9 maggio 2012, Salvador de Bahia – Brasile Notizie!!!

Amiche amici cari,
eccomi mentre stiamo preparando la settimana di commemorazione, in cui richiameremo la testimonianza totale di Luis insieme con la Casa do Sol e la comunità a cui lui ha dedicato l’ultimo tratto della sua vita. Ricorderemo Luis che si è fatto dono in un percorso di quotidianità, di condivisione vissuta negli atteggiamenti e nei gesti ordinari, fatti di un eroismo silenzioso, così simile a quello di tante persone che nelle periferie del mondo alimentano l’ impegno e la speranza nella costruzione di un mondo nuovo.
Risuona in noi ciò che Luis ha scritto nella sua ultima lettera circolare, nella Pasqua di 2002:
L’ ultima parola e l’ ultima azione non è guerra, ma pace; non isolamento ma comunione, non oscurità ma luce, non criminalità, ma solidarietà, non morte ma vita.
Con Casa do Sol riconosciamo che uno dei patrimoni più preziosi che ci sostiene è l’eredità che Luis ci ha lasciato, fatta di insegnamenti e di valori. In questi 10 anni le esperienze vissute con Luis sono state più volte condivise tra noi, e con queste confrontiamo costantemente i nostri atteggiamenti personali e la nostra pratica educativa. Noi che abbiamo camminato con Luis ci sentiamo impegnati a farlo conoscere alle nuove generazioni. Non vogliamo fare di lui né eroe, né un martire, Luis non è mai andato alla ricerca di riconoscimenti, di fama, di prestigio. Vogliamo che rimanga vivo il ricordo di un uomo, educatore e sacerdote, che ha scelto i poveri, che ha creduto nei poveri, che prospettato loro percorsi, sempre studiati e meticolosamente preparati, di riscatto, di crescita, di trasformazione, condividendo con loro la vita e il modo di morire. In questo Brasile, nell’educazione popolare e nella Chiesa, oggi ci sentiamo orfani di figure di questo spessore. I poveri non garantiscono risarcimenti; le chiese che li attraggono sono soprattutto quelle neo-pentecostali che brulicano nelle periferie. La loro gratitudine è da leggere sui loro volti e nel loro silenzio più che nelle loro parole; questo non fa notizia, non dà prestigio.
I riconoscimenti ricevuti negli ultimi anni hanno dato visibilità locale e nazionale alla Casa do Sol, ma come abbiamo imparato da Luis  l’ attenzione al quotidiano e alla singolarità di ogni persona continuano ad essere la caratteristica delle nostre azioni. Un mattino, alcune settimane fa, mi sono soffermata ad osservare Daria, la coordinatrice pedagogica: era seduta sul pavimento, accanto a Miguel di 4 anni,  un nuovo arrivato, che dopo tre settimane ancora trascorreva la mattinata imbronciato, a testa bassa, senza voler entrare in aula. La sua storia l’ aveva privilegiato nella scelta dei bambini da accogliere quest’ anno. La polizia è arrivata più volte nella sua casetta, localizzata in un pendio della favela alla ricerca del padre trafficante di crack; i genitori sono stati portati via più volte, la mamma ha ripetutamente subito violenze dal marito, fino alla separazione nell’ ottobre scorso. Daria è stata seduta lungamente accanto a lui, in silenzio, non poteva fare altro, dovevamo rispettare il suo tempo ………… Miguel doveva accertarsi di essere in un luogo sicuro e con persone di cui potersi fidare. Daria ha interrotto ciò che stava facendo, ha lasciato sul davanzale la sua pila di cartelle, incurante dello spazio poco igienico – quanti piedini percorrono quel corridoio – si è seduta per mettersi al suo livello, è stata in ascolto del suo silenzio. Mi sono commossa; continuiamo sul giusto cammino! Dal profondo del cuore ho ringraziato Dio: gli atteggiamenti evangelici di Luis si perpetuano (o protraggono?) oggi in tutti coloro che in Casa do Sol hanno assunto una missione educativa! Le esigenze burocratiche che spesso sembrano divorarci non hanno soffocato il senso originario della nostra esistenza.
Quest’ anno celebriamo anche i quindici anni di vita di Casa do Sol e iniziamo una nuova tappa della nostra storia, la quarta. La prima fase, quella dell’inizio e dell’organizzazione,  va dal 1997 al 2002. L’ uccisione di Luis ci ha fatto transitare in un tempo di resistenza e di condivisione delle responsabilità. Nel 2007  abbiamo ricevuto il primo riconoscimento a livello nazionale, col premio della Fondazione Abrinq per l’ asilo. Gli anni successivi sono stati di riqualificazione delle dimensioni pedagogiche e amministrative. Concluderemo questo ciclo pubblicando un libro, con  la nostra storia e due manuali per tradurre la nostra esperienza in un aiuto per chi lavora in contesti simili ai nostri.
