3 dicembre 2006, Sao Mateus – Brasile, 50 anni di sacerdozio


In Attesa del suo successore don Aldo, vescovo di Sao Mateus, festeggia i 50 anni di sacerdozio

Non temo di manifestare le mie ispirazioni più nascoste: essere vescovo della gente, il meno possibile vescovo della curia

Amati amici. Aspettavo impaziente questo momento per entrare in contatto con voi, nel nostro dialogo ininterrotto da lunghi anni di amicizia e generosa solidarietà da parte vostra. Il punto di riferenza, almeno implicito. é suggerito dal più ammirabile e felice evento registrato dalla storia del nostro vecchio e stanco mondo. quando Dio inventò di ‘mettersi nei nostri panni’ per rivestirci della Sua Misericòrdia. Il momento é definito da S.Paolo ‘pienezza dei tempi’, punto centrale della storia umana, da noi chiamato semplicemente il S.Natale.
La mia impazienza é provocata dal fattore incertezza del giorno in cui deve arrivare la notificazione aspettata e desiderata, sia pure con un pizzico di timore, della nomina del mio successore e automatica autorizzazione a ritirarmi convenientemente senza rumori, anzi con formale e convinta richiesta di perdono, secondo il suggerimento di Gesù: siete servi inutili. Di fatto non mi é stato comunicato ancora nulla: sarà prima di Natale? O la delicatezza di Roma mi lascerà ricordare con la Chiesa di S. Mateus i 50 anni della mia Ordinazione Sacerdotale (22 dicembre)? Sto in sala di attesa con la valigia pronta. La notizia non mi sorprenderà. Sorpresa sarebbe se fosse oltre il previsto. Vi invito dunque a far ruota con me attorno al presépio di Gesù come pastori rispettosi e pieni di gioia e di fede. offrendo a Lui il dono più prezioso ricevuto gratuitamente dalla Sua famiglia Divina, il dono della vita. ‘Tu solo il Santo, Tu solo il Signore: a Te l’onore e la Gloria. Amen.
Questa é la convinzione che tento di far passare anche al popolo di Dio delle nostre comunità,nelle visite di questi ultimi mesi esortando la gente a non sbagliare il santo che stano festeggiando. Il santo é il patrono della comunità non il vescovo che la visita. Di fatto sono diventato il centro di mille gentilezze, attenzioni, omaggi e doni-ricordo. saluti e abbracci alla brasiliana, ben calorosi. Perfino il Governatore dello Stato non mi ha risparmiato una indesiderata onorificenza, la più alta a sua disposizione, da me finalmente accettata come segno di riconoscenza tributata alla Diocesi di S. Mateus e più specialmente ai Comboniani per la loro contribuzione alla evoluzione della regione. Con molta gioia invece ho accettato la significativa manifestazione dei giovani (4-5 mila) riuniti in congresso diocesano, con il discorso letto da uno di loro in ginocchio davanti a me e riassunto nella parola: “Valeu. Dom Aldo”, ossia, il tuo servizio non é stato inutile, Dom Aldo.
Se anche gli angeli ci mettono la firma, allora mi va molto bene. I giovani ricordavano i 79.000 loro compagni di fede e di vita, da me cresimati o meglio confirmati nella fede con il sacramento della Confermazione. Ricordo dì averli provocati molte volte a mettersi al servizio della Chiesa fra gli. “ordinati” o ‘consacrati”. Gli effetti son stati molto modesti, ma carichi di una forte speranza da sostenere e coltivare con zelo totale. Le religiose originarie della Diocesi sono più di cento, disperse nel Brasile e fuori del Brasile, anche in Africa e Asia. I Sacerdoti diocesani una ventina; i religiosi altrettanti. Prima di Natale é prevista un altra Ordinazione Presbiterale, da me considerata la più significativa conclusione dello sforzo missionario dei Comboniani per far nascere e solidificare questa Chiesa. da cui stanno ritirandosi gradualmente e già verso la fine del processo.
