La nostra Chiesa locale di Maroua-Mokolo si è ritrovata per vivere le giornate diocesane e per dare inizio ufficialmente all’anno pastorale.
Nei giorni 9, 10 e 11 ottobre, in una parrocchia della città di Maroua -Saint Jean – più di duecento operatori pastorali (laici, suore e preti attorno al Vescovo, mons. Philippe Stevens) hanno riflettuto, pregato e condiviso il tema scelto per i mesi a venire: che la vostra luce brilli davanti agli uomini (Mt 5,16) L’organizzazione delle giornate è affidata, a rotazione, ad una zona della Diocesi. Nei mesi di luglio, agosto e settembre, gli operatori pastorali della zona incaricata si incontrano per preparare le giornate: contenuti e aspetti tecnico-organizzativi. Le tre giornate che si vivono assieme permettono un interessante scambio di idee e una prima importante organizzazione dell’anno pastorale. La prima giornata, martedì 9, dopo l’introduzione del vescovo, ha visto un ricco e approfondito intervento del vicario foraneo della zona incaricata: discepoli e apostoli di Cristo, luce degli uomini. Due momenti di lavoro di gruppo (uno al mattino e uno al pomeriggio, in 21 gruppi misti) hanno permesso di condividere e di appropriarsi del tema e di riflettere su: “le ombre e le luci della nostra vita cristiana”. Tutta la giornata aveva come sfondo la domanda: “Chi siamo noi?” La giornata di mercoledì 10 ha avuto un primo incontro in assemblea per la breve sintesi del lavoro di gruppo di martedì pomeriggio e quindi, sempre in mattinata, l’ascolto di cinque interessanti testimonianze di vita vissuta: un maestro, un cristiano ‘semplice’, un catechista, un operatore sanitario, un ‘anziano’ della diocesi. Nel pomeriggio, un secondo ricco intervento – poi ripreso nel lavoro di gruppo – è stato proposto dal Segretario Generale del Comitato Diocesano di Sviluppo, alla luce della risposta di Gesù agli inviati di Giovanni Battista: “andate e raccontate ciò che ascoltate e ciò che vedete”(Mt 11,4) La seconda giornata è stata accompagnata dalla domanda: che cosa fai tu del tuo battesimo? La terza giornata ha avuto l’intervento del Vescovo che ha ripreso i punti principali delle tre giornate. La frase della giornata è stata: “non si accende la lampada per metterla sotto il tavolo” (Mt 5,15) Un momento di incontro per zone ha permesso lo scambio di informazioni e di date utili.
Durante le giornate, i tanti e diversi comitati diocesani, hanno avuto il tempo e l’occasione di presentare il loro programma di massima. La celebrazione della messa del primo giorno, è stata anche l’occasione della presentazione dei nuovi arrivati in Diocesi, fra i quali i nostri Lorenzo e Brunetta, mentre durante la messa del terzo giorno, il Vescovo ci ha inviati tutti in missione. Tutto il ricco materiale delle giornate diocesane sarà elaborato nei prossimi giorni dal Consiglio Pastorale. In questa occasione vorremo condividervi le impressioni finali del nostro Vescovo, che fanno un po’ da sfondo, al piano pastorale dell’anno.
1. La nostra chiesa deve essere missionaria: c’è molto lavoro da fare per annunciare Gesù ai tanti che ancora non lo conoscono. E Gesù lo dobbiamo far conoscere anche i fratelli mussulmani.
2. Noi cristiani dobbiamo sentirci partecipi delle gioie e delle sofferenze della nostra gente: di tutti coloro che vivono attorno a noi e non solo dei nostri fratelli cristiani. Gesù è venuto perché gli uomini – e non innanzitutto i cristiani! – abbiamo la vita. Per noi deve essere importante l’essere prossimi della vita della gente.
3. La nostra testimonianza di vita è molto importante. Noi siamo luce per gli altri a partire dalla nostra testimonianza di vita: le nostre parole, la nostra presenza, il nostro essere famiglia, il nostro essere comunità, il nostro essere prete, suora, diacono … Non c’è alternativa per la nostra chiesa, aggiunge il vescovo, non c’è altra priorità pastorale all’infuori della piccola comunità di quartiere: la comunità ecclesiale vivente. E’ attraverso essa che deve passare l’importante testimonianza di fede. Nella piccola comunità si vive la preghiera per essere vicini alla fonte della Luce e per poter essere facilmente vicini alla gente.
4. L’istituzione del matrimonio e della famiglia è fortemente messa in pericolo. E’ nostro dovere fare ogni sforzo per il rispetto del fidanzamento, del matrimonio, della famiglia, dell’accoglienza della vita (dei figli).
5. La nostra Diocesi si è impegnata dagli inizi per la pastorale dello sviluppo, per la promozione umana. Questo lavoro è coordinato dal Comitato Diocesano di Sviluppo (CDD) Il Comitato di Sviluppo ha un ruolo importante nel nostro lavoro pastorale. Da un anno si sta ristudiando – non senza fatica – il ‘manuale di procedura’ del Comitato e le relazioni del Comitato con la Caritas, con la Diocesi in generale e con le sue ormai numerose associazioni (Scuola, Sanità, Servizio Consigli, Ufficio Amministrativo, Progetti particolari – per esempio il progetto di lotta contro la desertificazione – Promozione della Donna, Acqua, …) La tentazione di arrivare ad avere facilmente dei soldi è molto forte per tutti. E’ importante lavorare attorno a tre parole chiavi: lavoro, formazione e fede.
6. I giovani restano sempre una nostra grande sfida: giovani studenti e giovani lavoratori. Le due commissioni rispettive (JEC e JCC) non mancano di possibilità di impegno, spesso da inventare e reinventare: insegnamento della religione, inserimento e accompagnamento nel mondo del lavoro, nuove possibilità di lavoro, presenza nei collegi, catechesi parrocchiale, oratori, …
7. Il dialogo interreligioso e l’ecumenismo. Il Vescovo ‘sogna’ l’unità: forse – dice – potrebbe partire da noi, dalla nostra realtà africana l’inizio dell’unità delle Chiese. Occorre essere aperti ad iniziative comuni: oratori, celebrazioni di fede, azioni di sviluppo e culturali, movimenti e associazioni aperte a tutti, … Con l’islam bisogna riconoscere l’avanzare di un islam integralista e quindi è quanto mai importante intensificare i legami d’amicizia. Il Vescovo ci ha poi condiviso la vicenda del figlio di un grande capo tradizionale mussulmano. Questo giovane – nigeriano, non lontano da noi – educato e cresciuto nella fede islamica, ha avuto l’occasione di studiare e di formarsi in buone scuole mussulmane e di frequentare un’università marcatamente integralista. Il suo ‘destino’ era di prendere il posto del padre e favorire la diffusione dell’islam integralista. Ma … ha incontrato Gesù e si è convertito alla fede cattolica. Ha quindi dovuto fuggire. Si è rifugiato nella nostra Diocesi ma da qui, non essendo molto al sicuro, è stato aiutato a partire.
Ci sta davanti un sempre nuovo e ricco anno pastorale. Condividiamo con voi il desiderio e l’impegno di essere luce piena per tutti, affinché la Luce brilli nel mondo.
La nostra diocesi avrà la gioia di quattro nuovi sacerdoti diocesani, il prossimo 24 novembre.
Buon mese missionario, dalla missione diocesana in Camerun