18 marzo 2010, San Luis – Peten – Guatemala Buona Pasqua di Resurrezione

 

Cari amici e amiche

Da quasi due mesi ci siamo salutati ed ora vi mando alcune impressioni iniziali di questa nuova tappa della mia vita qui in Guatemala.
So che in Italia state vivendo un lungo e freddo inverno, arrivando a città del Guatemala anch’io ho trovato più freddo del previsto. La città si trova a poco più di 1.500 metri sul livello del mare inoltre la nostra casa provinciale si trova in una zona boscosa e quindi più fresca, si dorme volentieri con una coperta e di giorno una giacca non guasta, diremmo un clima autunnale.
Il 12 gennaio sono arrivato verso sera e sono stato accolto da P. Pasquale Miniero, originario di Napoli, poi nei giorni successivi ho conosciuto i comboniani delle tre comunità comboniane che  si trovano in città: la casa provinciale, una parrocchia periferica e una casa di animazione missionaria con saloni e possibilità di ospitare 40 persone per ritiri o corsi di formazione specialmente sulla missionarietà della chiesa. In totale ci sono qui 10 comboniani di cui uno Fratello. Un paio sono già ottuagenari. La provenienza è varia, Italia, Messico, Spagna, Guatemala, Costa Rica.
Ho ripreso a parlare spagnolo anche se ogni tanto mi mancano le parole e certamente solo ora riesco a parlare fluidamente. C’è anche la particolarità che in ogni paese qui in America Latina ci sono delle variazioni nei termini e nei modi di dire cosi che alcune parole di uso quotidiano possono risultare diverse, ci sono molti modismi o espressioni culturali da imparare.
La cosa più familiare che ho trovato sono state la “tortilla” e i fagioli, cosi che non soffro per il cibo.
Come vi dicevo l’attività dei comboniani presenti nel paese da più di venti anni qui in città è soprattutto di animazione missionaria, c’è un corso di missionologia per laici che si svolge 2 ore la settimana il lunedì mattina o sera, in due turni con materie cicliche per tre anni ed altre attività. La parrocchia prossimamente sarà lasciata  al clero diocesano per assumerne un’altra in una zona più bisognosa.
La situazione della città per quello che io ho visto è abbastanza caotica, come molte città latinoamericane è cresciuta molto negli ultimi 50 anni e trovandosi situata in una zona montagnosa non ha potuto sviluppare un viabilità sufficiente, al mattino e alla sera la gente passa del gran tempo in coda nel traffico per arrivare al lavoro o tornare a casa. Gli autobus urbani sono affollatissimi e lanciano un fumo nero che vi lascio immaginare.
Si nota la popolazione giovane, la gente è gentile e accogliente. Ho visitato alcune parrocchie accompagnando i comboniani nel loro ministero e la gente mi ha salutato con affetto. Qui vivono 3,5 milioni di abitanti su un totale di 12 milioni in tutto il paese.
Il salario minimo fissato per legge è stato aumentato in questi mesi e sarebbe 56 Quetzales. 1 Euro vale 11 Quetzales circa … il salario giornaliero dunque sono 5 Euro. Non so come sopravvive la gente … 1 kg di carne può costare 30 – 35 Quetzales, una bibita costa 5 Q., 20 pastiglie di antibiotico per un trattamento che ho comprato per un padre della comunità mi sono costate 120 Q., certo 10 Euro, poco ma che corrisponde a due giornate di lavoro …
Il giornale stesso riporta come il salario non sia sufficiente e non aumenta di pari passo con l’aumento dei prezzi. Un articolo del 25 gennaio riportava come alcuni ragazzi si dedicano durante le vacanze scolastiche, cioè da ottobre a metà gennaio, alla raccolti differenziata dei rifiuti presso la discarica della città per guadagnare qualcosa e aiutare la famiglia.
La Chiesa è presente in mole realtà di aiuto e promozione iniziando da istituzioni educative di vario livello, istituzioni sanitarie, la Caritas. La conferenza episcopale nella prima riunione dell’anno ha analizzato e denunciato la situazione presente.
Nel paese circa il 50 % è cattolico mentre il resto appartiene alle più variate chiese evangeliche.
Recandomi presso gli uffici competenti per ottenere il visto provvisorio di permanenza valido 2 anni, ho visitato alcune zone della città che è sede della capitale dal 1776, una zona storica centrale un po’ trascurata, dove si trova la cattedrale, la piazza principale, il palazzo di governo, un mercato di artigianato e a tre isolati la parrocchia dove è stato ucciso Mons. Gerardi il 26 aprile 1998. lo ricordo perché la violenza è un filo conduttore della storia del paese soprattutto nei 36 anni di “conflitto interno”, 1960-1996 durante i quali diverse dittature hanno causato grande sofferenza e lasciato sequele che arrivano alla attualità.
