai 15.000 ai 25.000 frs. Abbiamo così deciso di andare a Banki a comprare delle piccole cose. Abbiamo fatto anche la lista di quello che vogliamo. Per il viaggio in macchina ci hanno chiesto 4.000 frs, andata e ritorno. Il nostro capitale ha già visto un primo bel taglio. Al nostro ritorno ci siamo messi a lato della strada per vendere quello che abbiamo comprato. Se compriamo a Banki una cosa a 500 Frs, noi la possiamo vendere qui a 1.000 Frs. Ma abbiamo dovuto spendere per il trasporto. Non è tutto guadagno. Fortunatamente il Comune non è venuto a chiederci l’imposta sul commercio. Conosco degli amici a cui è stato confiscato il banchetto e hanno dovuto pagare…
Le vacanze dei maestri non sono diverse. Anche per loro c’è il lavoro nei campi… Non potrebbero sopravvivere con il solo salario. Spesso è la scuola stessa, o il villaggio, che fornisce il campo su cui i maestri possono coltivare. C’è, allora, chi impegna il magro salario per comprare sementi e concime… con rimborso previsto al tempo di raccolto.
La mattina Augustin, un giovane vicino alla missione, bussa alla porta. Lo scorso anno ha dovuto lasciare la scuola per mancanza di mezzi. Quest’anno vuole riprendere. Il ciclo di studi è lungo: impossibile non perdere degli anni. Mi presenta una richiesta d’aiuto. Entro settembre deve trovare 54.000 F: 16.000 F è l’iscrizione, 20.000 F servono per pagare il preside affinchè gli trovi un posto (!?!), 7.000 sono per la divisa e 11.000 per i quaderni e i libri… Discutiamo sul come fare: quanto la missione può aiutare, quanto deve impegnarsi lui a trovare, quanto dovrà restituire al tempo del raccolto con la vendita di patate, mais e arachidi che ha coltivato. Ora della fine si decide di aiutarlo. Grazie a tanti aiuti ricevuti, è facile per me trovare quella somma: circa 83 euro per un anno di scuola! Più difficile capire come aiutare senza umiliare, aiutare responsabilizzando e promuovendo la persona. Lui ha risolto, per ora, il suo problema. Tornerà a scuola. Ospitato a Mokolo da sua nonna. Io no. Donandogli quel denaro, non mi sento tranquillo, mi sento a disagio. Non ricordo se era san Vincenzo che diceva: “Passeremo tutto il tempo del paradiso a chiedere perdono ai poveri per averli aiutati…”
Oggi pomeriggio il campo da gioco della missione si è animato di ragazzi. Questa mattina sono partiti verso le 5 per il lavoro nei campi. Ma, ora, si regalano una bella partita a pallone. Il gruppo dei chierichetti ha ancora voglia di lavorare. Non perde l’occasione di venire a trovarmi per dei piccoli lavoretti. E’ impressionante l’energia che hanno. La capacità di usare la zappa. La forza di portare sulla testa grossi secchi d’acqua pescati al pozzo… Anche queste sono vacanze.
E’ sera. Il gruppo delle ragazzine che la domenica animano la Messa con le loro danze, le “Majorettes” o “Figlie di Maria”, si è riunito di fianco alla chiesa. Vanno dai 5 ai 12 anni. Stanno canticchiando una nenia, contando, a turno, sulle dita della mano di una compagna… Mi ricorda le filastrocche della nonna. Mi avvicino. Chiedo se posso farlo anch’io. “No, mon père, tu non puoi…” “Perchè?” “Mi prendono la mano e dicono: “Perchè tu non lavori nei campi…” La filastrocca consisteva nel contare i calli e le ferite che ognuno aveva sulle mani a causa dell’uso della zappa. Mi sono sentito un po’ stupido. Sì, la scuola è davvero finita. Le vacanze sono cominciate. E allora: Buone vacanze!