27 aprile 2009, Kulna – Bangladesh Primo, sopravvivere!

Lo sforzo dei missionari consiste nell’annunciare il vangelo di Gesù, convertire alla fede cristiana e creare comunità ecclesiali. Eppure, tra i tribali munda, che vivono ai margini della foresta del Bengala, è avvenuto il rovescio. Qualcuno rimarrà sconcertato nel sentire cosa è successo…

Una decina d’anni fa alcune famiglie munda avevano abbandonato la religione tradizionale (un miscuglio di pratiche animiste e hindu) e aderito a una chiesa protestante. Ma, non avendo chiesto il permesso ai capi, i convertiti furono automaticamente interdetti: nessun matrimonio con loro.
I neo-convertiti speravano di instaurare rapporti matrimoniali con le famiglie della chiesa protestante, ma dopo dieci anni non c’era stato neppure un matrimonio. Un evidente problema di “casta”: il gruppo cristiano “bengalese” considerava il gruppo “tribale” impuro e selvaggio. Il problema si aggravava perché le ragazze tribali stavano invecchiando e il loro futuro diventava incerto. L’unica soluzione era quella del “figlio prodigo che torna alla casa del padre”; ossia che le quindici famiglie tornassero nel gruppo di appartenenza e alle pratiche tradizionali. Così si sarebbero riconciliati e le donne avrebbero potuto trovare marito.
Ma c’era una multa da pagare: offrire un pasto riconciliatorio ai capi dei 30 villaggi munda. Dar da mangiare a 150 persone! Le quindici famiglie, tutte poverissime, riuscivano sì e no a procurare il riso; ma il pranzo prevedeva anche carne in abbondanza. Ci sarebbero voluti almeno due maiali per sfamarli tutti. Chi avrebbe mai potuto offrire i soldi per l’acquisto dei due suini? Padre Luigi Paggi saveriano, cioè un missionario della chiesa cattolica!

Il seguito della storia si può facilmente intuire: sei mesi dopo il pranzo riconciliatorio, già due ragazze munda “ex protestanti” avevano trovato marito. E questa sembra davvero una buona novella. Mi torna in mente il vecchio detto latino: “primum vivere, deinde philosophare“. Nel nostro caso si potrebbe dire: “prima vivere e poi cristianizzare”!

Comunque sia, in questi quattro anni di vita in mezzo a loro, noto che nell’animo dei munda c’è ora la speranza di un futuro migliore. E noi saveriani, che abbiamo il privilegio di essere inviati ai non cristiani, siamo pienamente convinti che “la grazia di Dio, portatrice di salvezza per tutti”, è arrivata anche tra i munda della foresta del Bengala.
Nonostante le… conversioni alla rovescia!

 padre Luigi PAGGI