Proprio in questi giorni sto leggendo una biografia di Mons. Gerardi e davvero viene descritta una Chiesa che ha vissuto persecuzione e martirio, negli anni 70 varie espulsioni di agenti di pastorale stranieri e negli anni 80 l’uccisione di numerosi sacerdoti, religiosi, catechisti. Ricordiamo che nel vicino stato de El Salvador il 24 marzo del 1980 fu ucciso mentre celebrava la eucaristia Mons. Oscar Romero. Il 24 marzo appunto è stato scelto come data per ricordare i martiri moderni della Chiesa.
Avrete l’impressione che vi stia dando alcune pennellate della realtà e in effetti scrivo un po’ come mi vengono le idee nel momento.
Vi porto ora con me alla parrocchia di San Luis Rey al nord del paese. Da città del Guatemala generalmente si parte presto 5,30 – 6,00 del mattino per evitare il traffico. Dalla nostra casa bisogna attraversare la caotica città verso est in direzione al Mar dei Caraibi, si scende verso la costa per più di 200 km, 4 ore circa, poi si svolta verso nord e si entra nella Regione del Petèn. In totale si percorrono 362 km di strada asfaltata in circa 6 ore più una conveniente sosta. Lungo il percorso il paesaggio è montagnoso, si scende e si risale per vallate che all’inizio sono coperte di boschi e pinete, poi si arriva a una parte un po’ più desolata e secca dove molto è stato disboscato e destinato a pascolo con la conseguenza che sono diminuite le piogge e ora la gente del posto riceve ogni anno aiuti alimentari per sopravvivere. Lasciate queste vallate ci si dirige al nord e la natura torna ad essere più rigogliosa quasi una strada appenninica se non fosse per la vegetazione tropicale. Anche qui parte del paesaggio sono immense distese di pascoli, perché qui l’idea di sviluppo economico voluta dallo stato era produrre carne per l’esportazione verso gli Stati Uniti, hamburger per Mac Donald !!! ebbene si.
San Luis è una cittadina di cui non si conosce il numero esatto di abitanti, alcuni dicono 10 mila altri 15.000, il municipio distribuito in 108 villaggi dovrebbero contare 60.000 abitanti con una estensione nord-sud de 35km per 80 km est-ovest.
Nella comunità ora siamo 5: P. Pedro (51 anni), superiore e parroco, spagnolo; P. Agustin (41 anni) guatemalteco; P. Giuseppe (72 anni) italiano, P. Maximo (55 anni) peruviano; ed io.
Nel centro ci sono i servizi fondamentali, luce, telefono, ora anche internet, degli ambulatori per consulte mediche, uno gestito dalla parrocchia per un servizio serio e a prezzo modico perché la salute si presta a mercificazione e sfruttamento alzando i prezzi delle visite e dei farmaci. Nel mercato si trovano le cose elementari e prossimamente anche qui si aprirà una specie di supermercato con prezzi modici. I collegamenti con i paesi vicini e le città è organizzato e frequente.
Anche qui come nel resto del paese ci sono molte chiese protestanti, in alcuni villaggi totalmente protestanti non è gradita la nostra visita.
Per ora mi sto dedicando a osservare e conoscere. Ho fatto le mie prime camminate visto che un terzo delle comunità si trova in zone senza strade, la più lunga è stata di circa 6 ore che ho potuto sostenere grazie all’allenamento fatto sulle alpi quest’estate, certo camminare nella selva tropicale tra y 200 e i 1000 mt. di altitudine non è uguale a camminare tra i 2000 e i 3000 metri intorno al Monte Rosa.
Camminando osservo la natura, gli alberi, ascolto il cinguettio di uccelli che pero non vedo, a tratti non vedo neanche il sentiero da tanto che è fitto il bosco. Poi ci sono parti disboscate, dove la gente semina mais e fagioli e cosi via in una alternanza finche si raggiunge un villaggio. Il “mayordomo” incaricato della cappella ci riceve, ci offre da bere, in genere un “caffè”, beh una bevanda col sapore e colore del caffè diciamo un the di caffè, tiepido il che è perfetto per reidratarsi.
In alcune comunità al ricevere il sacerdote o un ospite lo incensano col turibolo tradizionale, segno di benvenuto, di accoglienza, si usa molto l’incenso nella liturgia e nei momenti di preghiera maya.
Nell’80% delle comunità si parla la lingua Q’eqchi’, una delle 22 lingue maya ancora vive, la cosa positiva è che da tempo questa lingua si scrive e c’è la traduzione di tutta la bibbia, la liturgia, canti, libri di catechesi, anche la scuola elementare è bilingue. Questo favorisce sia la evangelizzazione sia la vita delle comunità che si sentono più forti nella loro dignità.

