1 novembre 2008, Kulna – Bangladesh Tre anni tra i Munda del Bangladesh

Quando cominciai a fare qualcosa per il gruppo etnico dei MUNDA che si trovano ai bordi della foresta del Shunderbon nel sud del Bangladesh avevo in mente di tener con me un gruppo di ragazzi Munda desiderosi di studiare in modo serio.
Fu così che cominciai: tre ragazzi vennero a stare con me ma subito mi resi conto che mancavano i fondamenti per costruire qualcosa di solido per cui dopo alcuni mesi li rimandai a casa. Nel frattempo per circa un anno una scuola di cucito organizzata dalla Caritas venne ad iniziare un piccolo progetto per le ragazze munda. Siccome le ragazze venivano da posti abbastanza lontani dalla scuola presi l’occasione per dare ad alcune di loro il cibo e l’alloggio che avevo costruito per i ragazzi. Quando il corso di cucito terminò e le ragazze del corso tornarono a casa tre ragazze munda vennero a chiedermi di poter stare nella piccola casetta ed essere aiutate nello studio.
Da allora in poi il numero delle ragazze è via via aumentato e al momento sono una decina a cui garantisco cibo e alloggio. Sono tutte studentesse eccetto una, la più grande, che fa la sarta ed ha un po’ più di esperienza del “mondo esterno” avendo lavorato a Calcutta e a Dhaka per un certo periodo come donna delle pulizie nelle case di famiglie benestanti.
Oltre a questo dallo scorso gennaio il direttore di una vicina Scuola Superiore Femminile mi ha chiesto di fare scuola di inglese parlato nella classe nona e decima. Per cui ogni giorno mi trovo a passare un’ora e a volte di più con questa ragazze bangladeshi il cui livello di istruzione è estremamente basso ma con una gran voglia di imparare.
Ogni pomeriggio, alcune di queste ragazze Bangladeshi vengono poi nella nostra casetta a studiare con le ragazze Munda con le quali hanno cominciato ad intrecciare un rapporto cordiale.
E questa, in sintesi è un po’ la mia attività con queste ragazze.
Vorrei a questo punto evidenziare alcuni punti circa il gruppo etnico MUNDA
che abitano nella foresta del Shunderbon ed il cui livello di istruzione è molto basso. Dei 4000 abitanti della zona in cui vivo solo 10 ragazzi hanno frequentato la scuola superiore e di una istruzione per le ragazze non si è mai sentito e neppure pensato.
Credo invece profondamente che l’educazione della donna sia la condizione senza la quale è impossibile ogni forma di promozione e sviluppo di qualsiasi gruppo sociale per cui mi sono prefisso di dare a queste ragazze Munda le maggiori opportunità possibili per la loro educazione. E formazione.
Oltre al piccolo gruppo ospitato nella mia missione un altro piccolo gruppo viene ospitato dalla Rishilpi di Satkhira ed infine altre due ragazze Munda stanno studiando presso le Suore di MAria Bambina in Jessore.
Questo è quanto ho cominciato a fare in questi primi tre anni; spero davvero di poter in futuro far qualche cosa di più.

In questo mio tentativo di far entrare queste ragazze nel processo educativo il maggior problema che ho dovuto affrontare è stato ovviamente l’ostilità dei genitori. La maggior parte delle ragazze che sto aiutando sono letteralmente “scappate” di casa e dalle loro famiglie per evitare di essere date in sposa, cosa a cui sono ovviamente costrette. Ed io ho dato loro un rifugio. Ovviamente i genitori non mi gurdano di buon occhio. Ovviamente non mi sogno di poter avere dalle ragazze o dai loro parenti nessuna sorta di aiuto economico per quanto sto tentando di fare per loro. Tocca a me quindi pensare ai soldi necessari per garantire loro un alloggio, il necessario per mangiare e per andare a scuola. Sta andando così avanti una sorta di braccio di ferro tra queste ragazze ed i loro genitori con il sottoscritto che invita le ragazze a disobbedire e a tener duro…Vedremo in futuro chi vincerà questa battaglia?

p. Luigi Paggi

 

Leggi l’articolo comparso su Banglanews sulla missione di padre Paggi.

