2022 – 13 marzo, seconda domenica di quaresima

ASIA - Cina: Intervista e attività

–  Francesca ci racconti dove vivi e di cosa ti occupi? Come sei arrivata così lontana? Non senti mai la voglia di tornare a casa? Arrivando in Cina cosa ti ha colpito (evidenziare innanzitutto gli aspetti positivi)? Come trascorri le tue giornate?

Vivo nella capitale della Cina, Pechino, una grande città con tantissimi abitanti. Da due anni abbiamo cambiato casa: ci siamo trasferite da un appartamento in un alto palazzo vicino al centro della città ad una casa in un villaggio di periferia, dove la vita è più semplice, e dove ci sono più occasioni per conoscere le persone. Io insegno in una scuola superiore e insieme a Cristina, che insegna all’asilo, nella nostra casa cerchiamo di accogliere persone in difficoltà, che hanno bisogno dell’affetto di una famiglia: alcune persone si fermano per tanti anni, come Yani, Ling Ling, Yana, Hang Hang, la mamma di Hang Hang, Meng Ke, altre per periodi più brevi, come Jinzi o Duoji, un bimbo di cinque anni, arrivato dal Tibet con la sua mamma, per fare delle visite mediche.

Sono arrivata così lontano per due motivi: fin da piccola ero affascinata dalla vita dei missionari e perché volevo fare della mia vita qualcosa di bello. La mia maestra di catechismo a volte ci parlava dei missionari del passato, delle loro avventure, e mia zia ogni anno mi accompagnava dai missionari Comboniani a vedere i presepi che arrivavano da varie parti del mondo, ho iniziato così a conoscere anche i missionari moderni. Queste due cose mi hanno fatto pensare che la vita dei missionari è bella, è ricca e che da grande avrei voluto vivere la stessa vita! Crescendo questo desiderio mi ha sempre accompagnata. Finita l’università e dopo aver lavorato un paio d’anni, questo desiderio era diventato così grande che ho deciso di partire: dovevo vedere cosa c’era dentro questo desiderio, diventato ormai un sogno, poi il Signore ha fatto il resto. Non sono io che ho scelto la Cina, ma la Cina ha scelto me, fosse stato per me sarei andata in Africa o in Sud America, mai in Asia.

Non sento tanto spesso la voglia di tornare a casa, perché qui c’è la mia “strana famiglia cinese” dove mi sento accolta e voluta bene. Neanche adesso che a causa del Covid non è possibile tornare in Italia, perché molto difficilmente riuscirei a rientrare in Cina, sento tanto la nostalgia, sono molto serena. Certo un giretto lo farei volentieri e so che la mia mamma e il mio papà sarebbero contentissimi di rivedermi, ma per il momento non è possibile.

Arrivando in Cina mi ha colpita molto vedere la tanta vita che c’è nei parchi: ragazzi, giovani, bambini, adulti, nonni, mamme e papà che cantano, ballano, suonano, fanno ginnastica, giocano a volano o a 毽子jiànzi, un simpatico gioco cinese, che si fa calciando uno strano oggetto sormontato da piume.

Le mie giornate trascorrono tra l’impegno a scuola, le lezioni da preparare, gli studenti da incontrare, l’impegno a casa con le persone della famiglia e l’incontro con chi a volte ci chiede aiuto: mamme in difficoltà con bambini disabili, giovani con problemi di vari tipo.

Due volte al mese, di sabato, apriamo le porte di casa nostra ai bimbi che vivono nel nostro villaggio e nel villaggio vicino, offriamo loro un luogo dove imparare divertendosi: facciamo tanti lavoretti e giochiamo a tanti giochi di logica. Al mattino ospitiamo i più piccoli con le loro mamme, al pomeriggio i bimbi più grandi. L’idea di offrire questo spazio ci è venuta perché tanti bambini vivono in case molto piccole, spesso di una sola stanza, e lo spazio per giocare, soprattutto d’inverno, non c’è.

–  Ci sono tanti bambini lì da te? Come vivono? Com’è la loro scuola? Quali sono i loro giochi preferiti?

