8 giugno 2006, Salvador de Bahia Casa do Sol… un anno di attività, speranze e… vita!

Eccomi dopo tanto tempo per condividere con voi un poco del percorso fatto nell’ultimo anno. Un percorso caratterizzato da una tensione costante tra le forze della vita e quelle della morte che rondano minacciose la realtà dei bambini e dei ragazzi che accompagniamo. La maggioranza di questo popolo, come tutte le masse impoverite del nostro pianeta soffre le conseguenze della malvagità del liberismo, dom Pedro Casaldaliga, vescovo brasiliano, dice: “il capitalismo é l’egoismo socialmente istituzionalizzato, l’idolatria pubblica del profitto, il riconoscimento ufficiale dello sfruttamento dell’uomo, la schiavitù di molti al gioco dell’interesse della prosperità di pochi…”. La disuguaglianza sociale che caratterizza il Brasile, si é ancor più accentuata in questi anni di governo Lula. I giovani poveri delle periferie, abbagliati dalla cultura del mercato, che fa del consumo sinonimo di felicità, diventano sempre più vulnerabili alle proposte allettanti del mondo della marginalità e del traffico di droga. Ci sono giorni in cui abbiamo la sensazione di essere coinvolti in una guerra che disputa la vita dei ragazzi che qui vivono.
Siamo interpellati dalla missione di farci garanti di ogni vita in pericolo della popolazione che riusciamo ad attingere. Vita intesa nei suoi aspetti biologico, affettivo e spirituale, come tensione e percorso costante. Questa missione é una risposta alla fede nel Dio della Vita che Padre Luis ci ha fatto conoscere “…Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Siamo garanti delle vite che ci sono affidate realizzando ogni giorno le attività della Casa do Sol. Nell’accompagnamento dei più piccoli che dopo pochi mesi di cure intensive nell’asilo, guadagnano peso, una pelle più compatta e capelli che ricrescono con colore e lucentezza. Nell’offrire uno spazio sicuro e ricco di stimoli ai bambini del doposcuola, che usano ogni artificio per ritardare il loro ritorno in casa a fine attività. Risvegliando la gioia e l’entusiasmo degli adolescenti attraverso le varie attività artistiche, come capoeira, teatro, musica, percussione e balletto. Aprendo prospettive nuove di vita ai giovani che frequentano il corso di preparazione ai test di selezione per l’università, una buona percentuale già sta frequentando varie facoltà. Nella responsabilità sociale maturata nei giovani della Casa do Sol, che adesso stanno condividendo ciò che hanno vissuto, c’é chi aiuta nel doposcuola, chi aiuta gli educatori nei laboratori di arte-educazione, chi nella portineria; due domeniche al mese poi in gruppo realizzano giornate di giochi nelle favelas più isolate e violente del quartiere, perché piccoli e grandi possano sperimentare momenti di convivenza gioiosa. Nella coscienza maturata nei primi bambini accolti nella Casa do Sol che continuiamo a seguire, dignità, auto-stima, fiducia nella vita e negli altri, relazioni improntate nel rispetto e nella solidarietà hanno sviluppato anticorpi che li fanno resistere alla tentazione del facile e immediato, così possono diventare protagonisti della costruzione di un futuro diverso da quello a cui sembravano predestinati. La gioia di tante famiglie che dopo aver superato il trauma del “diverso” come inferiore, possono ora vedere i propri figli, portatori di problemi neurologici e psichici, prima discriminati nella comunità e nella scuola, ora inseriti in progetti specifici ricevendo i sussidi pubblici che nemmeno conoscevano. Nella comunità in generale, che ora guarda i bambini poveri delle favelas e ne riscopre la loro bellezza e dignità. Filò ha insistito perché dessimo alcuni dei bellissimi calendari fatti per il 2006 a commercianti del quartiere, coloro che più temono e rifiutano la presenza dei poveri (sono loro che pagano i gruppi di sterminio perché facciano sparire i ragazzini scomodi) dicendo così: “Perché scoprano quanto sono belli e intelligenti i bambini che loro rifiutano”. Di fatto una buona parte della popolazione che prima discriminava, sta imparando a sentirsi responsabile per la vita e il futuro dei suoi piccoli.
