30 luglio 2010, Rhumzu – Cameroun Buone vacanze, per chi può!

Dopo tanto tempo… Tra ponti nuovi e già bloccati, tra angurie e 1 melone, tra zucchine vendute in Ciad e melanzane che non crescono, tra pioggia battente e gente ai campi… Ciao a tutti.
E’ il 30 Luglio. Si festeggiano i 160 anni del PIME. Auguri!!!
E, per chi può, buone vacanze!

Corrado

Mérimé e la friperie a Yaoundé

Bussano alla porta. “Mon père, ho bisogno… Non è grande cosa…” Con fare furtivo, estrae dalla tasca e mi mostra una banconota da 5 euro, il suo piccolo tesoro. Chi si presenta è un giovane. Non lo conosco più di quel tanto, ma poco importa. “Vuoi cambiarli?” E’ il terzo, oggi. Ieri un tale aveva 4 banconote da 20 euro. Un altro aveva una moneta da 20 centesimi: difficile fargli capire che centesimi è diverso da euro… Lo guardo un po’ divertito. E’ arrivato un altro bastimento carico carico di…
Estate. Tempo di vacanze e viaggi (per chi può permetterseli). Quest’anno non rientro in Italia. Un giro al Sud del paese non è una brutta idea. Eccomi allora a Yaounde, l’elegante capitale del Cameroun. Visitiamo il mercato, il “bateau”. Una grande ellisse a più piani ricca di boutique che richiama proprio la forma di una nave. Puoi trovare di tutto. A prezzi modici, se sai contrattare. Sono le 8. E’ già affollato. Devi farti spazio fra la gente. Un giovane distinto mi fa scivolare la cerniera della borsa e sfila il passaporto. Visto il magro bottino (per lui, non per me!), si ripresenta dopo 5 minuti: “Scusatemi ho sbagliato. Datemi 10.000F e non se ne parla più…” Non sai se ridere o piangere. Meglio insultarlo un po’ (non troppo).
Mérimé, è un giovane commerciante di 30 anni. E’ al mercato dalle 6 e 30. Due volte la settimana si aprono le balle di vestiti che vengono in nave dall’Europa. Detto “aboré” nel gergo di Yaounde, “friperie” è un oggetto usato e rivenduto a poco prezzo. Nelle balle si trova di tutto. Vestiti, intimi, scarpe, utensili da cucina, giocattoli, prodotti di bellezza, libri, tende, tappeti, decorazioni… Ce n’è per tutti i gusti e tutte le età. “Preferisco la friperie perchè i prezzi sono bassi e la qualità migliore rispetto a quelli nuovi che trovi nei negozi” dice Brigitte.
I grandi commercianti, i “grossisti”, acquistano containers pieni di roba usata in Europa. Dopo lo sdoganamento (un’impresa che costa parecchio in termini di tempo e di bustarelle), i grossisti vendono agli “sballatori” a circa 150.000F, 200.000F. Sono loro che aprono i grandi pacchi. I vestiti, che rivedono la luce dopo il loro lungo viaggio, sono così consegnati a chi è incaricato di selezionarli. I vestiti meno logori, di “prima scelta”, sono venduti a caro prezzo. Il prezzo di una camicia di prima scelta varia dai 5 ai 15.000F. Anche di più se è una marca qui apprezzata. A questo punto, di solito, lo sballatore ha già recuperato i suoi soldi. Tra i vestiti di prima scelta, se hai fortuna, trovi i “diamanti”: i fine serie o gli invenduti di grandi magazzini europei. “Mon père, sono vestiti di marca. Originali. Tutto quello che troviamo nei negozi di qui sono contraffazioni…”
Effettuata la prima scelta, messi a parte i diamanti, chi seleziona si concentra sulle “bombe”, i vestiti di cattiva qualità, alcuni usurati o addirittura bucati. Una camicia “bomba” può essere venduta a 1000F, a volte 500F.
Smistata tutta la merce, i rivenditori partono. Le piccole boutiques si riempiono. I ragazzi, o anche i bambini, si caricano qualche t-shirt sulle spalle e cominciano a camminare, mostrando la loro merce a chi incontrano per strada, contrattando abilmente per guadagnarci qualcosa in più.
Mérimé, una laurea in chimica in tasca, è rivenditore da 4 anni. In attesa di trovare di meglio, fa questo mestiere. Tutto sommato è soddisfatto di quello che guadagna. “Ho cominciato con 20.000F. Ho già i soldi per comprarmi delle balle di vestiti da solo. Grazie a questo lavoro posso prendermi cura di mia moglie, dei miei due figli, della scuola di mio fratello più piccolo!” Dice con fierezza.
Chissà quante volte hai svuotato cassetti ingombranti, ingombrati e dimenticati. Un sorriso pensando ai vestitini dei bambini ora già grandi. Uno sguardo di disappunto nel trovare quei pantaloni che avevano fatto faville: ormai, da tempo, non entrano più. E poi giù, a malincuore, dentro i sacchi di plastica di qualche associazione.
Chissà quante volte ti sei domandato: che fine faranno? Li useranno per aiutare qualcuno che ha bisogno o sarà uno dei tanti imbrogli ai quali siamo abituati?
Non lo so. Di certo, qualcosa arriva anche al mercato di Yaounde. E, da lì, a tutto il Cameroun.
E’ bene? E’ male? E’ da incoraggiare? Non lo so. Di fatto la friperie da lavoro e mezzi a molte famiglie in Cameroun.
Ah, dimenticavo. Il giovane è ancora alla porta: “Vuoi cambiarli?” Domando: “Dove li hai trovati?” “Ho comprato un paio di pantaloni e li ho trovati dentro…” Che distratti ‘sti europei. E poi si lamentano che non hanno soldi…