Pace è… voler bene senza paura ed egoismi!
Attività per i più piccoli: i fiori colorati
La testimonianza molto forte di padre Lorenzo Snider ci chiede di provare a portare semi di speranza nella vita di chi soffre e di chi vive in situazioni di disagio.
Ti proponiamo di preparare dei fiori colorati con i colori dell’arcobaleno che una volta regalati possano generare sorrisi e donare un seme di speranza a chi, vicino a te, magari non sta bene o si sente triste.
Colora tutti i fiori che vuoi e pensa a chi vuoi donare i tuoi fiori e il tuo messaggio di speranza.
Come? Ecco qui il procedimento per colorare i fiori veri.
Cosa serve:
- fiori bianchi acquistati dal fiorista: l’esperimento non riesce perfettamente con fiori recisi presi dal giardino, che sono più delicati e tendono a sfiorire più facilmente. Noi vi consigliamo di utilizzare rose, calle o margheritone.
- piccoli vasetti di vetro
- colorante alimentare liquido o in gel in varie tonalità
- forbici
- acqua
Come colorare i fiori:
Per prima cosa prepariamo i fiori: i gambi vanno tagliati a 45° e abbastanza corti in modo tale che riescano ad assorbire più velocemente l’acqua colorata.
Una volta recisi i gambi, lasciateli fuori dall’acqua, in un luogo fresco e in ombra per almeno 2/3 ore: in questo modo si “stresserranno” molto e quando li metterete nei vasetti berranno l’acqua molto più velocemente.
Preparate un vasetto per ogni colore: scegliete contenitori non troppo capienti in modo che il rapporto tra acqua e colore sia contenuto e la densità del colore alta. In questo modo i fiori assorbiranno più colore. Più colore metterete e più vivace sarà la colorazione del fiore.
Nei supermercati troverete i quattro colori di base in versione liquida: rosso, verde, giallo e blu. Se desiderata come noi provare altre tonalità avete due strade: o realizzarli con l’unione dei colori oppure utilizzare quelli alimentari in gel che si acquistano nei negozi specializzati in prodotti per dolci. Troverete tutte le tonalità che desiderate.
Qualche esempio:
- Blu + rosso = viola
- Rosso + giallo = arancione
- Giallo + verde = verde acido
- Blu + verde = verde acqua
A questo punto immergete gli steli (devono essere quasi completamente coperti dall’acqua) e lasciate riposare i fiori per diverse ore. Ve lo anticipiamo: dovrete avere molta, molta pazienza. Ci vogliono infatti almeno 48 ore per vedere la prima tonalità.
Intervista a Padre Lorenzo Snider
Ci racconti dove vivi e di cosa ti occupi?
Sono in Liberia da tre anni, presso la parrocchia dedicata al Curato d’Ars di Foya, capitale dell’omonimo distretto della contea di Lofa. La mia comunità (apparteniamo tutti all’Istituto “Società delle Missioni Africane”) è arrivata qui a Foya nel 2013, seguendo il proprio carisma dell’evangelizzazione dei popoli più abbandonati dell’Africa.
Come ogni luogo, a seconda del punto prospettico che scegliamo, diventa centro o periferia. Qui siamo alla periferia geografica di uno dei paesi più poveri al mondo, certamente alla periferia della storia e della cronaca raccontata in Italia ed in Europa, ma al centro della cultura Kissi, popolo di guerrieri e coltivatori di tre nazioni; siamo altresì al centro della tensione politica del paese e perno degli scambi di frontiera con la Sierra Leone e la Repubblica di Guinea; siamo anche al centro perché dove qualcuno accoglie la Parola per metterla in pratica diventa parte della famiglia di Dio in Cristo, centro della storia e del mondo.
Qui abbiamo il privilegio di stare con la gente, di fare nostre le loro gioie e le sofferenze, nella radicale dipendenza dal suolo e dal riso che produce, nella solidarietà manifestata in mille modi, nella forza nell’affrontare le situazioni della vita, nelle sofferenze, soprattutto dovute alle varie mancanze per cui molti paesi in questa latitudine son noti (istruzione, sanità, infrastrutture viarie), povertà che diventa spesso fatica di vivere. Privilegio di accompagnare una piccola comunità cattolica in un mare protestante (soprattutto pentecostale), in cui il nome di Gesù è gridato nelle piazze e cantato ovunque, ma in cui si fa fatica a vedere la forza trasformante dall’annuncio che risuona a volte vuoto e produce un senso di dejà vu. Cerchiamo di creare amicizia con i pastori delle varie chiese, con i musulmani, con chi segue la religione tradizionale, e camminare sulla via del dialogo interreligioso ed ecumenico, preghiamo per immaginare itinerari per approfondire la fede, tanto all’inizio (catecumenato), che per chi è già battezzato, di essere fratelli maggiori e padri di tanti bambini, ragazzi e giovani, molti dei quali orfani, che arricchiscono la nostra parrocchia con la loro presenza.
Guardando al contesto in cui vivi quali sono le speranze e quali le preoccupazioni?
