Un nuovo segno di fede e di speranza per la comunità di Carabayllo, alla periferia nord di Lima. Il 30 agosto è stata inaugurata la cappella dedicata a Santa Rosa da Lima – o “Santa Rosita”, come viene affettuosamente chiamata dalla gente – in una zona popolosa della parrocchia di San Pedro, guidata da don Roberto Seregni, sacerdote fidei donum della Diocesi di Como. La data scelta non è stata casuale: il 30 agosto in Perù si festeggia proprio Santa Rosa che è patrona del Paese e dell’intero continente americano.
«È stato un evento importante della storia della parrocchia – racconta don Roberto – perché finalmente siamo riusciti a dare alla comunità del quartiere spazi adeguati per la preghiera e le attività della comunità: oltre allo spazio per il culto la nuova cappella ha, infatti, tre saloni per la catechesti e gli incontri di bambini, giovani e adulti».
La nuova cappella, realizzata in diverse fasi, è stata progettata e costruita grazie al coinvolgimento di un missionario laico malteste, di professione architetto, che appartiene alla Comunità della Dottrina Cristiana e collabora da anni con i nostri fidei donum.
«La comunità di Santa Rosita è nata undici anni fa – ricorda don Roberto – quando don Savio Castelli, allora fidei donum in Perù insieme a don Umberto Gosparini, iniziò ad organizzare incontri in questa zona: le celebrazioni si svolgevano in una piccola cappellina di legno, costruita con il lavoro della gente e grazie ad un primo contributo del Centro missionario diocesano, fruppo di una donazione di don Gino Discacciati. Lì, per anni, abbiamo celebrato battesimi, comunioni, catechesi, feste… ma col tempo quella struttura ha iniziato a sgretolarsi e abbiamo deciso di costruire una nuova chiesa».
Per renderlo possibile sono stati altrettanto importanti il contributo della comunità locale, sotto forma di offerte e lavoro manuale, e il sostegno da parte della Diocesi di Como che aveva dedicato alla cappella di Santa Rosita uno dei progetti della Quaresima Missionaria del 2024.
La gioia dell’inaugurazione è stata grande: «C’era tanta gente, molte famiglie e tanti ragazzi che negli anni scorsi hanno ricevuto i sacramenti. È stato davvero bello: una comunità nata come un granellino di senape che oggi è diventata un piccolo albero».
Lo sguardo, ora, va al futuro. Don Roberto pensa già a un’altra zona della parrocchia, Santa Maria, dove il prefabbricato di legno in cui attualmente si raduna la comunità non è più sufficiente per accogliere i numerosi fedeli. «La gente fa quello che può, organizzando attività e raccolte fondi – spiega – ma servirà anche l’aiuto di benefattori per poter costruire una chiesa di mattoni. Il mio desiderio è di riuscire, prima della fine del mio mandato, a lasciare loro almeno una chiesa, segno stabile della presenza del Signore in mezzo al suo popolo».