Pace è… presenza!
Attività per i più piccoli: i biscotti della pace
L’idea che ti proponiamo è quella di preparare dei biscotti della “fortuna” da regalare ai tuoi amici e ai tuoi famigliari… nascondendo nella frolla non delle frasi che augurano a chi le troverà la fortuna ma, delle frasi da te pensate per rivolgere alle persone a te più vicine o a chi vorrai inviarli in dono, messaggi di speranza e pace!
Procedimento:
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Scrivere i tuoi messaggi su di una striscia di carta. Potete anche fare dei disegni.
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Seguite le indicazioni del sito “Giallo zafferano” per cucinare i biscotti
Intervista a Suor Marta Fagnani
Suor Marta, ci racconti dove vivi e di cosa ti occupi?
“Con le mie sorelle siamo arrivate in Siria nel 2005 in seguito ad una chiamata, scaturita dalla morte dei nostri fratelli monaci del monastero di Tibhirine, in Algeria, e del desiderio di raccogliere la loro eredità: seguire e annunciare Cristo Signore in un contesto di minoranza, con una fede senza compromessi e per questo aperta alla condivisione con gli altri fratelli in umanità. Allo stesso tempo, abbiamo riscoperto la ricchezza delle antiche chiese dell’Oriente, e cerchiamo di sostenere i cristiani di queste terre dove oggi si vive in condizioni molto difficili per una guerra che dura ormai da undici anni. Viviamo in un paese a maggioranza musulmana, dove i cristiani, che sono una minoranza, hanno però radici antiche: qui sono nate le prime comunità cristiane, qui si trova Antiochia, dove il nome stesso di “cristiani” ha visto la luce…Attorno a noi, cristiani e musulmani vivono insieme, ed anche al monastero sia i lavoratori che coloro che vengono in visita appartengono a fedi diverse.
In fondo la Siria è una terra con una lunga storia di fede e cultura, ed è qui e in Egitto che, nei primi secoli del Cristianesimo, è nata anche la vita monastica”.
Qual è il vostro principale impegno?
“Siamo monache che vivono secondo la Regola di San Benedetto; quindi, a poco a poco stiamo cercando di costruire il nostro monastero, cioè un luogo dove possiamo vivere la giornata scandita tra la preghiera (che comincia nel cuore della notte, alle quattro del mattino), il lavoro, la meditazione della Parola di Dio e dei testi di spiritualità, e la vita fraterna (incontri, dialoghi, condivisioni). Il monastero benedettino però non è solo per i monaci, ma per tutti coloro che cercano un tempo di silenzio, di preghiera, un tempo per stare con sé stessi e con Dio, e condividere il ritmo della nostra giornata. L’accoglienza degli ospiti è una parte importante della nostra vocazione, e già da qualche anno numerose persone e gruppi chiedono di venire al monastero per qualche giorno. Naturalmente, noi cerchiamo prima di tutto semplicemente di essere qui, accanto alla nostra gente, che ha vissuto e vive grandi sofferenze. Persone che chiedono di essere ascoltate e chiedono la nostra preghiera. E, quando e come possiamo, cerchiamo di aiutarle concretamente anche nelle loro necessità materiali, grazie agli aiuti che ci vengono dall’Italia e da altri amici della nostra comunità.”.
Guardando al contesto in cui vivi quali sono le speranze e quali le preoccupazioni?
“Oggi la sfida più grande per chi vive in Siria è la speranza stessa; la speranza in un futuro di riconciliazione e di crescita vera, dove possano svilupparsi il lavoro, la cultura, l’umanesimo. Nell’immediato la preoccupazione più forte è legata al procurarsi il necessario per vivere (l’85% della popolazione è ormai sotto la soglia della povertà) ma preoccupa anche il futuro: l’educazione dei figli, la possibilità di offrire loro una professionalità nel lavoro, un ambiente di serenità dove costruirsi una famiglia con dignità e rispetto. Per i cristiani, la sfida è dare senso, o meglio comprendere il senso profondo di quanto si è vissuto, per ritrovare nella coscienza di sé e nella fede in Cristo la roccia su cui basare la nostra esistenza”.