La nuova missione tra i munda di p. Luigi Paggi, sx Padre Luigi Paggi, saveriano, lavora da tre anni tra i Munda, una tribù del Bangladesh in lotta per la conservazione della propria identità. Ricerca delle origini del gruppo, promozione dei diritti umani, alfabetizzazione… sono tra gli elementi di questa presenza missionaria.
La zona sudovest del Bangladesh pur essendo una delle più arretrate del Paese, gode di una notevole importanza, perché vi si trova la Foresta del Sunderban (o Foresta del Bengala), regno ancora  incontrastato della famosa Tigre Reale del Bengala. Inoltre da parecchi anni in questa zona è attivo un allevamento intensivo di gamberetti che sono fonte di lauti guadagni per i ricchi commercianti e causa di tanti guai per la maggioranza della povera gente. La coltivazione dei gamberetti avviene nell’acqua salata e gradualmente la poca terra ancora usata per l’agricoltura si sta impregnando di salinità e rischia di diventare un deserto. Venendo a mancare i prodotti agricoli la gente incomincia a soffrire di malnutrizione. Questa zona ha una particolare importanza per la Chiesa, perché il 1° gennaio del 1600, nel villaggio di
Isshoripur (dove già esisteva ed esiste tuttora un tempio dedicato alla dea Kalì), i missionari Gesuiti portoghesi inaugurarono la chiesa del Signore Gesù: il primo segno della Cristianità nella terra del Bengala!
Di quella chiesa rimangono oggi solo pochi mattoni, ma ad un tiro di schioppo da quel posto sta sorgendo la nuova missione cattolica che vorrebbe dare una mano ai tribali Munda della zona ad uscire dalla situazione disumana in cui si trovano. In parecchie zone del Bangladesh esistono da millenni delle minoranze tribali riconosciute come tali dal Governo e dalla società bangladeshi, e ormai in mezzo a tutti questi gruppi tribali esistono delle missioni cattoliche. Tra i tribali Munda ai margini della Foresta del Bengala, la prima presenza cristiana è iniziata
solo tre anni fa. Il motivo principale di questo ritardo è il fatto che la piccola minoranza etnica (il gruppo complessivo si aggira sulle 3.500 persone) è stata scoperta solo recentemente dai Missionari Saveriani che pure da oltre 50 anni lavorano nella zona sudovest del Bangladesh.
Dopo avere esplorato a tappeto la trentina di villaggi in cui questi tribali Munda sono dislocati, per fare conoscenza con le persone, rendersi conto dei loro problemi , censirne l’entità numerica e conoscere almeno a grandi linee la loro storia, si è deciso di comperare un pezzo di
terra nel villaggio, che potesse fare da punto di convergenza per questa etnia che da ormai due secoli e più vive ai margini della società.
Il villaggio scelto è stato lsshoripur, per la sua importanza storica per la Chiesa e per la sua centralità geografica: i tribali Munda da qualsiasi
direzione lo possono raggiungere facilmente. Dopo l’acquisto del terreno si e iniziata la costruzione di una modesta casetta che potesse
servire da abitazione per i Missionari Saveriani e che è stata inaugurata ufficialmente dal Vescovo di Khulna il 31 dicembre 2003: ad un muro della casa si è affissa una lapide a ricordo della prima Chiesa Cattolica eretta in questa zona nel 1600. Nel gennaio del 2004 sono iniziate
varie attività di promozione umana e sociale a favore dei Munda.
Alfabetizzazione
Il fatto che questa tribù abbia una lingua propria comunemente usata all’interno del gruppo è un grosso ostacolo per l’accesso dei bambini alla scuola governativa e così il 95% è completamente analfabeta.
La prima attività della missione è stata quella di aprire delle scuole in tutti i villaggi Munda (una trentina) dove si insegnano ai bambini i primi
rudimenti della lettura e della scrittura nella lingua nazionale. I pochi ragazzi Munda che hanno finito la scuola superiore fanno da
insegnanti. Le suore di Maria Bambina che gestiscono un’ottima
scuola per ragazze nella città di Jessore (distante da Isshoripur 140 km) hanno di buon grado accettato tra le loro allieve le uniche due ragazze Munda che sono arrivate fino alla terza media. Inoltre vicino alla casa dei Missionari è stato costruito un piccolo ostello dove i pochi ragazzi della scuola superiore possono avere accesso a corsi di inglese e di computer. La novità più grossa nel campo dell’alfabetizzazione dei Munda è che uno di loro è stato in grado di iscriversi all’Università dove studia Economia e Commercio. La strada sarà molto lunga, ma il cammino è iniziato!
