Amiche e amici cari,
pur non essendo in Brasile, quest’anno la pandemia mi ha impedito di andare, voglio condividere con voi un poco della vita, delle vite, che Casa do Sol ha continuato a proteggere e alimentare.
Anche in Brasile le scuole hanno dovuto chiudere. Lo stato della Bahia è stato il primo a imporre il lockdown disubbidendo a Bolsonaro, grazie alla preziosa collaborazione tra il Governatore dello Stato e il Sindaco di Salvador nonostante siano di partiti opposti, per questo l’epidemia non ha raggiunto le dimensioni allarmanti del resto del Paese.
Così anche Casa do Sol ha dovuto interrompere le sue attività. Ma questa interruzione è stata breve; rapidamente l’équipe locale, che ora la gestisce, e il gruppo di educatori si sono attivati per poter seguire i bambini, i ragazzi e le loro famiglie, che col protrarsi della crisi rischiavano anche di non avere più come alimentarsi. Essendo un’istituzione conosciuta e stimata per il suo lavoro, varie entità locali e la Segreteria dell’Educazione del Municipio, hanno donato e fornito alimenti come avveniva durante le attività regolari. Le insegnanti della scuola dell’infanzia e del doposcuola hanno continuato a frequentare Casa do Sol, preparando attività che potessero essere svolte in casa con l’aiuto dei genitori. Dall’inizio di aprile quindicinalmente a piccoli gruppi le mamme, sono venute in Casa do Sol, per ricevere il kit con le attività per i bambini e i ragazzi e il materiale necessario per realizzarle, insieme ad una “cesta basica” con alimenti e materiale di igiene (le dimensioni e il contenuto dipendevano da ciò che era stato donato). Nei primi mesi sono state consegnate anche le mascherine cucite dalle donne della comunità. In questo giorno in gruppo hanno condiviso le esperienze fatte, chi lo desiderava aveva la possibilità di essere ascoltata individualmente. Una mamma in una di queste riunioni ha detto che ciò che ricevevano ogni volta era per loro “Una caixa de amor”.
Tutto questo ha fatto sì che le famiglie non si sentissero abbandonate e sole ad affrontare questa crisi e i bambini non interrompessero il percorso formativo. Casa do Sol è diventata un sostegno ancora più prezioso per i bambini, i ragazzi, i giovani e le mamme che lì trovavano sempre accoglienza e ascolto. Potete immaginare cosa sia significato per le famiglie trascorrere la giornata concentrate e costrette in abitazioni piccole, buie, calde, umide, quasi sempre senza spazio sufficiente per consentire a tutti di trovare una sistemazione. Per questo ancora oggi la gente vive all’esterno, sulle scalinate dei pendii, nei piccoli spiazzi, o nel fondovalle tra i rigagnoli delle fognature.
Anche gli adolescenti hanno continuato le loro attività, venivano in Casa do Sol nei gruppi, suddivisi in turni alternati. In giorni fissi i loro educatori erano presenti per un ascolto individuale. Sono stati realizzati vari eventi, che potete vedere su: YouTube – Espaço Casa do Sol – pagina Facebook – Espaço Cultural Casa do Sol.
Il corso per Giuristi Popolari ha potuto continuare a distanza, avendo i partecipanti accesso alla tecnologia necessaria, sia individualmente, sia nei vari collettivi da cui loro provengono. Come conclusione dell’anno accademico, raccogliendo il materiale frutto delle discussioni e degli approfondimenti è stato elaborato un ampio testo sulla “Pedagogia della pandemia”. A metà anno a Casa do Sol è stato chiesto dall’Unicef-Brasile di gestire la distribuzione di alimenti a milleduecento famiglie delle periferie più disagiate della città, durante tre mesi. Nonostante il timore di non avere le risorse umane e le capacità sufficienti, la coscienza di essere e di farsi “fratelli” ha dato coraggio per intraprendere questa sfida. L’équipe ha deciso di consegnare dei buoni spesa alle donne responsabili delle famiglie che sarebbero state beneficiate, invece delle solite borse alimentari già predisposte, per dare loro la dignità di poter decidere per una volta, cosa scegliere in base ai loro bisogni. Casa do Sol è riuscita a contattare le Associazioni che operavano in sei zone della periferia e che si sono assunte la responsabilità di scegliere le famiglie più disagiate e hanno cercato i negozi locali che accettassero questi buoni spesa per poi ricevere il pagamento solo a fine mese, dopo aver fornito a Casa do Sol la regolare fattura, per poter rendicontare tutto con trasparenza. Mi raccontano di come questa fatica sia stata per tutti un’ulteriore esperienza di crescita, di quanta solidarietà e coraggio abbiano trovato nel tessuto sociale delle piccole comunità, nelle donne incontrate, nell’aver attivato nuove collaborazioni a livello di città. Così l’iniziativa di Casa do Sol si è estesa a tutto il territorio cittadino, nonostante la pandemia, i rischi del contagio, la paura di affrontare i poteri locali, spesso nelle mani dei trafficanti.
La particolarità dell’anno trascorso ha dato la possibilità a Casa do Sol di intensificare le proposte formative per l’équipe. Tra queste c’è stato il corso di “Sviluppo Istituzionale”, donato e coordinato da una Fondazione di San Paolo. Qui tutti sono stati condotti a ripercorrere la traiettoria di Casa do Sol dentro la storia della comunità di Cajazeiras, ora classificata da fuori come “Favela”, ma chiamata occupazione dagli abitanti. Comunità che si è sviluppata attorno al nucleo del “Quilombo do Urubù”, villaggio costituito verso il 1850 da schiavi fuggiti dalle piantagioni di zucchero. Molti sono stati questi Quilombo in tutto il Brasile e varie comunità ora vengono riconosciute come resti di questi.
Durante lo svolgimento di questo corso il grande gruppo di Casa do Sol è arrivato a riconoscersi come Quilombo, perché come i loro antenati hanno cercato rifugio, così loro dicono: «nos aquilombamos», si sono isolati dal resto della città per proteggersi, per farsi forti insieme, convivendo e lavorando molto più vicini, e hanno vissuto con maggior intensità la solidarietà, la condivisione, l’amorosità. Neide una delle educatrici, raccontando di questo periodo, ha rivelato, quasi con emozione, come nello studiare e approfondire la conoscenza delle loro origini abbiano trovato un significato per questo tempo. ”Come i nostri antenati, qui abbiamo iniziato a costruire il nostro progetto di Società dove il successo individuale non è più un valore perché indissolubilmente uniti da un destino comune……”
Per questo sabato 19 dicembre, momento conclusivo dell’anno, dopo giorni di verifica e programmazione, il grande gruppo che lavora in Casa do Sol, il comitato direttivo, i funzionari, i volontari, ha riconosciuto come il sentimento di Gratitudine sia prevalso in tutti, anche per non aver avuto nessun contagio, sia al suo interno, sia tra le persone che hanno continuato a percorrere i suoi spazi. Molti di loro giornalmente si muovevano su autobus strapieni, in tragitti molto lunghi. Anche in quest’ anno così difficile per tutti, Casa do Sol ha potuto essere un segno di Speranza per tante famiglie, grazie alla vostra solidarietà e alla vostra fiducia.
Da parte mia e da parte di tutta la Casa do Sol, con grandi e piccoli, un grazie immenso, che come sempre non trova le parole adeguate per dirlo ai vostri cuori generosi.
Che la luce del Bambino Gesù dissolva tutte le nostre paure, sostenga la nostra speranza e ci renda instancabili nel trasmetterla a chi incontreremo sui nostri passi.
Buon Natale! Pina Rabbiosi Dicembre 2020