Erlinda ha ventiquattro anni e due figli, Alex e Yefferson. Vive a Bella Vista, una delle zone più povera della nostra immensa parrocchia. La sua casa è fatta di pezzi di legna riciclata e teli di plastica blu. Due metri per tre, senza acqua e fognature. Solo un cavo elettrico abusivo per l’unica lampadina. Con Javier, suo marito, hanno invaso un pezzo di terra su una riva ripidissima a sbalzo sulla Panamericana. Con Savio saliamo quasi tutte le settimane a fare visita alle famiglie che vivono in quella zona. I problemi sono tanti, infinitamente più grandi delle nostre possibilità. Ci sediamo, ascoltiamo, stiamo. Abbiamo l’impressione che anche solo questa presenza sia un segno. Ci chiedono una consulenza su problemi di terreni e di lottizzazioni. Con un amico avvocato cerchiamo di capire quello che si può fare.
Erlinda vuole battezzare i suoi due figli di sei e quattro anni. Questo pomeriggio sono andato a trovarli per leggerle con loro qualche pagina della Bibbia. Arrivo in cima con il fiatone e mi accorgo che mancano alcuni assi di legno dalla parete dell’unico locale della loro abitazione. La bombola del gas è finita e per cucinare qualcosa ai suoi bimbi ha bruciato un pezzo della casa. Tra quattro mattoni, in un angolo della casa, ha improvvisato un caminetto. Parliamo del problema della terra. Domenica, le dico, parlerò ancora con l’avvocato. Vedremo cosa si potrà fare.
“Padrecito – mi dice Erlianda cambiando all’improvviso il discorso – tengo un problema…”.
Nessuno dei suoi vicini, nessuno tra le sue amiche, nessuno tra i colleghi del marito, può o vuole fare il padrino o la madrina per i suoi bimbi. Sarà per problemi di relazione, sarà per l’apporto economico che il padrino deve sostenere nella cultura peruana, sarà che i tutti i parenti vivono dall’altra parte del Perù, ma il fatto è che questa ragazza è sola.
Mentre rientro verso Carabayllo ci penso. Più della bombola finita e di un pezzo della casa bruciata, più dell’assenza dell’acqua e delle fogna, più del tetto di plastica blu, è questa solitudine che ha spento il suo sorriso.
E’ la solitudine di molti che hanno lasciato la terra di origine e si sono riversati nella immensa e caotica periferia di Lima cercando lavoro e fortuna. E’ la povertà di chi si trova senza niente, e soprattutto senza nessuno.
Questa sera l’ultimo pensiero è per lei, suo marito e i suoi bellissimi bimbi.
Appena possibile torneremo a trovarla e, seduti sotto il tetto di plastica blu, cercheremo di essere una piccola presenza di quel Padre che mai dimentica nessuno dei suoi figli e che chiama a una nuova fraternità nel Suo nome.