“Sono rimasto molto commosso e contento nel ricevere la lettera nella quale mi è stato comunicato che la mia richiesta di aiuto per la missione tra gli Indios Sataré-Mawé dell’Amazonas è stata approvata dalla diocesi e dal centro missionario di Como. Ancora una volta si tocca con mano come la diocesi abbia un profondo sentimento di solidarietà e non dimentichi i suoi missionari. Io sono qui nella diocesi di Parintis Amazonas da quarantadue anni e ho lavorato come missionario in varie zone, ma sempre tra gente povera della foresta e dei laghi, visitando le varie comunità e villaggi sparsi sulla riva dei grandi fiumi che alle volte diventano furiosi e pieni di pericoli. Ho quaranta villaggi di cabocli (abitanti della foresta, discendenti da amerindi e portoghesi, ndr). da visitare e inoltre ho ventisei comunità di indios da assistere e per arrivare a queste Aldeias (villaggi, ndr) mi ci vogliono sette ore di barca e dieci o dodici ore di canoa sotto sole e pioggia e con tutti i pericoli che si incontrano. Ci si imbatte in pali, tronchi, erbacce e numerosi sono, durante questi viaggi, i bagni dovuti alle forti correnti dell’acqua. Oltre a questi spostamenti il lavoro è molto. La catechesi, i vari corsi di formazione durante l’anno, il trasporto di personale nelle diverse zone e di aiuti umanitari, i progetti per favorire lo sviluppo di queste comunità richiedono costi alti che noi non abbiamo possibilità di affrontare. E del resto è solo così che si rende presente Cristo in mezzo a questa gente semplice e primitiva ed è quello che loro aspettano da noi come segno concreto di amore. Per questo dobbiamo fare appello al sentimento missionario della nostra terra per poter continuare in questa missione. Per me perciò è una grande allegria sapere di quello che la nostra diocesi fa per questa gente, gli aiuti fanno capire meglio il senso della Chiesa.”