“Qualcuno può chiedersi se la nostra presenza in Giappone, che è un Paese a così alto economico e tecnologico abbia un senso. È utile conoscere la storia del cristianesimo in Giappone. San Francesco Saverio è stato il primo missionario e sbarcava in Giappone proprio il giorno dell’Assunzione del 1549. Dopo di lui tanti altri missionari arrivarono, ma quasi subito iniziarono anche le persecuzioni violente contro i cristiani. Cacciati dalle loro case, imprigionati, molti cristiani subirono il martirio, sgranando il rosario e invocando il nome di Gesù e di Maria. Questa persecuzione durò circa trecento anni. Durante tutto questo periodo, senza missionari, senza sacerdoti, quei cristiani conservarono la loro fede. Per ingannare coloro che erano incaricati di scoprirli e giustiziarli quei cristiani si trasmettevano di padre in figlio la statua della Madonna, ma sotto le sembianze della dea femminile buddista, la dea Kanon che rappresenta la Misericordia. Nel 1865 finalmente fu permesso ad alcuni missionari di entrare in Giappone. A Nagasaki un gruppo di “cristiani nascosti” si avvicinò alla chiesa e chiese al missionario dove fosse la statua della Madonna. Appena la videro compresero che era la stessa fede. È appunto questo aspetto di misericordia, di speranza, il dono che ancora oggi il Cristianesimo porta al Giappone, anche se i cristiani sono ancora oggi una piccola minoranza. Infatti esiste una minima percentuale di cristiani cattolici, quattro su mille. Come ho detto prima il Giappone è un Paese progredito quindi il missionario non va a portare aiuti materiali. La nostra presenza in Giappone è per rispondere all’invito di Gesù: “andate in tutto il mondo a predicare il Vangelo.” La missione in Giappone consiste soprattutto nella testimonianza di vita, nel tessere rapporti di amicizia con le persone. In Giappone abbiamo tre comunità e in una teniamo una scuola materna. I bambini che vengono sono tutti non cristiani. Sono ancora molti i genitori che scelgono una scuola cattolica sapendo che vi verranno insegnati i valori cristiani. Io non lavoro nella scuola materna, insegno italiano in una università femminile statale e così ho modo di dialogare con tante ragazze. Richiesta dal centro per l’assistenza sociale del comune vado a dare lezioni di cucina italiana. Una iniziativa che ci sta a cuore è l’attività con i giovani. Mentre i liceali sono completamente presi dalla scuola, dalle lezioni private e dalla preparazione degli esami di ammissione all’università, i giovani che hanno cominciato a lavorare sono più disponibili a un discorso religioso e anche a fare qualcosa di concreto per glia latri. In parrocchia ci sono giovani cristiani, non cristiani, catecumeni che si incontrano per momenti di preghiera, di ricreazione e per impegni concreti di servizio. È veramente l’amore vicendevole come ce lo ha insegnato Gesù che li tiene uniti. C’è un ragazzo, non cristiano, che fa cento silometri ogni domenica per partecipare. Tra le iniziative di preghiera hanno scelto di dire insieme una volta al mese il rosario per la pace nel mondo. Tomo Sagasu Kai invece è un altro gruppo che sto accompagnando. Significa “cercate insieme amici di Dio”. È formato da sole ragazze che si incontrano per incontri di formazione spirituale. Di fronte ai problemi gravissimi di povertà, di ingiustizia e di violenza del resto del mondo, possono sembrare insignificanti le nostre attività missionarie in Giappone più basate sulla testimonianza di vita, su segni e gesti molto semplici. Ci siamo messe in mezzo alla gente, aprendo la nostra casa a tutti nel rispetto della libertà religiosa. Abbiamo risposto all’invito di Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio: “la Fede esige la libera adesione dell’uomo, ma deve essere proposta, poiché le moltitudini hanno diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo, nel quale crediamo che tutta l’umanità possa trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni su Dio, sull’uomo e sul suo destino, sulla vita, sulla morte e sulla verità.” Forse sapete che il buddismo, la religione più diffusa in Giappone non risponde a questi interrogativi dell’uomo. Infatti quando i discepoli chiedono a Buddha se esisteva Dio, Bhuadda non volle mai dare una risposta precisa. Nella sua saggezza capiva che lui, in quanto semplice uomo, non poteva parlare di un mondo che supera l’esperienza umana. Nel cristianesimo sappiamo che la parola “speranza” ha un significato importantissimo, che illumina le nostre situazioni di sofferenza, dà senso alla nostra esistenza e ci apre alla vita eterna.”