7 gennaio 2012, Rhumzu – Camerun Natale Kapsiki

Natale kapsiki

Qualche immagine dell’Italia sotto la neve arriva fin qui… che viviamo a 30°C di giorno, ma che non disdegniamo una coperta di lana per dormire la notte. La domanda è ricorrente: com’è il Natale in Cameroun? Anch’io mi chiedevo come potesse essere il Natale al caldo… ed eccomi costantemente in sandali e maglietta.

Consumismo sotto il Sahara
Mokolo. Un via vai di moto sullo sterrato che va verso i Kapsiki. Cammino sulla strada polverosa. E’ giorno di mercato, ma il traffico è più intenso del solito. Kodji mi ferma: “Mon père, la macchina del mercato è passata, ma non si è fermata a prendermi. Era troppo carica”. Non sembra vero, ma la frenesia da acquisti di Natale è arrivata fin qui. “Mon père, è la seconda domenica (prima di Natale), è impossibile comprare. I prezzi si sono alzati troppo…” Eh sì, a 0° o a 35° i discorsi sono gli stessi: peccato! Le mogli attendono il dono di uno scampolo. Non c’è Natale senza il vestito nuovo. Altri pensano più al cibo: “Mon père, bisogna cercare la carne… Possiamo festeggiare Natale solo con la salsa di arachidi?” Anche i gruppi dell’ACR sono in fibrillazione: devono darsi da fare, trovare dei lavoretti per racimolare qualche soldo e farsi il vestito di Natale. Ovviamente uguale per tutti i ragazzi. Si compra il pagne, il tessuto, e… zac! Tutto su misura. Tutti in uniforme. Per sentirsi parte del gruppo.

La Novena di Natale
Ho vergogna a dirlo, ma, alle 20.30, crollo già dal sonno. Quando c’è la luna piena, però, è più difficile dormire. La notte è illuminata. I bambini si trovano insieme nel quartiere. Il tam tam ritma il tempo con insistenza. I canti e le danze si susseguono fino a tarda ora. E’ su questa tradizione che si è innestata la novena di Natale. A partire dal 16 Dicembre, in ogni villaggio, la sera ci si ritrova in chiesa. Un breve momento di preghiera e poi i bambini escono nel piazzale e si fermano a vegliare. “Si fermano” per modo di dire. E’ un continuo girotondo di canti e di danze in onore a Gesù bambino. “Viene Gesù a salvarci!” “Ecco Gesù, il re dei re, che viene!” I più piccoli, fuori dal cerchio, corrono a destra e a sinistra. I più grandicelli, da lontano, puntano le torce, a intermittenza… sulle ragazze più carine: quasi una discoteca, che mostra anche tutta la polvere che i piedi trascinati sollevano nella notte. Alla fine della veglia tutti i bambini torneranno a casa bianchi di polvere.

Un bue per la comunità
Per Natale alcune comunità comprano un bue. Lo macellano e condividono la carne per la festa. La parte più preziosa è un dono al père: lingua, fegato, rognoni, gobba… “Questa è la parte del papà!” Mi dice Lambert. Quest’anno ho ricevuto… un cuore, 6 rognoni e due gobbe di bue! La sera precedente il responsabile e il catechista avevano portato il ricavato dell’anno precedente: 147.000F. Spesa per acquistare il nuovo bue: 140.000F. La carne di Natale ha reso alla cassa della comunità 7.000F. Matthieu, il responsabile, vuole quasi scusarsi: “Non tutti hanno ancora pagato la carne dello scorso anno…”.

La Notte di Natale
Iniziamo la Messa di mezzanotte alle… 21.00. Già. Mezz’ora di ritardo. E’ buio. Non c’è molta gente. La prima lettura risuona anche quest’anno con la forza del profeta Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande Luce…” E’ allora che appaiono in lontananza delle piccole luci. Suoni di tamburi che si avvicinano nella notte. Sono i cristiani delle comunità più lontane che arrivano ancora a piccoli gruppi. Vestiti a festa. Seguendo il ritmo dei loro canti. E’ un’esperienza molto bella. Nonostante le tenebre del mondo, un piccolo popolo cammina verso una meta, una grande Luce li attende. All’offertorio la grande chiesa aperta di Rhumzu è riempita.
Il canto tradizionale di Natale è per la moglie del diacono: “Dove è nato Gesù? -A Betlemme! -Ah, si? -è nato a Betlemme! Tutta l’assemblea esplode nella danza. Serpentoni di gente danzante si snodano per la chiesa. Le più anziane lanciano l’urlo degli indiani. Gli animatori del canto danzano agitando bastoni. Anche i catechisti improvvisano un girotondo attorno all’altare.

La mattina di Natale
Alle 7 salgo a piedi verso Gweve. Un gruppo di uomini è seduto su un cerchio di sassi. Non vedo bene… Ah, sì, come temevo: stanno preparando l’antipasto per il pranzo di Natale. Hanno fatto una buona caccia. Stanno strappando le ali a delle cavallette grassocce e marroncine. Tostate saranno una sciccheria. Da come si agitano, le cavallette non sembrano molto d’accordo. Mi offrono un assaggio, ma… sapete com’è: alle 7 di mattina è troppo presto. Non rifiuto invece i semi di cocomero abbrustoliti: non male.
La Messa è alle 9.00. Ma la chiesa, ancora una volta è vuota. Ci sono 20°. La gente ha freddo. Ha bisogno di più tempo per carburare. Forse alle 9.30 iniziamo. Mi metto in fondo alla chiesa a salutare la gente che, un po’ alla volta, arriva. E’ René, un catechista, che mi richiama all’ordine: “Mon père, iniziamo!”
La Messa è vivace, ben partecipata. E poi via di corsa. Ciascuno ha preparato molto cibo. Si fa il giro delle case. Quando gli ospiti arrivano a 5 o 6, il papà offre da mangiare. E così capita di mangiare anche diverse volte.

Risveglio brusco
Alla sera, per noi missionari, il ritrovo è a Mogode. La nostra equipe si ricompatta. E’ il momento di distendersi un po’. Ma le notizie arrivate non lasciano tranquilli. Le scene di chiese distrutte e di cristiani uccisi nella vicinissima Nigeria toccano il cuore. Natale è già strage degli innocenti. La Luce viene nelle tenebre. Le tenebre non l’accolgono! Oggi come allora. Ma mi piace pensare che la Luce di Betlemme è stata accesa. Nessuna tenebra può più spegnerla.
Buon Natale!

corrado