2022 – 20 marzo, terza domenica di quaresima

AMERICHE - Perù e USA: interviste e attività

Intervista a don Ivan Manzoni (Perù) e a suor Laura Canali  (USA)

don Ivan Manzoni – sacerdote della diocesi di Como, Fidei Donum in Perù.

Don Ivan ci racconti dove vivi e di cosa ti occupi?

«Attualmente, con un altro sacerdote della diocesi di Como, don Roberto, vivo nella diocesi di Carabayllo alla periferia nord di Lima (la capitale del Perù). Sono parroco di una comunità di circa 70.000 abitanti e assieme a un prete peruviano, a tre suore e agli agenti pastorali, cerchiamo di svolgere le varie attività della parrocchia. Qui c’è anche un centro di salute frequentato per analisi e terapie da molte persone, soprattutto bambini, di cui sono responsabile. Infine, mi occupo dell’assistenza dei detenuti di un carcere (sono circa 2.300) visitandoli una volta alla settimana, leggendo con loro il Vangelo e aiutandoli per quanto possibile».

Come sei arrivato così lontano?

«Sono stato inviato dalla Diocesi di Como che, dal novembre del 2010, ha una collaborazione missionaria con la diocesi di Carabayllo; don Roberto e io siamo poi arrivati nel febbraio del 2013».

Non senti mai la voglia di tornare a casa?
«A volte un po’ di nostalgia mi viene, ma poi penso alle persone della parrocchia che mi vogliono bene e allora tutto passa».

Arrivando in Perù cosa ti ha colpito (evidenziare innanzitutto gli aspetti positivi)?

«La cosa che più mi ha colpito è l’accoglienza della gente. Se c’è una cosa invece a cui non riesco ad abituarmi è il paesaggio. A Lima non piove mai, tutto è deserto e il cielo è sempre grigio. A volte mi manca il verde delle nostre montagne, il cielo azzurro…»

Ci sono tanti bambini lì da te? Come vivono?

«I bambini sono tanti e in questi ultimi anni hanno sofferto molto; una recente ricerca ha rivelato che in Perù 98.000 bambini sono rimasti orfani durante la pandemia».

Quali sono i loro giochi preferiti?

«Qui i bambini giocano per strada: calcio, pallavolo, nascondino…ma un gioco tipico è il trompo (la trottola); si fanno parecchie sfide: chi lo fa ruotare per più tempo, chi la lancia più lontano oppure quale trompo fa cadere il trompo dell’avversario».

Come si festeggia lì la Pasqua?

«Più che il giorno di Pasqua sono sentiti la domenica della Palme quando nei mercati e fuori dalle chiese è emozionante vedere i venditori di rami di palme intrecciate; e il Venerdì Santo con la Via Crucis e la processione con il Cristo morto».

Si mangiano anche da voi le uova di cioccolato? Come si dice buona Pasqua nella lingua locale?

«Le uova di cioccolato non sono molto diffuse, ma si possono trovare nei grandi supermercati.  In castellano buona Pasqua si dice Feliz Pascua».

C’è un augurio che vorresti rivolgere ai bambini alle loro famiglie della nostra diocesi?
«Siate curiosi, quella curiosità sana propria di chi vuole conoscere, di chi ha il cuore e la mente aperta verso tutti, anche verso chi noi diciamo “diverso”. Stando in Perù mi sono accorto che il “diverso” per loro ero io e ho capito che allora il “diverso” non esiste, lo creiamo noi».

I bambini della nostra diocesi potranno scriverti e magari mandarti una loro foto o disegno da donare con i loro auguri ai bambini che sono con te?

«Certo, vi lascio il mio indirizzo mail divanmanzoni@gmail.com e il mio contatto di WhatsApp (+51 955222892)».

don Ivan Manzoni (Carabayllo – Perù)

ATTIVITÀ – apri

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Suor Laura Canali, missionaria saveriana negli Stati Uniti

Suor Laura dove vivi e di che cosa ti occupi?

«Io vivo a Worcester che dopo Boston – da cui sono a circa un’ora di distanza – è la seconda città dello Stato del Massachusetts negli Stati Uniti d’America. Ogni Stato degli USA ha un nome specifico. Il nome del Massachusetts è “The Spirit of America” perché qui è iniziata la Rivoluzione che ha portato questa nazione all’indipendenza dalla Gran Bretagna. Io sono arrivata qui nell’aprile del 2010. Devo dirvi che non essendo più giovanissima, non mi aspettavo di ripartire per la missione. Qui, però, c’erano solo 3 sorelle impegnate nelle Parrocchie da mattina a sera che non avevano tempo per se stesse, per la casa ed altro. A me è stato chiesto di venire per “dare una mano” alla comunità. Così ho iniziato a condividere i vari servizi: il pranzo, le pulizie, la liturgia, la spesa e i vari viaggi per l’aeroporto, per le Giornata Missionarie ed ho aiutato una sorella a preparare dei bambini/e per il Battesimo.