Come vivono i bambini?
“I bambini sono quelli che più hanno sofferto per tutti questi anni di guerra. Le cose che hanno visto, sentito, che ancora li circondano, sicuramente li hanno segnati molto profondamente. E in qualche modo ricade su di loro anche tutto il clima di preoccupazione degli adulti. Allo stesso tempo, conservano tutta la loro capacità di stupirsi e di giocare insieme con curiosità e semplicità. E la cosa bella è che sono tanti! Tre, quattro bambini (ma anche cinque…) è la normalità delle famiglie e le strade sono sempre piene di fratellini che si tengono per mano e tornano da scuola o vanno a fare qualche spesa per la mamma”.
Com’è la loro scuola?
“La scuola c’è per tutti, ma a volte affronta molte difficoltà; ad esempio, manca il gasolio per riscaldare le aule o anche solo per gli autobus che trasportano i bambini a scuola. Tanti, soprattutto nelle periferie delle città, sono costretti a lavorare a causa della povertà della loro famiglia”.
Quali sono i loro giochi preferiti?
“I giochi? Come dappertutto, purtroppo i cellulari sono sempre più diffusi e questo fa mettere un po’ nel cassetto la fantasia. Ma ancora, almeno nella nostra zona, c’è un po’ di contatto con la natura e con la semplicità delle cose”.
Come si festeggia lì la Pasqua? Si mangiano anche da voi le uova di cioccolato?
“Per la Pasqua, ci sono sì le uova di cioccolata, ma sono più che altro gli ovetti piccoli…invece resta molto viva la tradizione di colorare – con colori naturali, erbe ecc. – le vere uova, facendole sode e mettendole in tavola il giorno di Pasqua.
Qui da noi i veri dolci della festa sono i basbàs, biscottoni morbidi e tondi con dei disegni sopra, che si possono mangiare così oppure inzuppati in un buon latte dolcificato”.
C’è un augurio che vorresti rivolgere ai bambini della nostra diocesi e alle loro famiglie che leggeranno quanto hai scritto?
“L’augurio che facciamo a tutti, piccoli e grandi, è che la Pasqua del Signore sia davvero la forza della nostra vita. Il fatto che Gesù sia risorto dalla morte è veramente l’unica cosa che dà senso alla nostra speranza. Gesù non ha mai promesso di togliere le difficoltà della nostra vita, neppure la morte. Ma ci ha mostrato che noi siamo “già più in là della morte”. L’abbiamo già superata. Non abbiamo bisogno di “scappare via” nel metaverso, ma di vivere pienamente la nostra vita qui, e possiamo farlo solo nell’amicizia con Gesù. Allora sì che siamo veramente “forti”! In Oriente, il saluto di Pasqua è: “Cristo è risorto!”. E si risponde: “Sì, è veramente risorto!”
I bambini della nostra diocesi potranno scriverti e magari mandarti una loro foto o disegno da donare con i loro auguri ai bambini che sono con te?
“Certamente, ecco i nostri indirizzi: trapsy2@gmail.com – WhatsApp: 00963 31 4720721”.
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Quando suor Marta ha risposto alle domande a lei rivolte da noi del Centro missionario diocesano era impensabile e inimmaginabile quanto è accaduto in Siria e in Turchia nella notte tra il 5 e 6 febbraio scorso.
Come ci ha invitato a fare papa Francesco – domenica 12 febbraio al termine della preghiera dell’Angelus Domini – “continuiamo a stare vicini, con la preghiera e con il sostegno concreto, alle popolazioni terremotate in Siria e Turchia. Preghiamo per loro, non dimentichiamolo, preghiamo e pensiamo cosa possiamo fare per loro.”