27 ottobre 2011, Mogodé – Camerun Buona domenica, misericordia e pane!

Ciao a tutti!
L’ultima pioggia della stagione è caduta con violenza. Non me la sono lasciata scappare. Mi ha preso in piena campagna e ha bruciato il caricatore del computer che era nello zaino. E’ il momento della raccolta di patate, soia e arachidi. Il container del PIME, dopo più di un anno, è arrivato. In attesa di un camion… Il 6 Novembre Rhumzu sarà in festa per i voti perpetui di Sr Bernadette. E’ la prima suora kapsiki. Bello, no?

Buona Domenica

Bussano alla porta. Sono le cinque di mattina. Mi giro dall’altra. Insistono. La parabola dell’amico importuno mi passa per la testa. Due, tre, quattro volte ancora. “Se non gli darà del pane per amicizia, vi assicuro, glielo darà per l’insistenza…” Parole sante. Devo alzarmi.

Misericordia…

Mi alzo. E’ ancora buio. Dalla finestra chiedo chi sia. La risposta è debole. Il kapsiki stretto. Dalla voce è una “vieille maman”, un’anziana. Apro. Prima d’entrare dalla porta si toglie le infradito di gomma. E’ un segno di rispetto. Una delicatezza che si sta perdendo. Con dignità mi fa un inchino e il segno della croce. La faccio sedere. Si chiama Marie. E’ di Mbougaghu. S’è fatta quattro Km a piedi per venire a trovarmi. Chiede la confessione. Parla un po’. Capisco poco. Guardo le sue mani. Raccontano una vita difficile. Chissà cosa si porta nel cuore. Si gratta la testa. No. Estrae dal foulard un sacchetto di plastica nera. Dentro, un sacchetto di plastica trasparente. Dentro, la sua storia. La carta del Battesimo. Un cartoncino ormai consunto. Pasqua 1984. La data del Battesimo. C’è la firma dei primi missionari oblati. Mi mostra l’immaginetta dell’ordinazione di père Luc, primo prete kapsiki. C’è anche tutta una serie di ricevute di “tiket de la zakat”, l’offerta annuale che si da alla chiesa. Ne è fiera. Dice la sua fedeltà alla vita della comunità. Dopo l’assoluzione, saluto. L’accompagno alla porta. Riparte.

…e pane

Un ragazzo è seduto sul muretto di casa. “Bonjour, mon père!” Lo conosco, ma faccio fatica a mettere a fuoco… Entra. Anche lui si toglie la scarpe prima di entrare. I suoi tennis bianchi, i jeans e il buon francese mi parlano di un’Africa diversa, “moderna” (chissà cosa vorrà dire “moderna”, ma mi viene da dire così).
“Mon père, ho un grande problema. Il catechista mi ha detto di venire a parlarti. L’anno scorso ho frequentato la prima superiore. Mi sono arrangiato a pagare tutto. Quest’anno non avevo niente. Mio padre non ne vuole sapere. Mia madre è a Mabas, in Nigeria. Sono andato a trovarla. Mi ha risposto: “Non sono io che ti ho mandato a scuola. Non sono io che ti darò i soldi. Arrangiati. Se non sei capace, prendi un bicchiere di andrin”. L’andrin è un forte pesticida. Non è la prima volta che sento storie così. Posso crederci. Mi presenta una domanda scritta. 17.000 franchi per pagare la scuola, 3.000 per il miglio. Totale: 20.000 franchi, 30 euro, per continuare la scuola. Gli occhi s’illuminano quando rispondo di sì. Rimborserà, forse, a gennaio, quando venderà la soia che ha coltivato. Se ne va. “Quale padre, se il figlio gli chiede un pane, darà una serpe?” Ora so che può succedere…

Sono le 5 e mezza. Cosa faccio? Torno a letto? Sento già il ticchettio dei chicchi di miglio che le donne fanno cadere e che rimbalzano sul vassoio in metallo smaltato. Rito quotidiano di pulizia del miglio per la polenta: i chicchi restano nel piatto, lo scarto vola via. Ormai la giornata è iniziata. Pane e misericordia per colazione. “Se voi, che siete brutti e cattivi, sapete dare cose buone ai figli, tanto più il Padre vostro darà…” Dai, non posso ricordarmi tutto. Andate voi a cercare le citazioni.

don Corrado