Avviamento al lavoro
Le attività tradizionali dell’intero gruppo Munda sono sempre state la pesca, l’agricoltura, la manovalanza. Di pari passo all’alfabetizzazione, la
missione sta offrendo ai ragazzi e alle ragazze che già hanno un minimo di istruzione la possibilità di imparare un mestiere. E così qualche ragazzo è diventato meccanico o elettricista, qualcun altro carpentiere o saldatore e parecchie ragazze sono diventate esperte sarte. I più intraprendenti hanno trovato lavoro perfino a Dhaka, la capitale. Attualmente, entro il recinto della Missione, la Caritas del Bangladesh sta facendo un corso di meccanica per ragazzi e uno di sartoria per ragazze della durata di nove mesi. Le scuole di avviamento tecnico professionale permettono di trovare un impiego con più facilità, per cui nello sforzo di promozione umana e sociale dei Munda questo campo avrà la massima priorità.
Sanità, acqua, elettricità
La zona sudovest del Bangladesh è impregnata di salinità: uno dei problemi più spinosi è quello dell’acqua potabile, per tutti gli strati sociali, ma in particolare per i Munda, molti dei quali vivono in villaggi completamente circondati dall’acqua salata per 12 mesi all’anno.
Normalmente in Bangladesh l’acqua dolce è estratta dal sottosuolo tramite pompe a mano. Qui questa tecnica non funziona: dal sottosuolo esce solo acqua salata. L’unico modo per avere acqua dolce è quello di scavare dei laghetti artificiali che si riempiono di acqua piovana durante la stagione delle piogge.  Ai bordi del laghetto si costruisce poi un contenitore di mattoni e cemento che, riempito di sabbia e ghiaia, fa da filtro. L’acqua piovana contenuta nel laghetto viene pompata a mano in
questo contenitore, dal quale esce purificata e quindi decentemente potabile. Questi “filtri” sono stati installati in parecchi villaggi Munda, in particolare i villaggi in cui sono legali proprietari del pezzetto di terra su cui hanno la loro capanna. Ovviamente prima della costruzione del filtro si sono dovuti scavare i laghetti artificiali, lavori che si fanno manualmente, zappa in mano e cestino in testa, un lavoro in cui i Munda sono dei veri maestri.  Oltre all’acqua potabile si è inoltre iniziato a portare la luce elettrica ad energia solare. Un servizio molto apprezzato per varie ragioni: la capanna alla sera non si riempie più del fumo del lumicino a petrolio, i bambini possono leggere meglio, si possono vedere gli insetti che cadono nel piatto del riso e soprattutto alla fine del mese non c’è la bolletta della luce elettrica da pagare. L’elettricità a energia solare è gratis e in Bangladesh di questa energia c’è grande abbondanza.
La proprietà della terra
Uno dei più grossi problemi dei tribali Munda è quello della terra. Dopo avere disboscato e bonificato ettari e ettari di te lottando con tigri, coccodrilli e serpenti di tutti i tipi, oggi la maggioranza di essi non possiede neanche il pezzetto di terra su cui è situata la loro capanna.
Durante i primi giri di perlustrazione per fare conoscenza con la gente di questa tribù uno dei pochi anziani ancora rimasti ci disse: “Il mio
unico desiderio prima di morire è quello di diventare padrone del pezzetto di terra su cui è piantata la mia capanna, così che i miei
discendenti non debbano vivere nella costante paura di essere sfrattati dal padrone”. La terra è il bene più prezioso che esista in Bangladesh,
una delle nazioni più popolate del pianeta. È così preziosa che chi la possiede è sempre riluttante a venderla! Finora si è riusciti ad aiutare solo una trentina di famiglie a diventare proprietarie del fazzoletto di terra su cui è poggiata la loro capanna. Ma continueremo a darci da fare perché il sogno di quell’anziano Munda possa diventare realtà anche per altre famiglie.
