20 dicembre 2017, Nairobi Natale 2017

 

Natale 2017

La nascita di Gesù porta una dura fine alla realtà di Erode che sembrava dovesse durare per sempre, e crea una nuova situazione storica per le persone ai margini che nel loro sconforto mai avrebbe potuto immaginare. (Walter Brueggemann)

Carissimi,

lo so, non dovrei scrivere a Natale, o non solo a Natale. È tanto tempo che non mi faccio sentire, ma colgo l’oocasione degli auguri di Natale per raccontarvi, in breve, quello che succede da queste parti. Io sono sempre nella nostra casa di formazione degli studenti di teologia: sono 24 quest’anno, in comunità siamo 29, di 16 nazionalità diverse. Una bella convivialità delle differenze!

Il Kenya è appena uscito, non indenne, da un anno di campagna elettorale, due elezioni presidenziali e due verdetti della Corte Suprema. Il primo, storico, ha annullato (prima volta in Africa) le elezioni dell’8 agosto, ordinandone la ripetizione entro 60 giorni, cosa che è avvenuta il 26 ottobre. Il leader dell’opposizione, in segno di protesta per le mancate correzioni ordinate dalla stessa Corte Suprema, ha boicottato le seconde elezioni spianando la strada al presidente uscente che è stato riconfermato facilmente (e confermato dal secondo verdetto della Corte Suprema), ma anche spaccando il Paese in due (la partecipazione alle elezioni di ottobre è stata la più bassa mai registrata in Kenya). A tutt’oggi l’opposizione e metà del Paese non riconosce il Presidente come regolarmente eletto. I tanti appelli del corpo diplomatico e delle Chiese sembra non riescano ad aiutare a sanare le divisioni. La gente delle due parti segue ciecamente i propri leaders, proprio come se fossero i messia che possono salvare il Paese. Ma “la realtà di Erode” serve solo ad Erode e ai suoi complici, e a farne le spese sono sempre i poveri, i marginali della società. Tanti sono stati uccisi, molti hanno perso i loro pochi averi, l’economia è rimasta bloccata per mesi, le ferite sociali si sono allargate (mai rimarginate da dopo la follia del 2008). La Chiesa cattolica fa quello che può, intrappolata anch’essa in questa divisione che appare come etnica, ma che alla fine è solo di potere.

Sul fronte interno, la Chiesa sembra sempre più preoccupata e concentrata su come fare soldi per poter continuare le proprie attività, ma anche il proprio stile di vita, almeno del clero e della leadership. Anche qui sembra esserci uno scollamento evidente tra chi governa e chi affronta i suoi problemi quotidiani di vita e, per molti, di sopravvivenza. L’impegno delle Chiese nell’educazione civica è notevole in occasione delle elezioni, ma sembra non riuscire a tradursi in un lavoro capillare e quotidiano di formazione alla cittadinanza responsabile. Una cosa è la partecipazione alle attività religiose, un’altra è la partecipazione alla vita civile.

Noi Comboniani siamo così presi dal lavoro pastorale che è difficile, anche per noi, fermarsi un momento a pensare, a riflettere profondamente su quanto sta accadendo, a chiedersi perchè sta accadendo, dove siano le radici di questo scollamento. Le iniziative, i progetti, gli interventi in tante zone del Paese sono moltissimi, ma mi chiedo se riusciamo davvero ad incidere nella trasformazione della società.

Ecco, brevissimamente, la mia lettura veloce della realtà. Volutamente è a tinte abbastanza fosche, perchè una delle trappole più mortali del nostro tempo è la disperazione, il senso di impotenza, l’ingabbiatura della nostra immaginazione. Immaginare un futuro diverso, un mondo diverso, relazioni umane e sociali diverse, sembra impossibile, almeno a noi adulti che “sappiamo bene come va la vita”. E questo è il segno più evidente che come Chiesa, e come Cristiani in generale, abbiamo un po’ perso il senso della nostra vocazione più profonda. Forse la nostra coscienza è stata addomesticata, perdendo la giusta rabbia per saper criticare (e smantellare) la realtà di Eorde, e la giusta speranza per infondere energia a chi è vittima di questa realtà. E lo siamo tutti, in gradi diversi e con conseguenze diverse.

Allora il Natale è il recupero di questa speranza e di questa rabbia. Parlare di speranza a Natale può essere facile, un po’ meno è parlare di rabbia. Ma entrambe affondano le loro radici in una lettura vera della nostra realtà, nel coraggio di dare un nome alla realtà di Erode che dà vita a pochi e uccide molti, di criticare (senza pensare a ciò che è politicamente corretto) per costruire, mai per distruggere. Una lettura della realtà che include Dio, e il suo sogno. Noi siamo, dovremmo essere, la coscienza della Terra, portatori di un nuovo modo di immaginare la vita e la realtà, quello che viene dai profeti, da Gesù, da Dio stesso. Ovviamente l’immaginazione di cui parlo (di cui parla la Bibbia!) non è un sognare ad occhi aperti, ma è riflessione e azione. Insieme, perchè la riflessione senza azione è verbalismo inutile, la seconda senza la prima è attivismo sterile.

Gesù si è distanziato visibilmente dalla realtà di Erode, rigettandone le istituzioni economiche, politiche, sociali e culturali. Ha iniziato una nuova realtà – la realtà della comunità di donne e uomini che hanno deciso di seguirlo. E lo ha fatto non attraverso marce, volantinaggi o discorsi ufficiali ai potenti di turno, ma andando concretamente dai poveri, dai marginali, per consolarli, guarirli, rimetterli in piedi, dar loro potere e coraggio di azione. Gli ha permesso di riconoscere le loro storie personali all’interno dell’unica Storia di Dio.

Questo è il mio augurio, per me e per voi, ovunque vi troviate. Riconoscere le nostra storie personali, sconnesse e confuse, dentro l’unica Storia che non si ripete mai, ma avanza sempre verso la meta finale del Regno in un cammino lento, graduale e progressivo. Sentiamoci benedetti in prima persona e chiamati in prima persona a ricreare una comunità che sappia immaginare e costruire una realtà nuova. In Kenya, in Italia, in ogni angolo del mondo.

Un grande abbraccio a tutti!

Stefano

PS: Un piccolo segno di questa immaginazione di una realtà altra è la scuola secondaria (dei Comboniani) che aprirà i suoi battenti a gennaio qui a Nairobi. Un luogo che vorremmo essere di Educazione con la E maiuscola: non solo tecnica e conoscenza, ma cittadinanza responsabile, appartenenza, coraggio, politica, e chi più ne ha, più ne metta. La realtà di Erode dice: impossibile! Quella di Dio?

Un piccolo segno vostro potrebbe essere quello di aiutare gli studenti a percorrere questa strada con un contributo per le borse di studio per coloro che non ce la fanno.