29 aprile 2008, Mogodé – Camerun Una nuova sessione per i giovani

Ciao a tutti!
Passata bene la Pasqua? E’ più di un mese che non riesco a connettermi e anche il telefono fa le bizze…
Subito dopo Pasqua c’è stata una settimana di formazione per i Missionari italiani in Cameroun e in Ciad. Mi dicono che in Cameroun ci sono circa 300 missionari italiani. Una sessantina in Ciad. Noi eravamo 50. Un buon numero. Tema: “La Prima Lettera di S. Paolo ai Corinti”. Ci ha guidati don Rinaldo Fabris. Una sessione tosta, ma arricchente. Unita allo scambio di esperienze con gli altri italiani e al clima umano e atmosferico piacevole di Ngaundere.
L’albero che sta all’incrocio appena fuori dalla missione si è riempito di fiori di un rosso intenso. E’ il segnale che la stagione delle piogge si avvicina… e difatti… ecco i primi temporali che hanno rinfrescato un po’ l’aria, ma mi dicono che il grande caldo non è finito, e neanche l’emergenza acqua che si protrarrà ancora per tutto giugno, quando la pioggia filtrerà bene nel terreno fino a raggiungere le falde e riempirà di nuovo i pozzi.
E così, dopo 4 tentativi mancati, forse, oggi riesco ad inviare.
Alla prossima
Corrado

Coscienza critica contro l’ingiustizia e la corruzione

«Liberaci dal male!» (Mt 6)
Sessione di formazione dei Giovani del settore a Kossahai. Sono una ventina. Tema della due giorni: diritti e doveri dei cittadini, aggiornamento su agricoltura e allevamento. Niente male. Alla fine della sessione ciascuno sarà in grado di fare un piccolo progetto per l’allevamento di piccoli ruminanti o per piantare alberi. Erik mi dice con orgoglio: «A Rhumzu abbiamo già tanti alberi. Quest’anno ne piantiamo 50. Il prossimo anno il doppio…» Ci accordiamo anche per un allevamento di maiali… chissà. Ma è l’educazione alla cittadinanza che mi attira.

Nell’anno del Giubileo, i vescovi del Cameroun avevano scritto una Lettera sulla corruzione. “Sappiamo che la corruzione esiste da noi. Una volta era nascosta, oggi agisce alla luce del sole… La corruzione distrugge l’economia, la vita sociale e soprattutto le coscienze… Due sono le cose che ci inquietano. Anzitutto l’esempio che ci viene dall’alto. Spesso i più corrotti sono quelli che hanno un buon posto nella società. E questo incoraggia gli altri a fare altrettanto. In secondo luogo, i nostri bambini crescono vedendo attorno a sè la corruzione. Molti finiscono col pensare che il successo sia frutto dell’inganno e del furto. Oppure che non sia necessario lavorare o andare a scuola: è il denaro che permette di riuscire nella vita. E chi resiste alla corruzione… è guardato come un pazzo”.

Papa Giovanni Paolo II parlava di “strutture di peccato”. Tutti noi, cioè, quando accettiamo il male che ci circonda, contribuiamo a moltiplicare il peccato nel mondo, creiamo un ambiente di peccato da cui è difficile tirarsi fuori. E così capita di sentire…
“Vorrei iscrivere mio figlio al liceo, ma il direttore esige 20.000 franchi. Se non pago, mio figlio verrà rifiutato. Quale avvenire avrà?”
“Un poliziotto mi propone di dargli 2.000 franchi perchè ha scoperto che i freni della mia macchina non funzionano. Non vorrei pagare, ma so che se la cosa arriva in tribunale dovrò pagarne 25.000…”.
“Cosa posso fare? Il giudice mi ha detto: Se mi dai 500.000 franchi, libero tuo fratello. Se me ne dai 250.000, avrà un anno di prigione. Se non mi dai niente avrà il massimo della pena”.
“Posso anche rifiutarmi di dare al cassiere della banca la percentuale del 30% che mi chiede… Ma se faccio così non mi sblocca il salario. Con che cosa poi può vivere la mia famiglia?”
«Vado dal dottore con in mano 2.000 franchi, il costo della visita. Ma lui esige che paghi altri 5.000 franchi… per alcune consultazioni. Cosa devo fare?»