Ci sono tanti bambini qui, quasi tutti vanno a scuola. Dico quasi tutti perché i bimbi con qualche disabilità, che necessitano di un aiuto per mangiare o per andare in bagno difficilmente vengono ammessi, la strada da percorrere perché la scuola sia un diritto di tutti è ancora molto lunga.

Tanti bimbi che vivono qui arrivano da altre regioni della Cina, molti dalle zone di campagna. Vengono a Pechino con i loro genitori che si trasferiscono qui per cercare un lavoro migliore. In genere tutti i bambini riescono a frequentare l’asilo e parte della scuola elementare, poi però, non essendo nati a Pechino, per poter continuare a studiare, devono tornare nella regione di origine: a volte tornano a casa con uno dei genitori, a volte i genitori restano a Pechino e i bimbi vanno a vivere con i nonni. Purtroppo tanti bambini crescono vedendo la mamma e il papà solo una volta all’anno, in occasione del capodanno cinese.

Proprio perché i bambini sono tanti la scuola cinese è molto selettiva e competitiva: chi riesce a studiare va avanti, gli altri non vengono molto seguiti dagli insegnanti. La scuola purtroppo non insegna a pensare, ma si studia tanto a memoria. Si va a scuola dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 17 circa, alle medie e alle superiori ci sono lezioni anche alla sera dopo cena fino alle 20.30-21. Poiché la città è enorme, gli spostamenti richiedono tanto tempo e i genitori sono molto impegnati con il lavoro, tanti bambini fin dalle elementari vivono a scuola: tornano a casa il venerdì pomeriggio, e ritornano a scuola la domenica pomeriggio. La scuola non aiuta molto chi è più debole, fragile, con difficoltà di apprendimento e anche qui c’è tantissima strada da fare. A me piace tanto studiare, ma credo che se fossi nata in Cina avrei smesso di studiare all’asilo, dove già si iniziano a studiare i caratteri e si hanno i compiti da fare a casa! Avrei tante cose da raccontare sulla scuola, ma mi fermo qui altrimenti vi annoio.

Ai bambini cinesi piace tanto giocare a volano e a basket, poi purtroppo qui c’è un abuso degli smartphone, quindi spesso manca la fantasia per inventarsi altri giochi, anche per i bambini è più comodo guardare dei video o giocare ai videogiochi.

–  Come si festeggia lì la Pasqua? Si mangiano anche da voi le uova di cioccolato? Come si dice buona Pasqua nella lingua locale?

La Pasqua è una festa cristiana, qui i cristiani sono pochissimi, quindi non è una festa molto conosciuta, ed è festeggiata solo dai cattolici e dai protestanti. Si festeggia andando in chiesa, partecipando alle celebrazioni, ma non è tradizione ritrovarsi con la famiglia e mangiare insieme, come invece succede per il capodanno cinese, festa per eccellenza in cui le famiglie cinesi si riuniscono. Le uova di cioccolato purtroppo qui non si mangiano, ma ci sono tanti altri cibi buoni! Se avete un amico cinese a cui volete augurare buona Pasqua dovete dirgli: 复活节快乐 Fùhuó jié kuàilè,buona festa della resurrezione.

–  C’è un augurio che vorresti rivolgere ai bambini della nostra diocesi e alle loro famiglie che leggeranno quanto hai scritto?

Tenetevi stretti i desideri e i sogni che stanno nascendo nel vostro cuore, in quelli ci può essere la chiave della vostra Felicità!

–  I bambini della nostra diocesi potranno scriverti e magari mandarti una loro foto o disegno da donare con i loro auguri ai bambini che sono con te? Se sì a quale indirizzo e-mail o numero WhatsApp?

Se volete scriverci potete usare questi indirizzi mail francesca.colombo81@yahoo.it oppure colombogianca@tiscali.it o questo numero WhatsApp +86 13011844907, leggeremo i vostri messaggi ai bambini che sono con noi e sarà per noi l’occasione per raccontare qualcosa in più dell’Italia.

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