La violenza attorno a noi aumenta ogni giorno. L’altro ieri abbiamo dovuto sospendere le attività nella scuolina della favela Irmà Dulce, dove per giorni i bambini e l’insegnante si sono trovati al centro della guerra tra polizia e trafficanti, gli spari entravano e uscivano dalla porta e dalle finestre. Varie volte in Casa do Sol sono arrivati affannati e disperati gruppi di bambini, soli o accompagnati dalle mamme, a chiedere rifugio e protezione perché improvvisamente in strada si sono trovati nel mezzo di una sparatoria. Abbiamo dovuto elaborare un piano di emergenza per poter attenuare gli effetti traumatici di questi momenti. Un cambiamento di prospettiva é la decisione comunicatami da Raimalda, la signora responsabile della portineria, “Pina abbiamo deciso (oramai é istallata la pratica di decisioni frutto di dialogo e riflessione di équipe) che il portone non verrà più chiuso a chiave durante il giorno, per poter aprire il più velocemente possibile, quando qualcuno chiede di potersi rifugiare qui”. La priorità diventa la garanzia della vita in pericolo e non la nostra auto-protezione. É piccola cosa certo, ma per me questo é un segno significativo della ricerca costante che esiste per accogliere le sfide nuove che la realtà ci colloca.
Il 16 maggio 2005 abbiamo inaugurato lo spazio della Biblioteca e la sala di preghiera. Nei mesi seguenti varie iniziative hanno visto coinvolti giovani e adulti nella raccolta dei libri. Molti sono arrivati e continuano ad arrivare, non tutti in buone condizioni… i ragazzi li riformano e li classificano. Questa seconda tappa é stata prevista per generare responsabilità e far sì che la biblioteca possa assumere un carattere comunitario. I gruppi interni alla Casa do Sol stanno già utilizzando i libri. Abbiamo avuto la promessa della donazione di una certa quantità di libri da parte di un programma statale, aspettiamo…! La Sala di Preghiera é diventata spazio di raccoglimento, luogo di incontro per i gruppi di Bibbia e Spiritualità, rifugio per chi cerca silenzio e pace. Piccoli e grandi dicono di sentire lì la presenza speciale di padre Luis Linter.
Il gruppo di teatro oramai é conosciuto in tutto lo Stato della Bahia, é diventato un riferimento per i giovani contadini che si incontrano annualmente nella grande Romaria della Terra in Bom Jesus da Lapa, a 900 chilometri da Salvador, dove sempre Luis partecipava con i contadini di Tabocas. La CPT (Commissione Pastorale della Terra) ogni anno chiede che il nostro gruppo prepari una presentazione che introduca il dibattito nel plenario dei giovani. Durante mesi, di notte dopo giornate lunghe e faticose, i nostri giovani guidati da Bira, studiano il tema, preparando la trama, e provano le scene della presentazione. Sorprendono tutti per la profondità con cui trattano i contenuti, sempre legati alla realtà del mondo rurale e la tecnica quasi da professionisti di ognuno di loro. Lasciatemi dire la mia gioia e l’orgoglio, quando il grande plenario composto da 500/700 giovani si alza in piedi vibrante ad accogliere i Giovani della Casa do Sol. Oramai é diventato rito cenare una sera con i contadini di Tabocas, che condividono la loro “farofa” (il pasto dei viaggi, composto da farina di mandioca mescolata con gallina fritta, che si mangia con le mani) con os meninos de Padre Luis. I nostri ragazzi vivono questi giorni come un intenso ritiro spirituale (espressione loro) edificati dalla fede semplice e genuina di quelle persone che ancora vivono in profonda sintonia con la natura e con il Creatore. Il teatro ha unito due realtà cosi diverse Tabocas e Salvador, mondo rurale e mondo urbano. Il Signor Paolo un anziano animatore di comunità, che con Luis partecipò agli incontri nazionali delle CEBs – Comunità Ecclesiali di Base – dopo aver ascoltato assorto tutto ciò che i giovani raccontavano della vita in Casa do Sol, disse loro: “Casa do Sol é Chiesa di Gesù perché voi lì state costruendo il Regno di Dio!” L’autorevolezza con cui il Signor Paolo ha pronunciato queste parole le ha trasformate in mandato ecclesiale.
