31 ottobre 2008, Rhumzu – Camerun La strada è una famiglia

Ciao!
Qualche giorno a Maroua per una sessione di formazione per i nuovi arrivati in diocesi. Nonostante i miei dieci mesi in Cameroun, sono ancora tra i nuovi. Siamo una ventina tra preti, laici e suore. Tantini, ogni anno, per una diocesi di 40 parrocchie… Forse servirebbe un po’ più di stabilità. Laura e Alda sono con me. Ne approfitto per scrivere un po’…

corrado

La strada è una famiglia!

E’ questione di un attimo. Un altro di quei simpatici animaletti neri sbuca dal campo di miglio per salutarti. E’ un cucciolo d’uomo, potrebbe avere 2 o 3 anni, sembra solo, ma, subito, ti accorgi che è in numerosa compagnia. Corre incontro alla macchina, urla con un vocione: “Lalle! Lalle!” Per fortuna, di solito, hanno abbastanza paura delle macchine. Ma bisogna fare attenzione.

Un altro pericolo per chi guida sulle strade di campagna sono gli animali. E’ tipico doversi fermare davanti alla colonna di buoi che attraversa la strada; è sufficiente un colpo di clacson per far fuggire le capre; ci vuole un po’ più di pazienza per i montoni; bisogna armarsi di tanta, tanta pazienza quando si incontrano gli asini, che vanno dritti per la loro strada, incuranti di tutto e di tutti (qui li chiamano il ministro dei trasporti). Non è raro poi, attraversando in macchina i villaggi, essere rincorsi dai cani… E così la fantasia popolare si scatena.

Dopo la riunione di uno dei gruppi di giovani in villaggio, si torna a casa verso sera sulla strada che porta a Rhumzu. Tre cani iniziano ad abbaiare e a rincorrerci per un lungo tratto di strada. Non demordono. Erik è seduto al mio fianco. Un piccolo cappello da cow-boy e una camicia colorata. Ha appena terminato una sessione di formazione e ha portato la sua testimonianza. Mi guarda e spara: “Sai perchè i cani ci inseguono? Io ho studiato. Ascolta!” Ascolto…

Un asino, una capra e un cane decidono di mettersi in viaggio. Come mezzo scelgono il car (i nostri efficienti pulmini). L’asino, solitario, ha i soldi contati per pagarsi il viaggio e li consegna all’autista. La capra, furba, è senza soldi. Il cane, pacioccone, ha i soldi contati per due biglietti. La capra allora chiede: “Visto che hai i soldi, potresti pagarmi tu il viaggio? Poi ti rimborso”. Il cane accetta e fa per dare il denaro alla capra. Ma lei: “Dallo direttamente all’autista, no?” Il cane, fedele compagno, fa come dice la capra. Il pulmino finalmente parte. Giunti a destinazione, i tre scendono dal pulmino che riparte prontamente. Il cane chiede allora alla capra di essere rimborsato. Questa, prontamente, risponde: “Guarda che io non ho visto niente. I soldi li hai dati all’autista. Chiedili a lui!” E così il cane, convinto dalla capra, si mette a rincorrere il pulmino. E così ancora oggi: quando passa una macchina, il cane la rincorre per chiedere all’autista di riavere i suoi soldi…

I ragazzi italiani che sono venuti in visita alla missione hanno potuto godersi tutte le buche che s’incontrano sulla strada e che cambiano ad ogni temporale. E pensare che, a consultare le carte, è già stata asfaltata da tempo… Un su e giù da far invidia ai parchi giochi nostrani. Una prova continua per la nostra Toyota che, ormai, non regge più. Non si contano i guasti che ci propina. Parti, ma non sai mai come e se arrivi.
Partiamo da Mogode il mattino presto. Dopo pochi Km la Toyota boccheggia. Strattona un po’ e si ferma. Sei solo. In mezzo alla brousse. Il telefonino non prende. Ma… è subito una processione di persone che si fermano, s’interessano, guardano nel motore, vogliono spingere, offrono un passaggio… Passa una macchina. Si ferma. Ho già visto il tipo. Fa la spola ogni giorno da Mogode a Mokolo con la sua automobile. Cerca di capire cosa è successo e poi sentenzia: “E’ la croce del motore che è partita” E pensare che l’avevamo cambiata 7 giorni prima! Traffica un po’ tra il motore e poi sbotta: “Questa è una macchina da africani! In mano a dei bianchi: è ridicolo! Come fate? Io le ho guidate le macchine dei bianchi. Fai clic e partono subito”. Abbiamo una macchina come gli africani: non è comodo, ma l’ho preso come un complimento. Il tipo ferma una moto, la prende e torna a Mogode per cercare un meccanico. Il tempo passa. Sono un po’ stanco di aspettare. Un uomo che era sulla macchina del soccorritore e che aveva perso anche lui mio stesso tempo, suo malgrado, intuisce il mio stato d’animo e mi rassicura: “Non preoccuparti andrà tutto bene!” Dopo due ore: niente da fare. Accettiamo il passaggio verso Mokolo. Le discese a macchina spenta. Ogni 2 minuti ci si ferma per dare qualche martellata sotto la macchina: “Ieri non c’era corrente per saldare …e il tubo esce” Poco dopo, sulla strada, ritroviamo i nostri aspiranti “soccorritori”. La moto che voleva darmi un passaggio: rimasta senza benzina. La gip pronta ad aiutarci: ferma ai bordi della pista. Ecco cosa intendeva per “macchine degli africani”. La domanda di rito: “Serve aiuto?” E’ il momento di restituire le attenzioni ricevute. Una cosa è certa: La strada della brousse è una grande famiglia. Un tuo problema diventa affare di tutti. Non sei mai solo. E, soprattutto, anche un guasto al motore è occasione per tessere rapporti.

Oggi don Angelo non c’è. Dopo mesi, finalmente, l’equipe si è decisa. E’ andato a Garoua. Tornerà domani con la macchina d’occasione che abbiamo trovato. Telefona: “La batteria è un po’ debole, ma funziona bene!” Che Dio ce la mandi buona!