6 maggio 2008, Mogodé-Mokolo

L’EDUCAZIONE IN FAMIGLIA

Nel suo compito educativo, possiamo dire che la famiglia respira aria diversa. Respira innanzitutto l’aria della fede. La fede educa le persone. Nelle nostre famiglie cristiane, ma in generale in ogni famiglia africana, le persone credono in Dio e lo credono presente in mezzo al popolo: è Dio che dona la vita ed è Dio che se la prende; è Dio che fa scendere la pioggia e dona il raccolto. Dio si prende cura dei suoi figli. La gente si sente accompagnata da Dio che conosce i “perché” (essi amano dire: “Dio sa!”) e se la pioggia tarda ad arrivare dicono che Dio non può abbandonare i suoi figli e quindi prima o poi pioverà. Dio non è solo il Dio del cielo, il Dio lontano: Dio è molto vicino. Nella famiglia si è educati a questa presenza di Dio per cui non ci si sente oppressi o angosciati per imprese troppo grandi o situazioni particolarmente difficili: sì i figli sono tanti e la scuola costa e occuparsi della loro salute pure, ma …; la terra diventa col tempo sempre meno fertile e cresce la popolazione con cui bisogna condividerla, ma …; le stagioni non sono più regolari come prima, il clima è cambiato, piove meno, ma… Dio non abbandona il suo popolo: non può!

Se Dio vuole… In famiglia si respira un’aria di fede e questa porta con sé la speranza. E la speranza fa camminare. La speranza apre nuovi orizzonti. Si va avanti con fiducia. Certo sembra mancare la coscienza di essere “strumenti” nelle mani di Dio per una terra più bella e da consegnare ai posteri (vedi l’uso sempre maggiore di erbicidi e di concimi chimici, il taglio senza criterio di alberi, il “fuoco di brousse”) sembra pure mancare la coscienza per una vita più vera (vedi l’uso crescente di bevande alcoliche e di droghe) sembra sì mancare una maggiore responsabilità nelle scelte (parlare di paternità e maternità responsabili? Il matrimonio ‘precoce’. Le facili separazioni) Ma è solo ‘fatalismo’? Ignoranza? Povertà? Non ci risulta che i genitori insegnino le preghiere ai figli, anche se alcuni genitori radunano la famiglia per una preghiera comune, in particolari tempi dell’anno come l’avvento e la quaresima.Si prega sempre comunque prima di mangiare. I genitori cristiani non spingono particolarmente i figli a partecipare alla messa o alla preghiera domenicale: lasciano liberi! La famiglia incomincia a respirare l’aria di una comunità religiosa che prende il posto della tradizione e che offre quella sintesi di vita che questa sta perdendo. La famiglia respira l’aria della “grande famiglia”.

Tutti partecipano all’opera educativa, in particolare quella che si chiama la famiglia ‘allargata’ che non sono solo i parenti, ma anche i vicini e i conoscenti (maestri, …) e in genere ogni adulto. E come se ci si dicesse: “anche tu sei mio figlio! Anche tu sei mio fratello! Anche tu sei mio papà, mia mamma!” Il singolo si sente in un gruppo, in una comunità. Ci si sente popolo. La famiglia è davvero grande! Si impara a stare con tutti e tutti possono quindi rimproverare, correggere, … educare! I genitori non si oppongono a queste ‘infiltrazioni’. E stando con tutti si è anche educati agli innegabili conflitti della vita. Il legame con i genitori è abbastanza diverso, sembra molto funzionale. ‘Danno’ la vita ma poi ci si deve ‘sbrogliare’: bisogna lavorare la terra come tutti per la famiglia e poco alla volta per i propri bisogni (necessari o meno); s’impara a lavarsi i vestiti, a prendersi cura di sé, … anche a difendere le ‘proprie cose’ (la camera chiusa a chiave!).
Questa ‘aria’ sembra a volte dare l’impressione che i legami famigliari non siano molto forti: difficile ‘capire’, ‘vedere’ i sentimenti,… il classico legame con la mamma sembra molto nascosto… sembra anche di vedere a volte diffidenza all’interno della famiglia: tutti ti possono ‘rubare’! Eppure ci si presta i vestiti, non ci si nega un aiuto…La famiglia respira l’aria della Tradizione.