La fatica e la speranza più grande è quella del vivere, giorno per giorno, stagione dopo stagione, anno dopo anno: il prezzo del riso durante la stagione delle piogge che condanna a digiuni intermittenti, la strada “internazionale” interrotta per mesi a causa del fango, i riti di iniziazione tradizionale per ragazzi e ragazze (Poro e Sande), i doveri familiari e sociali in caso di decesso, il destino dei giovani, condannati ad andarsene dopo le scuole superiori per continuare gli studi o per campare di espedienti in città, i salari giornalieri di due dollari per il lavoro nei campi, il non trovare due dollari al giorno per sfamare la famiglia, il perdere tutto nelle piccole cooperative di credito (susu) o magari a fine anno avere in mano un gruzzoletto per iniziare un commercio informale. Non riuscire a pagare la retta scolastica per i figli o forse preferire mandarli nei campi a cacciare gli uccelli, per proteggere il prezioso raccolto di riso. Il dire ad un familiare ammalato “non possiamo fare più nulla per te”, per mancanza di soldi, e il non smettere di sperare e pregare. Il saper ridere di gusto e sorridere; piangere e gridare. La vita nel suo essenziale, in tutta la sua tragica durezza e mistero, è il luogo teologico in cui scoprire i semi del Verbo, nei piccoli gesti quotidiani di amore e di cura, negli uomini e donne che vivono secondo giustizia e fanno il loro dovere, nelle mamme che crescono i bambini degli altri come propri, in ragazzi che imparano a condividere… è il terreno buono in cui germoglia, tra rocce, rovi, strade polverose, il seme della Parola di Speranza del Vangelo.
L’attenzione di tutti poi è rivolta alle prossime elezioni, le presidenziali di ottobre: il presidente, George M. Weah sarà riconfermato alla guida del paese per i prossimi sei anni? Il principale oppositore, il settantottenne Joseph N. Boakay, riuscirà a prevalere? Ma soprattutto il paese sarà capace di mantenere la pace o le elezioni porteranno allo spargimento di altro sangue innocente, conflitti, violenze, instabilità? I quindici anni della guerra civile (1989-2003) sono lontani ormai e per molti giovani sono solo un racconto. Come comunità cristiane ci stiamo interrogando sul come rendere attiva ed operosa la nostra attesa.
Come vivono i bambini? Com’è la loro scuola? Quali sono i loro giochi preferiti?
In Liberia l’età media della popolazione è di 19 anni. Nella nostra parrocchia molti dei ragazzi di Foya si sentono a casa, trovano uno spazio vitale relazionale in cui passare ore di gioco, di studio, di amicizia e anche di preghiera. Molti di loro sono orfani, di padre o di madre, alcuni a causa dell’epidemia di Ebola del 2014-2016. Come tutti i bambini del mondo corrono, saltano, fanno capriole, amano il calcio, cantano, si emozionano, ridono e piangono. Una delle costanti per molti di loro qui è la fame. La fame costante, la ricerca di qualcosa da mangiare, che rende felici per una banana o un pezzo di pane o, naturalmente, un piatto di riso. In molte famiglie si impara da giovani a razionare il cibo, ad accontentarsi della propria porzione, a saper aspettare domani.
Lahai era un ragazzo di strada, abituato a dormire tra le baracche del mercato ed ogni tanto a tornare a casa dalla nonna. Vestito di stracci e balordo coi piedi nudi era conosciuto da tutti a Foya, per il suo “stile” e perché le combinava grosse. Ora ha preso sul serio la scuola, legge e scrive, anima il suo gruppo di amici con teatro e musica. In parrocchia abbiamo una piccola scuola, in cui accogliamo quasi 400 ragazzi. Circa un terzo sono orfani o vivono in famiglie molto povere. Per loro abbiamo trovato amici in Italia che ci aiutano a pagare la loro retta. E la maggior parte di loro si stanno impegnando più degli altri, felici di poter andare a scuola, magari per la prima volta a 10 o 12 anni. Facciamo fatica a trovare i libri e, come nelle altre scuole si va avanti con gesso, lavagna e quaderno.
Come si festeggia lì la Pasqua? Si mangiano anche da voi le uova di cioccolato?
Qui il tempo di Pasqua segna l’inizio della stagione delle piogge, è il tempo in cui si ritorna a lavorare la terra, a fare fatica nei campi dopo i mesi di siccità. Per la nostra comunità saranno tempi di battesimi, cresime e prime comunioni, per un centinaio di catecumeni adulti, giovani e giovanissimi che diventeranno cristiani.
Sul cibo, almeno qui in campagna, se riusciremo a preparare un piatto di riso con una buona salsa per tutti e lasciare i bambini mangiare a volontà sarà una bella festa. Una caramella o un sacchetto di pop-corn potranno strappare un sorriso a tutti.
C’è un augurio che vorresti rivolgere ai bambini della nostra diocesi e alle loro famiglie che leggeranno quanto hai scritto?
Chiedo solo di pregare per noi. Ricordare i missionari nelle vostre preghiere, perché il Signore ci aiuti ad essere fedeli nel luogo in cui siamo e a voler bene fino in fondo, senza paura o egoismo. Pregate soprattutto per la nostra gente. Noi in qualche modo siamo ambasciatori, del Signore certo, ma anche di un’umanità possibile, di distanze che si accorciano, di sogni di fraternità che si realizzano. Di croci che si portano insieme. Pregate per la pace.
I bambini della nostra diocesi potranno scriverti e magari mandarti una loro foto o disegno da donare con i loro auguri ai bambini che sono con te?
Certo, sono i benvenuti! eccovi i miei contatti. e-mail: lorenzosnider@yahoo.fr Whatsapp: +231776273043.