Oggi ci sono richieste relazioni e rendiconti costanti per mantenere in vigore i certificati degli organi pubblici competenti, ci è chiesto di quantificare e calcolare l’ efficacia sociale, l’ impatto politico, il livello di auto-sostenibilità. Ma l’ incidenza del nostro operato nel processo di umanizzazione delle persone è riconoscibile solo ad uno sguardo allenato alla sensibilità, i cui tempi sono altri, rispetto a quelli imposti dalla competitività.
Gli scritti di Bauman (il sociologo polacco) sono stati di nuovo fonte di studio nella prima settimana di formazione per tutta l’ équipe, all’ inizio dell’ anno scolastico. In due  paragrafi del libro  La società individualizzata, scrive: “L’amore significa entrare in contatto con un mistero e concordare con la sua mancanza di soluzione”, e poi continua citando Levinas “il volto di chi mi è vicino, significa una responsabilità eccezionale per me, che precede qualunque libero accordo, qualunque patto, qualunque contratto”.
Sì, nonostante il percorso fatto, regole e criteri stabiliti per essere in consonanza con la legislazione, mete e obiettivi definiti per garantire l’ applicazione dei contributi, la responsabilità con chi si fa vicino guida le nostre scelte.
Anche quest’ anno innumerevoli famiglie sono venute a chiedere un posto all’ asilo per i loro bambini. Già dal primo contatto spesso percepiamo che la famiglia vive nell’instabilità, che l’ arrivo nel quartiere è una tappa di un peregrinare senza destino. La costante mobilità è un’ ulteriore elemento di impoverimento, ma come negare un posto ad un bimbo che trascorre la giornata tra quattro pareti, senza illuminazione né ventilazione perchè le aperture aumentano i costi e rendono vulnerabili le costruzioni. Giocare in strada è sempre più pericoloso, per la violenza che si può scatenare improvvisamente e senza preavviso. Come potevamo dire no alla mamma di Jennifer, 3 anni, una bellissima bambina con  il lato destro del volto paralizzato e storto, dovuto a una gravissima otite? Accogliendoci nella sua minuscola baracca di plastica che gli è stata prestata ci dice: Io vengo dal bairro di Nordeste, sono qui nascosta, non in fuga! La delegata mi ha liberato, quando ha saputo della mia storia, da tanta violenza che ho subito ….; sì. ho ucciso mio marito, in una notte in cui lui è stato più perverso del solito …….. Quale l’attendibilità di questo racconto? Non tocca a noi investigare, ma ci tocca rispettare la sofferenza che mamma e figlia portano nel cuore. E Dio nell’ Esodo disse a Mosè: Non avvicinarti, togliti i sandali, perché questo è un luogo sacro.  Dio è presente nella dimensione dell’ altro che rimane per noi un mistero.
Riconoscendo l’altro come degno di rispetto, siamo chiamati ad accettare le sue scelte e le sue decisioni. Certe famiglie, rimangono, creano radici, con loro e i loro figli possiamo stabilire un dialogo e insieme imparare e maturare. Altre ci passano accanto come Beija-flor – colibrì, il nostro incontro è come un soffio, se ne vanno prima che ci sia concesso valutare il cambiamento avvenuto nella breve permanenza in Casa do Sol. Con voi, padrini di tanti dei nostri bambini vogliamo credere che un gesto di amore si fa eterno nelle dinamiche dell’ universo, lascia una traccia in ogni cuore, ed è indimenticabile al cuore di Dio.
Vi scrivo col ricordo ancora vivo delle tante visite che abbiamo ricevuto l’ anno scorso, e che ci hanno donato momenti piacevoli di amicizia e di condivisione. Tra loro alcuni giovani, che mi hanno sorpresa per la loro maturità, la sensibilità con cui hanno letto la realtà, la serietà e l’ impegno con cui hanno realizzato alcune attività.
I giovani ci sorprendono sempre, qui e lì, superando ogni nostra attesa, per questo a loro dobbiamo offrire proposte che possano coniugare rigore, bellezza e vitalità. Quest’ anno abbiamo incrementato le attività per gli adolescenti Ora i ragazzi dai 13 ai 18 anni frequentano la Casa do Sol tre volte alla settimana. Due giorni per i laboratori di arte e uno per la formazione.  Abbiamo assunto degli educatori nuovi, una specialmente per la formazione umana, Aline, che ha già contagiato i ragazzi, che vengono fedelmente ogni giovedì, suddivisi in quattro gruppi.