Ho visitato anche alcuni contadini che partecipano a varie attività favorite dalla Pastorale Sociale, uno degli obbiettivi è la diversificazione della produzione per mantenere la fertilità del terreno e per favorire l’alimentazione variata delle famiglie. Ho trovato in questo orti di circa un ettaro fino a 25-30 piante diverse sia annuali che di lunga produzione: limoni, arance, cacao, ananas, papaia, mais, fagioli, inoltre un tipo di fagioli che fertilizza la terra e che è commestibile per gli animali, banane di diverse classi, mango, sapote …. e la lista non è esaustiva. Mi ha fatto molto piacere vedere la realizzazione di questo progetto che continua e che ogni anno offre formazione ai contadini e li aiuta dando loro le piante e le sementi con l’impegno che all’anno seguente condividano nuovi semi e piante con altre persone della comunità. Una propagazione per contagio di anno in anno. Credo che in questo campo mi sentirò di aiutare nella gestione e nel favorire queste attività in diverse comunità.

Condividendo un po’ oltre le attività e la situazione del paese personalmente sento la fatica di adattarmi a un nuovo ambiente, una fatica che a volte è fisica per il cambio di clima e di alimentazione, per gli insetti che fanno visita quando uno dorme nei vari villaggi, o nei parassiti intestinali che sono apparsi ultimamente, incidenti di percorso. A volte sento un po’ di nostalgia, mi perdonerete ma non è nostalgia dell’Italia, piuttosto del Messico dove ho vissuto quasi 10 anni. Molte cose qui mi richiamano quegli ambienti, la popolazione indigena Mixteca con cui ho vissuto 3 anni. La missione è anche questo, provvisorietà, servizio che si condivide in ambienti diversi ed è bene che uno senta anche nostalgia, ora come direbbe il “Piccolo Principe” mi devo lasciar adottare de questo nuovo popolo.
L’incontro con altri missionari mi stimola a capire e a compromettermi con questa realtà, ciascuno pone il suo contributo.

Non si può dire tutto e subito, per oggi mi fermerei qui ringraziando la tua attenzione, prossimamente manderò altre notizie, dopo pasqua inoltre dedicherò 2 mesi allo studio della lingua Q’eqchi’.

Buona Pasqua di Resurrezione, passaggio dalla schiavitù alla libertà per il popolo di Israele, dalla morte alla vita per Cristo e per tutti i suoi fratelli e sorelle.

fr. Simone Della Monica