20 novembre 2008, Guriri – Brasile Ed eccomi di nuovo in Brasile

 

Carissimi, se permettete vi anticipo con rispetto ed amicizia i saluti suggeriti dal Natale e vi spiego i motivi di questa anomalia. In questo momento ho un portatore di totale fiducia, il quale porterà personalmente le lettere in Italia per poi spedirle ai vostri indirizzi.
Inoltre oggi ho anche altre persone che mi aiutano a preparare il necessario per questa incombenza faticosa per un pensionato. Vi assicuro che sono ben felice di essere ancora sulle strade della vita e poter ricuperare i ricordi della recente visita con cui ho salutato personalmente molti di voi, benché non tutti come desideravo.
Memoria felice, piena di gratitudine è il ricordo che mi è rimasto di voi tutti e specialmente di quelle persone che mi hanno accompagnato ed aiutato ad arrivare dove sono arrivato. Memoria anche offuscata dalla sensazione di essere rimasto molto al di qua delle buone intenzioni coltivate e non realizzate. Alludo ai molti incontri mancati. Non so se tutti hanno capito il momento difficile che stavo vivendo ed ancora vivo almeno in parte. Era il distacco da un servizio durato 36 anni anzi 50, se vogliamo metterci anche gli anni che hanno preceduto il servizio episcopale.Sono arrivato alla fine piuttosto logorato dal tempo e dalle fatiche. Era necessario allontanarmi un momento da tale realtà. Ed era più che giusto ed opportuno manifestare un segno di gratitudine a tutti voi, fratelli della lunga giornata: parenti, amici, conosciuti o nascosti nel silenzio operoso della preghiera e del sostegno. Era necessario visitare il Papa in un gesto di riporre nelle sue mani la Chiesa di S. Mateus. Dovevo pur manifestare ai Moderatori della Congregazione Comboniana le mie disposizioni a rimettermi nella comunità religiosa. La diocesi di Vittorio Veneto ha dato una preziosa e lunga presenza a S. Mateus.
Sacerdoti e laiche consacrate hanno lasciato sudori , sacrifici e molti frutti fra noi. Sono stato anche da loro per dire a quelli che ho incontrato che la Chiesa di S. Mateus li ricorda, li ringrazia e li felicita per la loro missione fra noi. Sono riuscito a passare rapidamente nei 4 Monasteri di Monache, che hanno tanto pregato per S. Mateus. E cito appena i nomi dei luoghi più familiari, senza farne una lista completa,  dove  la  presenza era  necessariamente  attesa. Como, Albate, Valtellina, Arigna, parrocchie e sacerdoti carissimi, laici senza fine. Ebbene , sono state le assenze a dominare. Non mi giustifico. Tre mesi sono stati assai pochi, troppo ridotti per arrivare dove ero aspettato. Ringrazio chi mi intende e perdona. Ringrazio principalmente i confratelli Comboniani di Rebbio. Essi mi hanno propiziato  quanto cercavo con ansietà, cioè preghiera, vita di comunità, riposo.

Ed eccomi di nuovo in Brasile.
E’ qui la mia terra promessa, la nuova famiglia umana,qui il luogo e il tempo messi a disposizione dalla Bontà del Signore per servire al Regno. Ringraziatelo con me.
Ora mi sento tranquillo. I segni della salute fragilizzata sono aumentati visibilmente. Ma non sono abbandonato. Una religiosa infermiera pensionata e in continua attività mi accompagna giorno per giorno. Abito nella isola di Gurirì, come molta gente di S. Mateus. La siccità di cui soffriamo da lunghi mesi ci fa provare qualche piccola sofferenza delle moltissime affrontate con pazienza senza fine dalla nostra gente. Guriri è un paese di spiaggia, con le meraviglie della natura e gli inconvenienti del caso. lì più preoccupante: le nottate dei suoni insopportabili di chi preferisce passar la notte in festa invece di riposare. La pubblicità vuole la isola di Guriri come “Isola del piacere”. Io faccio propaganda per una “isola di pace e tranquillità”.
Nel Brasile oggi sulla scena del mondo come grande potenza emergente, partecipo come posso alla vita della Chiesa e ai drammi del popolo. Ci sono mille interrogazioni ed altrettante speranze, che bisogna convogliare per la Speranza che ci viene dal Vangelo. Il Natale è un momento speciale per riprendere in mano e nel cuore la Speranza che non inganna.
Qui aspetto la chiamata di Dio come e quando Lui vorrà. E’ tempo per ringraziare, per lasciarmi purificare e per crescere nella Fede. Il Vangelo chiede spazio e diritto di presentarsi almeno come esigono tutti nel nostro pianeta fatto villaggio del mondo. La pazienza deve accompagnare la Speranza. I cristiani sanno come riprendere sempre e nuovamente la novità del Natale, un altro mondo è possibile. Vi saluto e vi auguro di assaporarlo nel Nuovo Anno.

Dom Aldo Gerna