30 ottobre 2009, Rhumzu – Camerun Lasciate che i bambini vengano a me

Ciao a tutti!
Quest’anno le piogge, cominciate in ritardo, non vogliono smettere. Così il mais rischia di marcire e il soja, anziché seccare sulla pianta, cade e germoglia. La situazione preoccupa non poco.
La parrocchia di Rhumzu è in grande fervore. Sabato 14 Novembre ospiterà le ordinazioni dei nuovi preti. Due quest’anno. Henry di Mokolo Mboua e James di Rhumzu. Si attendono 3000 persone. Bisognerà acquistare più di un bue per la festa… Domenica 15 Novembre la prima Messa a Kossahai. Altra festa. Nel mese di Luglio avevamo già ospitato la professione solenne di Pierre tra i Fratelli del S. Cuore. Presto, probabilmente, la professione perpetua di Sr Bernadette… chissà. Tutto questo è per noi una benedizione.
Il nuovo Collège di Mogode funziona bene: due classi con 85 studendi in prima superiore. Laura è prof, economa e segretaria!
le galline ricominciano a fare uova, le formiche le hanno già fatte… nella macchina per il pane, il varano le ha magiate. Vabbeh! La vita continua.
Alla prossima
Corrado

Lasciate che i Bambini vengano a me!

Ricordo una serie di lettere apparse su Famiglia Cristiana e anche su Avvenire, sull’opportunità di portare i bambini piccoli a Messa e sulle possibili soluzioni. Dalla gabbia di vetro alle babysitter parrocchiali. I bambini in chiesa non mi hanno mai dato fastidio, ma, ora, sorrido pensando all’Italia…
Durante la messa, in prima fila, la piccola Massa, di due anni, è seduta per terra. Raccoglie delicatamente la sabbia che copre il pavimento. La mette nel suo foulard. Poi cerca un sasso più grosso. Una leccatina… e poi via, a macinare i sassolini più piccoli, come fosse miglio nel mortaio. Lì vicino c’è un’altra piccola, Kouvou, che ruba l’infradito alla mamma. Se lo mette sulla schiena. Lo lega stretto col suo foulard. Come fosse un bambino. Mimano i gesti tipici che ritmano la vita del villaggio. Vanno avanti parecchio. Non disturbano, non sono disturbate.
A due anni Kodji è ormai grande. E’ seduto come gli altri sul banco di cemento. Un movimento sbagliato e… ops! cade pestando la testa. Piange un po’. La mamma (ma è la mamma?) lo accarezza un po’ sulla testa. Un altro bambino, poco più grande di lui, lo prende in braccio e lo porta fuori. Ritornano, mano nella mano, dopo alcuni minuti.
Ecco la piccola comunità di Kwatre. I battezzati sono solo 7 o 8. Ricevuto dopo anni di preparazione. Ci sono degli adulti catecumeni e alcuni simpatizzanti. Ma la chiesa è piena. La gente serrata. Un centinaio di persone. Per lo più bambini. Cantano con gioia. A piena voce. Non riescono a star fermi. Danzano che è uno spettacolo. Nei momenti più calmi della celebrazione, un incaricato redarguisce chi si agita troppo. E’ sufficiente mostrare l’indice. Un altro incaricato, con il bastone lungo e fine, tocca la testa di chi si distrae e di chi disturba. Funziona. Qui si può fare, senza scomodare il telefono azzurro.
Durante la Messa, tra la gente, difficile accorgersi della sua presenza tanto era piccolo. Dormiva beato, avvolto da un panno, legato sulla schiena della mamma. Si sveglia. Frigna un po’. La mamma, allora, apre la borsa piena di giochi e li versa addosso al piccolo che non sa più cosa scegliere… Ah no, questa è l’Italia… Da capo: Si sveglia. Frigna un po’. La mamma, allora, inizia ad allattarlo. Il bambino subito si calma. E’ il rimedio più naturale e sicuro. Usato qui in ogni luogo e circostanza. Quest’estate, in Valmalenco, l’ho proposto ad una mamma, durante il battesimo del figlio che non smetteva di piangere, ma… non l’ho convinta.

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La chiesa di Rhumzu è un po’ il fiore all’occhiello della diocesi di Como in terra d’Africa. Ha il bel presbiterio e la navata principale in marmo. Quasi lucido, direi, vista la polvere che gira. Durante la Messa un bambino si allontana dalla mamma. Non cammina ancora. Si fa forza con le mani e scivola di sedere. Ed ecco il miracolo: dato che non esistono pannolini, dove passa il bambino il marmo inizia a brillare. Potrebbe essere un’idea per la pulizia della chiesa…

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Era da un po’ che ci provava. Finalmente la piccolina riesce a tirarsi in piedi, appoggiata alla panca. Pensa bene di regalarci un po’ di musica: inizia a tamburellare con le mani sulla panca. Disturba. Chi l’accompagna lascia fare. La vicina stende la gamba e l’appoggia sulla panca. Missione riuscita: la piccola smette di picchiare sul banco e si mette a giocare con le dita dei piedi della vicina.

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La messa è finita. La gente esce in fretta: non è una novità. I bambini restano. Anche chi era fuori dalla chiesa entra. E’ il loro momento. Canti, danze, tamtam al massimo. E’ la preghiera che continua. A loro misura, più che mai. E da lassù, è certo, Qualcuno sorride.