Il saluto di Grosio

Don Filippo verso il Mozambico

Da “Il Settimanale” #03 del 16 gennaio 2020

La Comunità pastorale di Grosio, Ravoledo e Tiolo ha salutato il vicario parrocchiale, che sarà “fidei donum” nella Diocesi di Nacala

Nella solennità dell’Epifania, lo scorso 6 gennaio, la Comunità pastorale di Grosio, Ravoledo e Tiolo ha salutato il vicario don Filippo Macchi, ormai prossimo alla partenza per il Mozambico  come missionario fidei donum della Diocesi di Como, inviato alla Diocesi di Nacala. Durante la Messa, concelebrata da tutti i sacerdoti e diaconi della Comunità pastorale, l’omelia è stata la
principale occasione per condividere alcune riflessioni, per dare spazio ai ringraziamenti e – perché no – lasciare qualche paterna raccomandazione. L’elemento fondamentale che don Filippo ha voluto subito sottolineare, in apertura, è stato il motivo profondo che portava la comunità di Grosio a trovarsi riunita: celebrare non tanto il saluto al suo vicario, bensì l’Epifania del Signore.
È stato così subito riportato lo sguardo al Centro, alla vera Radice di ogni comunità che possa dirsi realmente cristiana e pertanto missionaria: Gesù Cristo. Don Filippo ha ricordato più volte
che se ognuno, come i magi, dopo aver riconosciuto la Luce, sarà disposto a scomodarsi, allora la “missione” verrà da sé. Riconoscere di aver ricevuto un Dono, senza meriti, e poi mettersi in
moto per donare gratis, a nostra volta, la vita … tempo, ascolto, energie … rende missionario ogni cristiano (ovunque!) e rende viva e missionaria ogni comunità. Ma questo accade solo se il centro è riconosciuto in Gesù, e la sua ricerca è capace di scomodarci e cambiarci la vita. Così successe nella vita di San Filippo Neri, alla cui figura, tanto cara al vicario, era dedicata la rappresentazione teatrale posta in scena, durante il pomeriggio, nella chiesa parrocchiale. Il Giullare di Dio, come fu anche chiamato il Santo, decise di dedicarsi alla propria missione evangelica in una città corrotta e pericolosa quale era Roma ai tempi. Radunò intorno a sé un gruppo di ragazzi di strada avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire cantando e giocando, in quello che sarebbe poi diventato l’oratorio. E quando il Papa, come riconoscimento per quanto il sacerdote faceva, decise di nominarlo cardinale, Filippo rifiutò preferendo il Paradiso. Messa da parte la talare rossa, subito tornò a spendere la vita per i suoi ragazzi, desiderando di portarli tutti a Cristo… quale più bell’augurio per un partente?
Non sono poi mancate le sorprese e i regali. La sorpresa più grande è stato il saluto di Karamoko, un amico ivoriano, e i suoi due figli Alì e Ibrahim. Migranti di fede mussulmana accolti nel paese di Grosio ormai alcuni anni fa, hanno desiderato partecipare al momento di festa e saluto pomeridiano in chiesa e leggere un commovente ringraziamento per la vicinanza dimostrata da don Filippo in questo tempo e una benedizione per il cammino che verrà. Poi i regali: uno zainone per chi parte, pieno zeppo dei messaggi di saluto e di affetto dei bambini del catechismo, un paio di scarpe da ginnastica per chi resta (don Gianluca Salini, il diacono che sta prestando servizio a Grosio fino all’ordinazione presbiterale) e, per il parroco don Ilario Gaggini, un crocifisso proveniente dal Mozambico, vero centro a cui guardare e da cui partire, sempre.
Da qui le raccomandazioni di don Filippo a tutta la comunità: «Fidatevi di chi vi guida […], guardate dove lui guarda. Il contributo che ho dato io servirà a qualcosa se vi siete sentiti a casa in questo luogo e se siete disposti ad andare avanti. Se volete continuare guardate a Lui, al povero segno che Dio vi mette davanti. Questo è essere Chiesa e questo vi fa crescere come uomini
[…]. Ma non cresce chi si fa i fatti suoi, chi fa quello che vuole […]. Cresce chi segue. Se quello che ho fatto per voi vi ha fatto bene, c’è un modo per dimostrarlo: continuare. Restare. Seguire. Perché l’oratorio non è il prete, la parrocchia neanche, è i ragazzi, le famiglie, è una comunità che prova a seguire Cristo»… nostra Luce.
Essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva.
F.F.