Fuori il sole è a picco. Ci saranno forse 40 gradi, mentre mio fratello via skipe mi ha appena detto
che da poco ha finito di spalare neve. Mi chiudo nella mia stanza e non si muove nemmeno un filo
d’aria. Mi concedo un po’ di tempo per raccogliere alcune idee sulla quaresima ormai alle porte.
Mentre rileggo alcune riflessione scritte negli anni scorsi vedo passare padre Umberto che mi
mostra orgoglioso un bellissimo casco di banane appena raccolte nell’orto parrocchiale.
Lo sappiamo bene: quaresima è tempo di conversione. Ma cosa sia, per davvero, la conversione
forse ci è un po’ meno chiaro.
Benissimo digiuni e penitenze, benissimo impegni spirituali e materiali, benissimo tutto ciò che ci
ricorda che questi quaranta giorni devono avere un tocco particolare per prepararci contemplare e
vivere in noi la Pasqua di Gesù. Benissimo tutto questo, a condizione che non siamo impegni e
digiuni fine a se stessi. Voglio dire: se tolgo qualcosa è per condividerlo e non solo per saggiare la
mia forza di volontà; se mi impegno in qualcosa è per semplificarmi e andare al centro della fede,
non per assicurarmi un buon punteggio nella classifica finale del giudizio universale.
In una frase: la conversione è un cambiamento di investimento delle proprie energie.
Per cosa/chi investo le mie forze?
Per cosa/chi mi gioco nell’amore?
Per cosa/chi dono il mio tempo?
Per cosa/chi indirizzo le mie passioni?
Conversione è investire tutte le proprie forze sulla Parola di Gesù, senza tentennamenti, senza
paura, senza ritorni. E’ orientare la vita lasciandosi portare dal soffio dello Spirito. E’ togliere ciò
che appesantisce, sciogliere ciò che mi lega, ordinare ciò che mi confonde.
Maria, madre nostra e madre della speranza, aggiunga ciò che manca alla nostra preghiera.