A fine gennaio lo stesso gruppo di teatro ha fatto una presentazione per i 200 sacerdoti Fidei Donum italiani che lavorano in America Latina, riuniti qui in Salvador. Un gruppo di loro aveva già celebrato l’Eucaristia qui la domenica. Un sacerdote che lavora in Perù ha poi commentato che aveva finalmente conosciuto le CEBs. Durante la presentazione, ad un certo momento un fiscale comunale ordina la chiusura della fiera, dove parecchie persone poverissime incontravano il sostegno economico della loro famiglia, vendendo frutta e ortaggi. L’emozione invade i ragazzi che vivono la disperazione di tanti poveri che vedono sfumare l’unica garanzia di sopravvivenza. Keila, di 17 anni, che dai 7 frequenta la Casa do Sol, interpretava la nonna con a carico figlie nipoti orfani. L’emozione ha contagiato tutto il gruppo, che si blocca non riesce più a proseguire, ad un certo punto Keila si alza in piedi con espressione fiera, gli occhi colmi di lacrime e il sorriso raggiante sul volto, e comincia a proclamare: liberdade! Liberdade!… tutti i ragazzi si alzano in piedi, si uniscono al grido di Keila, e in seguito tutta la platea, anche i sacerdoti anziani e malfermi si alzano, si unisce al coro dei ragazzi e il grido Liberdade! Liberdade! Liberdade! esplode con una forza impressionate. Tutti percepiamo che é successo qualcosa, ma non riusciamo a capire. Il pubblico si emoziona, applaude, complimenta i ragazzi e i responsabili, ma é notte tardi e il viaggio di ritorno nel nostro quartiere é lungo e rischioso. Il sabato successivo come é abitudine, invece della lezione c’é la verifica dell’esperienza. Quando arriva il suo momento Keila racconta che quando stava chinata a testa bassa piangendo, perché sentiva la disperazione delle persone che il gruppo rappresentava, ha sentito qualcosa dentro di sé, ha alzato gli occhi e nel fondo della sala, davanti a lei ha visto la grande porta aprirsi e padre Luis con il suo bellissimo sorriso, entrare applaudire e dire: “Bravi! Sono contento di voi! Continuate!”
Gli incontri con i catadores de lixo stanno continuando. Adulti e bambini attendono con ansia ogni appuntamento. Negli incontri stiamo studiando l’ambiente, il degrado che minaccia la nostra sopravvivenza, il ciclo di vita delle materie prime, ecc. Un giorno, approfondendo queste questioni leggendo i disegni sui cartelloni, un signore anziano si alza e dice: “Adesso capisco quanto siamo importanti per l’ambiente, così il nostro nome più appropriato é Anjos da Natureza”. Adesso sono chiamati così anche nella comunità.
Sto dilungandomi molto, ma voglio ancora raccontarvi due storie della settimana in cui abbiamo commemorato l’anniversario dell’uccisione di Padre Luis, quest’anno dal 14 al 21 maggio. Il tema é stato: Il quotidiano: sfida e speranza. Celebrazioni e notti di studio hanno avuto una grande partecipazione soprattutto di giovani. Durante mesi tutti i gruppi della Casa do Sol si sono preparati, dai piccoli dell’asilo tutti hanno ripercorso le tappe della vita di Luis.
Ricardo, di 12 anni, alla domanda: “Cosa ricordi di Padre Luis?”, ha risposto: “Il tappeto della chiesa”. Riflettendo dopo con lui ho capito quanto é autentica l’immagine che Ricardo conserva. Quando Luis celebrava la Messa chiamava sempre i bambini attorno all’altare accanto a lui (a quei tempi venivano a frotte i bambini delle favelas). Loro si infilavano sotto l’altare e sul tappeto morbido spesso si addormentavano. Quell’angolo diventava un rifugio per loro e la dolcezza di Luis che si muoveva accanto permetteva l’esperienza della tranquillità, della protezione e della presenza paterna rassicurante a molti di loro negata. Di conseguenza questi momenti hanno registrato nei bambini anche una determinata immagine di Dio, quella che Luis ha trasmesso con la sua estrema coerenza di fede e vita.
Jean, anche lui uno dei primi bambini accolti nella Casa do Sol, ha voluto ricordare Luis. Durante la celebrazione del 16 maggio, e andato davanti all’altare é ha letto la sua poesia.
In questo quarto anno di memoria della morte di Luis, abbiamo avuto la conferma della cristallizzazione (come Luis spesso diceva) dell’eredità che Luis ci ha lasciato. Nella Casa do Sol il primo posto e l’attenzione speciale é per i più poveri, la delicatezza con cui ogni persona é trattata, la caparbietà con cui si portano avanti le diverse proposte educative, credendo profondamente nelle potenzialità di ogni essere umano, il rigore con cui ogni azione é eseguita e poi verificata, il riconoscimento della dimensione spirituale come elemento costituivo della persona.

Mentre finisco questa lettera ricevo la comunicazione che siamo stati scelti tra le 17 istituzioni arrivate alla tappa finale, tra le 333 che si sono presentate a livello di Brasile, per un premio che riconosce la qualità di esperienze di cura e di educazione di bambini dai 0 ai 6 anni di età. Il premio consiste nella sistematizzazione dell’esperienza scelta e la pubblicazione di un libro, perché diventi riferimento a livello nazionale. Questo riconoscimento é stato il più bel regalo per la celebrazione dei miei 25 anni di Brasile. Quanti!

 Pina RABBIOSI