La ‘tradizione’ educa la e nella famiglia. Un piccolo, un ragazzetto non prende la parola quando si trova in mezzo agli adulti: ascolta, ma non apre bocca: non è bene! Il figlio piccolo sa che deve mangiare con la mamma e non con i ‘grandi’. Un ragazzo prende la parola fra gli adulti quando ha fatto l’iniziazione’ (17/18 anni) La ragazza quando si sposa è considerata donna. I matrimoni sono ‘combinati’ e ‘pagati’ (la dote). Qualcuno diceva alla giovane sposa: innanzitutto i figli e il lavoro, l’amore verrà… Il fratello minore deve obbedienza e rispetto al fratello maggiore, sempre. Un ordine non si discute, si esegue. L’obbedienza è segno di una persona educata! Il malcontento non si manifesta a parole! Mortificazione? La mamma insegna alla figlia come comportarsi con il marito! Una sberla non può far male! L’ospite è sacro: se qualcuno arriva da te, il tempo è per lui. A nessuno si rifiuta l’accoglienza e un bicchiere d’acqua. Quando c’è un morto non si può non partecipare al lutto e il lavoro si rimanda: è una priorità. E la festa è di tutti: non si manca. L’uomo cammina davanti alla donna.
Se educare è aiutare à trovare la propria strada, anche le nostre famiglie sono un po’ facilitate: bisogna lavorare per trovare da mangiare e ci si deve sposare per avere figli. È doveroso correggere chi sbaglia, ma non lo si deve fare in pubblico, in particolare fra adulti. Bisogna trovare il tempo per incontrare la persona e per consigliarla, in privato. Collaborare: la bimbetta che segue la mamma è orgogliosa di rientrare a casa dietro di lei con il suo ‘fagottino’ di legna! E se sta a casa è responsabile dei fratellini più piccoli.

La famiglia respira l’aria della natura. Si vive della terra! Il rapporto con la terra educa alla concretezza e all’essenzialità. La zappa è ancora per tutti lo strumento più utilizzato: per chi ha studiato e per chi non si è mai seduto su un banco di scuola; e nei campi la faccia è sempre rivolta a terra e il corpo è piegato … la vita è dura! La vita è lavoro … E bisogna saper aspettare il raccolto per poter godere dei frutti e dei suoi benefici dopo la vendita … La pazienza e la speranza che la stagione sia buona,… non progetti a lungo termine, ma di stagione in stagione… è la terra che comanda. Se il raccolto ti permette un pasto al giorno educhi il corpo e la gola. Mangi quello che c’è e quando c’è. E aspetti e sopporti la fame. Se i soldi non bastano si sopportano i mali e le malattie e anche il mal di denti passerà… delle necessità si fa virtù. La famiglia respira l’aria del ‘modernità’. I soldi educano a modo loro e comandano i rapporti fra le persone e il tempo. L’ideale per i giovani resta un lavoro a tavolino… i funzionari con la paga a fine mese, o quando arriva,… il commercio che fa toccare subito i soldi… i soldi diventano i padroni. Non si è forti in matematica ma un debito non si dimentica.

Educare è anche ‘rompere’ con il passato per abbracciare il futuro. Progressivamente. Con fiducia. Ma è difficile. I giovani, ma non solo, si perdono in questo tempo e si sentono incapaci di una sintesi tra tradizione (che cambia) e la vita moderna (che offre beni, vantaggi e soldi). E manca chi è interessato ad offrire questa sintesi. Una vita dignitosa non interessa al profitto. Se prima bisogna vivere e poi filosofare, allora si può capire come si deve convivere con il papà ubriacone e sciupone e con la mamma non sempre attenta; e per i sentimenti non c’è molto tempo e voglia per una condivisione. Il vino fa dimenticare le fatiche della vita.