28 dicembre 2008, Mogodé – Camerun La Belle Etoile: non solo a Natale

  • Natale. Il mistero di un Bambino che viene. Che chiede di essere accolto. Che cerca spazio nel nostro cuore, nella nostra vita. Che chiede di essere “visto”, considerato. Qui sono tanti i bambini. Sono ovunque. Vedere in loro, il Bambino.
  • Tradizionalmente, nei villaggi Kapsiki, gli orfani non sono un problema. E’ un fratello del papà che li accoglie in casa. Ma la modernità e la mobilità della gente stanno minando questa solidarietà. L’altra sera Justin è passato a trovarmi. Soffriva perchè sua moglie si rifiutava ancora di prendersi cura dei due figli del fratello morto… E’ un fatto nuovo nella tradizione.
  • Non è molto che la macchina ha lasciato Maroua. La strada è ormai conosciuta. Sul bordo c’è sempre un’umanità in cammino. Chi va e chi viene dai campi. Chi parte deciso e chi torna barcollante dal mercato. Chi a piedi con mercanzie in testa, chi su biciclette cariche all’inverosimile, chi in pulmini lanciati a velocità folle. E poi c’è chi fa salotto ai bordi della strada, seduto sull’asfalto, a volte addirittura pericolosamente sdraiato. L’occhio straniero non coglie tutti i particolari, ma la compagna di viaggio è più allenata. Ha visto due bambini sul ciglio della strada. Li ha riconosciuti. Chiede all’auto di fermarsi. I due bambini (7 o 8 anni?) non cercano neanche di fuggire. Sono stremati. Accettano di salire in macchina e di partire. Restano muti. Il giorno prima, a Mokolo, avevano cercato di rubare in una casa del quartiere. Scoperti, si sono dati alla fuga. In un giorno e mezzo avevano percorso ormai 70 Km. Meta: Maroua. Prospettiva: ingrassare le fila dei ragazzi di strada della grande città dell’Estremo Nord. Ma per fortuna un occhio vigile li ha visti. Prenderanno una bella punizione. Ma cresceranno a casa loro.
  • La Belle Etoile è un’opera diocesana per i bambini di strada. Li accoglie, offre loro una casa e un’istruzione grazie alla presenza di maestri qualificati che insegnano ai bambini dai 7 ai 14 anni. I piccoli “ospiti” cambiano ogni mese. Tra chi lascia la strada e bussa alla porta de “La Belle Etoile”, c’è chi fugge presto e torna sulla strada, ma c’è anche chi rientra nella famiglie d’origine. In media si seguono una quindicina di ragazzi al mese. “Due anni fa, -ci raccontano gli animatori- abbiamo assistito ad un piccolo miracolo: uno dei ragazzi ha passato l’esame ed è riuscito ad entrare in prima superiore. E’ stato nel Luglio 2006. Anche tra i ragazzi c’era incredulità. I bambini di strada hanno una triste immagine di sè. “Ormai noi siamo persi”, “Siamo dei buoni a nulla”. Ma ecco che uno di loro passa l’esame e va alle superiori. Incredibile! Una speranza si accende! Dal 2006 altri sono riusciti ad entrare in prima superiore e un ragazzo, tra i primi accolti, tornato a casa sua, è già in quarta superiore
    E così “La Belle Etoile” ricomincia il suo cammino”.
  • Jean Marie è un anziano missionario belga. Non ha la barba lunga, non vive nella brousse, ma lavora in curia vescovile. Si occupa anche de “La Belle Etoile”. Pacato, con un filo di voce, ne parla con passione: “Erano tre anni che veniva a “La Belle Etoile”. Nessuno sapeva il suo vero nome. Tutti credevano, e lui lo lasciava credere, venisse dal Ciad. Ma poi, finalmente, è riuscito ad avere un pezzo di carta: un patentino per la moto. Ha scoperto di non essere un buono a nulla. Solo allora ha rivelato di essere camerunese, di Garoua, di avere una casa e una famiglia dalla quale era fuggito. Ora voleva tornare. Poteva mostrare con orgoglio alla mamma il suo pezzo di carta e riscattarsi: “Anch’io so fare qualcosa di buono nella vita!”.
  • “In città – scriveva l’Abbé Pierre – ogni giorno s’incrociano uomini e donne che, sempre più numerosi, domandano aiuto. E, alla fine della giornata, ci si pone la domanda: Cosa ho fatto? Cosa avrei potuto fare? Credo che bisogna avere l’umiltà di riconoscere che non abbiamo il tempo per fare molto. Ma, quello che possiamo fare, quello che dobbiamo fare, è far in modo che quell’uomo, quella donna, capisca che noi l’abbiamo vista”.         don corrado