Moltiplicando le attività abbiamo dovuto stabilire regole rigide per l’ uso degli spazi, dove si susseguono vari gruppi ogni giorno, a volte anche alla domenica, fino alle 22,30. Il corso di preparazione all’ Università ha avuto un numero record di iscrizioni forse dovuto all’ alta percentuale dei giovani che sono riusciti ad entrare nell’ Università: 32 su 44 che hanno sostenuto la prova selettiva, alcuni dei quali hanno superato i test contemporaneamente nelle due facoltà più prestigiose di Salvador. Tra i 150 iscritti sono stati selezionati 105 giovani. Alla sera oltre a loro ci sono in Casa do Sol 24 mamme, che frequentano il corso di alfabetizzazione.
Per le mamme abbiamo iniziato anche un corso di Cuidadores de Idoso, formazione per la cura degli anziani. Dopo 6 mesi riceveranno una certificazione. Questo permetterà loro di trovare un lavoro qualificato, oltre a sviluppare una sensibilità verso la realtà degli anziani.
Quante altre cose dovrei raccontarvi … Gli spazi di Casa do Sol pullulano di vita e di vite, che nel 2011 hanno occupato piazze e scuole pubbliche del quartiere e della città.
Della situazione del Brasile nulla vi ho raccontato. Poco è cambiato della situazione precedente. Lo sviluppo economico prosegue, aumentando il numero dei consumatori, ma socialmente continuano a presentarsi delle contraddizioni vergognose che sono in parte la causa dell’ escalation della violenza, che sta giungendo alle città minori.
Quest’ anno è iniziato caratterizzato dal sentimento della gratitudine. Per la presenza di Dio che ci ha condotto, aiutandoci a superare i momenti bui che hanno seguito la morte di Luis. Per Luis che è rimasto con noi come luce e ispirazione. Per tutti voi con cui abbiamo condiviso sogni, conquiste e difficoltà. Per tutti coloro che con la loro solidarietà e generosità ci hanno permesso di raggiungere i 15 anni dell’ adolescenza. Per tutte le persone  che sono state esempio, modello, stimolo, sfida, appoggio, tenerezza, affetto, amicizia. Per i piccoli che quotidianamente, con i loro sguardi, rafforzano in noi la fede nell’ essere umano e nella forza della vita.
Luis scrisse nel suo testamento prima di partire per il Brasile: ….”Mi sento sicuro nell’ amore di Dio……” Dal nostro cuore oggi sgorga la stesa certezza, ci sentiamo abitati e avvolti dall’ amore del Signore. Lui ci sostiene, ci conduce e ci orienterà verso una fedeltà sempre maggiore verso i piccoli.
A voi che vi state preparando per condividere con noi un momento di questo anno celebrativo  diciamo: venite, vedete; con voi accogliamo tante amiche e amici, a voi chiediamo di essere la voce della nostra immensa gratitudine.
Gilmar, che come giovane partecipava dei gruppi giovanili che Luis ha seguito in Salvador, ha fatto questo disegno per la settimana di celebrazioni in  Memoria di Luis, condivido con voi ciò che lui ha scritto.
“Le spirali parlano della continuità, l’ impegno di Casa do Sol con la costruzione  di una nuova società, quella idealizzata e vissuta da Luis e da tante altre persone. Una osservazione: nel disegno le spirali rappresentando anche il cordone  dell’ aquilone, fondamentale per mantenerlo in aria. Chi ha fatto questa esperienza sa cosa sto dicendo……………..il cordone significa: equilibrio, sostegno, creatività, dinamica, efficienza, efficacia………….. Le case sono il nostro ambiente, Cajazeiras nella sua diversità. Se osserviamo possono suggerire tranquillità, ma anche un messaggio di tristezza e preoccupazione. Veramente lì sta la nostra profonda gioia di vivere e……..la nostra tristezza per le assenze. I piedi suggeriscono il cammino, lo stesso di Luis, lo stesso di Gesù Risorto. Le mani: la cura che dobbiamo avere per l’ altro. In questo senso Luis era specialista. Aveva cura dei bambini, della gioventù, degli anziani, delle donne, dei drogati. La lampada, è in un luogo privilegiato come ci raccomanda il Vangelo. E’ presente nella nostra vita, nel nostro quotidiano, nella nostra pratica. La luce, Luis, non potrà mai essere cancellato dai nostri ricordi, dal nostro cuore, dalla nostra vita.
Cosa aggiungere? Che la nostra luce, alimentata dai testimoni che abbiamo avuto il privilegio di incontrare, si rifletta in ogni nostro gesto, rafforzando la solidarietà, rianimando apatia e pessimismo, superando paure, cullando nel calore ogni nuovo germe di vita.
Vi abbraccio col cuore colmo di gratitudine.

Pina Rabbiosi

Lupi.casadosolauol.com.br
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 Pina RABBIOSI