2021 04 – padre Stefano Giudici – buona Pasqua di Resurrezione

Pasqua 2021  

Carissime tutte e carissimi tutti,

“Andrà tutto bene!”… suona quasi come una presa in giro, a distanza di un anno dal primo lock-down, quello storico quando ancora si cantava dai balconi, si battevano le mani allo stremato personale medico e ci davamo incoraggianti pacche sulle spalle, seppur a distanza di un metro e mezzo. Adesso “andrà tutto bene” si è trasformato in un sobrio e disilluso “avevamo sperato”… Siamo tutti un po’ stremati, disillusi, preoccupati. E questo, onestamente, è stato anche il motivo principale per cui non ho scritto la “lettera di Natale”.

Duemila anni fa, anche i discepoli di Gesù era più in sintonia con avevamo sperato che non con andrà tutto bene. Non riuscivano nemmeno a immaginare una cosa del genere, dopo aver visto il loro leader inchiodato alla croce del potere politico romano e del potere religioso giudeo.  Il “tutto è compiuto” di Gesù alle loro orecchie e ai loro occhi suonava come “tutto è finito”. Fine, The end. Le trasmissioni non riprenderanno.

Eppure.

Gesù di Nazareth, “profeta potente in parole e opere, davanti a Dio e a tutto il popolo”, è stato disobbediente fino alla fine. E anche dopo la fine. Ucciso dai poteri del momento, non ha voluto restare morto. Chiuso in una tomba, con una pietra “molto grande” rotolata all’ingresso a sigillare la fine sua e di chiunque avesse osato ribellarsi a Cesare, lui nella tomba non c’è voluto restare. Ha violato il lock-down più duro e stretto che la storia ricordi, imposto non per la sicurezza e salute del popolo, ma per intimidirlo e soggiogarlo.

Ma nemmeno la resurrezione di Gesù è una storia a lieto fine, un “andrà tutto bene” come nei film di Hollywood. Gesù risorge sì, ma si porta con sé i segni dalla sua passione, il corpo martoriato dalle torture del potere romano. Anche Lui è uscito dalla tomba cambiato, risorto ma con i segni della sofferenza. E i discepoli, che non hanno sofferto fisicamente ma psicologicamente, moralmente, spiritualmente, anche loro impareranno ad riabbracciare il mondo partendo da una nuova consapevolezza nata dalla sofferenza individuale e comunitaria.

E la storia si ripete. Visto che non abbiamo ancora imparato da essa, essa ritorna, sempre, con nuove sfide e lo stesso invito: ce la faremo? Riusciremo a capire? Riusciremo a rinascere (individui, comunità, creazione) a un modo nuovo di vivere? Come usciremo dalle nostre tombe? Come ritorneremo a vivere dopo il lock-down?

E’ l’unica domanda di cui, nei Vangeli, non c’è traccia di risposta. La creiamo noi, oggi.

Un’altra vita è possibile. Non deve per forza essere così.

Buona Pasqua di Resurrezione!

padre Stefano

 

PS: (1) qualche notizia al volo: Teresia, la ragazzina-mamma di cui vi avevo raccontato nell’ultima lettera di Natale di due anni fa, è mamma della piccola Catherine. Con il sostegno di sua sorella, avanza nella sua vita che si è abbellita e complicata. Continua la scuola (la bimba è curata dalla nonna), anche se con un po’ di fatica. Il lieto fine non esiste, lo costruiamo noi passo dopo passo, scelta dopo scelta.

  • Il 2020 è stato terribile per la nostra comunità: prima la morte di uno dei ragazzi in un incidente stradale, poi il lock-down, poi tre quarti della comunità positiva al coronavirus (grazie a Dio, tutti – salvo uno – asintomatici)… Ma siamo rimasti uniti, per grazia di Dio e volontà nostra, e ne siamo usciti. Zoppicanti come Giacobbe, ma ne siamo usciti.
  • I tempi sono duri per tutti, ma se qualcuno volesse ancora sostenere la nostra comunità o qualche situazione di bisogno, me lo faccia sapere. Grazie fin d’ora.