Uno degli impegni della Missione è sicuramente la formazione di una coscienza critica nella gente perchè sappia valutare ciò che accade nella vita pubblica. E il primo passo è avere il coraggio di denunciare le cose che non vanno…

Ricevo oggi il giornale En Avant di Aprile. Un piccolo ciclostilato della diocesi che dà tanti consigli. Dall’agricoltura alla cucina. Mi attirano in particolare due testimonianze.

Così parla uno studente di Gudjimdele. “Da qualche giorno il nostro villaggio ha perso tutte le sicurezze. Tutto è cominciato con dei furti ripetuti di capre. Ma ciò che è più grave è che lunedì un peuhl (pastore nomade) ha attaccato un gruppo di persone che stava bevendo del bil-bil (la birra tradizionale). Queste persone, allora, l’hanno preso, disarmato e portato dal capo villaggio. Mentre lo portavano dal capo villaggio, il peuhl ha mandato suo fratello minore a chiamare gli altri in brousse, non lontano da là. Sono arrivati armati di macete, coltelli, frecce e anche fucili da caccia. Hanno cominciato a lottare. Molti sono stati feriti e sono stati portati all’ospedale grazie al pronto intervento di Père Abalangaz. La gendarmerie come sempre è arrivata molto dopo i fatti. Il giorno dopo, si presenta il sottoprefetto, si guarda attorno, ma non fa niente. Appena partito, dei peuhls che curavano il loro gregge provocano degli studenti lì presenti. Qualche giorno dopo, si pensava che la calma fosse tornata. Ma, venerdì, tre studenti, che rientravano al villaggio per il week-end, sono stati di nuovo attaccati. Sono riusciti a scappare a malapena. Anche un uomo che stava trasportando della merce è stato minacciato di morte. La notte, un villaggio intero è stato minacciato dai peuhls che hanno ferito delle persone e rubato tutto il bestiame. Il sottoprefetto e la gendarmerie sono, sì, venuti, ma l’unica cosa che hanno fatto è stata quella di comunicare il loro numero di telefono. Noi costatiamo che le nostre autorità non fanno niente e parlano di guerra tra religioni. Questo è ingiusto. L’uomo minacciato era musulmano come loro, non cristiano. Noi non comprendiamo perchè le autorità non fanno niente. Il loro mestiere non è quello di proteggere la popolazione?

Un altro giovane racconta. Il direttore della scuola ha portato una delle sue studentesse nel suo ufficio. Mentre abusava di lei, altri studenti, di nascosto, osservavano la scena. La notizia si è sparsa per tutto l’istituto. Il direttore, allora, inviperito, ha punito 16 studenti. Ogni genitore ha dovuto versare una multa di 5.000 franchi (una bella cifra qui!). Dopo un po’ di tempo, la studentessa si accorge di essere incinta. I suoi genitori chiedono al direttore di sposarla, ma lui si rifiuta. Attualmente questa ragazza è sparita dal villaggio. Qualche giorno dopo, dei trasportatori di cotone, mentre lavorano, si son messi a cantare delle canzoni sul direttore della scuola. Questo l’ha fatto ancora imbestialire : è andato dalla polizia, li ha denunciati e li ha obbligati a pagare una multa di 22.000 franchi. Noi non comprendiamo il perchè di tutto questo…

Sono piccoli segni i denuncia che fanno sperare. E’ una sfida quotidiana. Saper leggere cosa capita nella società. Saper riconoscere le strutture d’ingiustizia e denunciarle. Chissà che le nuove generazioni si sentano più libere dei loro genitori di denunciare quello che non va.