Non meravigliatevi perciò se vivo fra la “saudade” (nostalgia) di chi si dispone a partire e la gioia di chi sogna tempi più favorevoli alla contemplazione orante, alla conversione, forse anche ad alcune illusioni che porto nell’anima. come la pace meno tumultuata dal di fuori o dal di dentro di me stesso. Sarebbe forse un desvio vocazionale voler vivere da monaco dopo 50 anni di attività missionària? Fermarsi é il sogno: sarà anche il problema. Ho assoluta necessità di continuare servendo al popolo di Dio, nel modo e misura possibile: Ai prigionieri ? Agli ammalati? Alle comunità delle grandi estensioni rurali? In tutti i casi con meno viaggi, perché questi sono stati un capitolo piuttosto pesante.
Mi sono identificato al massimo con questa Chiesa, teso fra il coraggio profetico e le mie condizioni psico-fisiche di estrema semplicità e timidezza, superate giorno per giorno dalla forza promessa da Cristo: “Non temere! Non aver paura! Ti basta la mia Grazia!”
Ho servito alla Chiesa di Cristo, nella visione del Regno ed alla luce del Concilio Vaticano II di cui mi sento erede. in sintonia con la lettura della Chiesa latino-americana. Sottolineo due linee fondamentali da noi seguite: prima, la strutturazione in comunità ecclesiali. Ometto coscientemente l’inutile parola di ‘base” da noi usata tranquillamente, perché il Papa Giovanni Paolo lì non l’hà usata, quando, in Lina visita ad limina dei vescovi della nostra regione, si à riferito positivamente alle nostre comunità riconoscendone”l’opera evangelizzatrice che stanno realizzando”.
Seconda linea: il necessario profetismo sociale. di origine biblica, che non ha trovato la stessa comprensione a Roma. Commento mio: le distanze fanno sparire i toni della tragedia e dei drammi umani. Confesso la nostra timidezza nel dialogo ecumenico, provocata fra il resto anche dalle aberrazioni di alcune nuove sette che rivendicano il nome di “chiese cristiane” o “evangeliche”.
Ecco qualche campione gratuito: promessa di miracoli in qualsiasi momento tu lo voglia (milagre na hora); promessa di prosperità economica (teologia della prosperità): garanzia di salvezza eterna. Sull’altra sponda “chiesa del dio tremendo” ecc.
Non temo di manifestare le mie ispirazioni più nascoste: essere vescovo della gente, il meno possibile vescovo della curia; costruire il popolo di Dio più che strutture pur necessarie e che di fatto non mancarono: cattedrale, Seminari minore e maggiore. monastero. chiesa del Comboni fra il resto. Con più fatica in tutti i sensi ho portato al primo funcionamento nelle nostre mani la radio emittente Kairòs, per la generosità della CLI e delle Diocesi di Como e di Vittorio Veneto e molti amici italiani. Sono appena amatore della Teologia della Liberazione. però nella sua versione autenticamente biblica, certamente poco conosciuta e non apprezzata in generale nel vecchio mondo del cristianesimo: aprire con decisione la Chiesa al mondo dei poveri che hanno il diritto di essere aiutati per passare dalle loro situazioni disumane a situazioni meno pesanti. per essere sciolti dalle loro schiavitù sociali(= dare libertà ai prigionieri – dice il vangelo); per essere liberati dal male (Padre Nostro).
Non presumo aver raggiunta la statura a cui Cristo mi ha chiamato. Credo appena di aver fatto qualche passo in tale direzione: meno rigorista di quanto mi forgiarono le radici della vita e la successiva formazione: più umano e più cristiano. avvolto dalla santità del popolo di Dio.
E’ la mia confessione nel modo più corretto: riconoscere i peccati e lodare il Signore per i suoi doni messi e disposizione del Regno.
E dopo tutto questo. lasciate che mi unisca alla festa dei poveri del Brasile per la confermazione del nostro Lula alla Presidenza del nostro Paese continente. Alcuni milioni di persone sono state aiutate ad avvicinarsi alla fame zero Il progetto dovrà essere rafforzato ancor più in un processo di distribuzione delle ricchezze timidamente iniziato.
La quasi certezza che questo sia l’ultimo dialogo natalizio con voi mi ha portato lontano.
Servo di Cristo nella Chiesa di S.Mateus, vi benedico tutti e vi amo, pregando con voi davanti al presepio il cui Abitante Neonato ci ha sostenuti uniti sulla strada che da Lui parte e a Lui conduce.
Gloria a Dio, Pace a voi visitati dalla Sua Grazia.