I propri diritti
Non molto tempo fa un Munda è stato trovato cadavere con il corpo crivellato da pallottole da fucile. Il gruppo di cacciatori che l’avevano forzato ad andare con loro a caccia di caprioli, diffuse la voce che la tigre l’aveva sbranato. Quando il cadavere fu ritrovato della zampata
della tigre sul corpo non c’era traccia: c’erano solo i segni evidenti delle pallottole. Un gruppo di Munda si è presentato alla stazione di polizia e
all’ufficio della massima autorità governativa per chiedere che fosse fatta una seria indagine circa la morte dell’uomo. Dopo un mese dalla
manifestazione, vedendo che niente si muoveva, alcuni Munda più coraggiosi hanno aperto un caso in tribunale contro il gruppo di cacciatori che lo avevano forzato ad andare con loro. E adesso stiamo a vedere cosa succederà… Molto probabilmente questa è la prima volta nella loro storia che hanno avuto il coraggio di inscenare una  manifestazione di protesta e di appellarsi ad un tribunale di giustizia. Timidamente incomincia a farsi strada un po’ di coscienza dei propri diritti…
Cooperativa di credito
È in atto da anni in quasi tutto il Bangladesh un progetto di  microcredito. Non c’è organizzazione non governativa che non sia impegnata in questa attività che vorrebbe aiutare i poveri ad uscire dalla loro precaria situazione finanziaria. Ma lo scopo è raggiunto raramente, perché il tasso di interesse del prestito è talmente alto che il microcredito diventa una vera corda al collo per i poveri, i quali continuano a rimanere nella loro miseria.
Se il microcredito non funziona per i milioni di poveri del Bangladesh, a maggior ragione non funziona per i tribali Munda che sono nullatenenti.
Per questo è nata l’idea di una piccola cooperativa di credito di cui essi siano i padroni e i gestori e che conceda dei prestiti ai suoi membri ad un bassissimo tasso di interesse. Il capitale di questa piccola cooperativa, che ha ormai due anni di vita, è costituito dai piccoli
risparmi dei membri e da donazioni di amici e simpatizzanti locali e stranieri: oggi si aggira sui 10 mila euro.
Da due anni nella Diocesi di Khulna, cui appartiene la nuova missione di Isshoripur, c’è un nuovo vescovo, Bejoy N. D’Cruze, membro della congr
egazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, che ha un interesse particolare per i tribali tra i quali ha trascorso parecchi anni.
Il suo appoggio è una buona garanzia per la continuità della nuova missione tra i tribali Munda della foresta del Sunderban.
Tre anni di presenza e di attività missionaria tra questo gruppo sono troppo pochi per valutarne i frutti e i risultati. Ma nell’animo dei
Munda c’è la speranza che il loro futuro sarà migliore del passato. E noi Missionari Saveriani si mo pienamente convinti che la grazia di Dio
“portatrice di salvezza per tutti gli uomini”
(Tito 2,11) è arrivata tra loro.  I Neri del Bengala (nota di Stefania Ragusa)
I Munda del Bangladesh, con ogni probabilità, sono arrivati dall’India più o meno due secoli e mezzo fa, portati dagli Inglesi, che avevano bisogno di braccia forti ed esperte (e naturalmente indigene), per strappare, alla giungla e alle tigri, campi da coltivare e terreni edificabili. I Munda, abili tiratori di frecce, abituati a vivere nella foresta, sembravano essere fatti apposta per attendere a questo compito. La loro emigrazione cominciò così e la ricompensa fu il riconoscimento della proprietà su piccoli appezzamenti nelle zone disboscate. Da nulla tenenti divennero proprietari terrieri. Gli inglesi contestualmente emanarono una legge che vietava ai non Munda di acquistare proprietà dei Munda. Era una misura cautelativa per evitare che si facessero ingannare. Ma alla fine, con la scusa che fosse facilitata la loro integrazione, furono classificati, come indù di bassa casta e, nonostante avessero una propria religione animista, fu loro imposto l’induismo. E furono create le condizioni che li portarono a un inevitabile declino numerico e culturale.