Nello stesso tempo mi sono guardata intorno per qualche servizio di volontariato ed ho iniziato ad andare alla Mensa dei Poveri della Parrocchia di St. John Evangelist. Questa Parrocchia che essendo alla periferia della  città è sempre stata una porta d’ingresso per gli immigranti. Dapprima sono venuti gli Irlandesi che hanno costruito la Chiesa, poi gli Italiani, I latini provenienti dall’America Latina e per ultimi gli asiatici. Questa mensa dei Poveri accoglie circa 300 persone ogni giorno dalle 7.00 fino alle 11.00 del mattino. Il sabato è riservato alle famiglie che oltre al solito trovano pasta, scatolame, carne, latte, formaggio, torte e…anche fiori. Il responsabile si chiama Billy Really e fa parte di  una famiglia di 16 figli/e (sa bene cosa vuole dire condividere!). Billy ha lasciato il lavoro per poter seguire questa Mensa dei Poveri. Durante l’inverno quanto nevica o fa molto freddo – in questi giorni siamo anche a 13, 14, 15 gradi sotto zero – Billy apre la Mensa verso le 6.00, 6.30 del mattibo perché sa che fuori c’é chi lo aspetta, gli “Homeless” (persone senza casa) che aspettano un caffé caldo».

Come sei arrivata cosi lontana?

«La mia storia inizia da lontano quando ero ancora giovane e mi chiedevo quale sarebbe stata la scelta della mia vita. Non pensavo ad alcuna vocazione in particolare, ma guardando la realtà mi sembrava di capire che ogni cosa e tutto avesse valore per la presenza di Dio. Pian piano questa idea ha fatto strada in me e mi sono resa conto del dono di avere la fede e di credere in Dio. Da questa esperienza è nato in me il desiderio di condividere questo dono con chi ancora non lo aveva ricevuto. Ho lasciato così la mia famiglia, la mia parrocchia, i miei amici e sono entrata in una Congregazione Missionaria. Ed era il 1968! Da allora sono passati un pò di anni, ho fatto parecchie cose ed alla fine nel 2010 sono sbarcata a Worcester negli Stati Uniti D’America».

Non senti la voglia di tornare a casa?

«Devo dirvi che nonostante abbia il desiderio di rivedere la mia famiglia, le sorelle della Casa Madre di Parma, i miei amici e tante persone con cui ho camminato insieme per anni ora sento che qui dove sono è “la mia casa”. Io mi sento “a casa” qui in questa terra dove é presente tutto il mondo, tutte le razze, tutte le religioni. Negli Stati Uniti non ci sono solo gli “americani”, ma ci sono cittadini di tutto il mondo con le loro culture, i loro problemi, desideri, sofferenze e speranze. È stato detto che gli Stati Uniti sono una “melting pot” ossia “un posto dove differenti popoli, culture, teorie e stili di vita sono mischiati insieme”, ma la sua vocazione è quella di diventare come una “macedonia” ossia insieme, ma ognuno con la propria identità. Un lungo e coraggioso cammino da fare…! Devo dirvi che in questo grande mondo mi sento a mio agio».

Come trascorri le giornate?

«Da quando sono arrivata sono ormai trascorsi 12 anni quindi  ho 12 anni in più per cui qualche cosa ho dovuto modificare anche perchè ci sono delle sorelle più giovani di me. La mia giornata è molto semplice. Al mattino mi alzo abbastanza presto cosi ho tempo per pregare e fare un po’ di ginnastica con l’aiuto dei programmi televisivi. Verso le 7 ci troviamo in cappella con le altre 3 sorelle per pregare le Lodi del mattino poi andiamo a Messa nella varie parrocchie a secondo dell’orario e del lavoro di ciascuna. Durante la giornata ci sono sempre dei lavori da fare in casa anche perché la nostra casa è grande. A mezzogiorno sono in casa con una sorella anziana ed insieme facciamo “lunch” che è un pasto molto leggero perché negli USA, che ha un unico orario di lavoro, c’é un solo pasto principale al giorno chiamato “dinner” che si prepara o verso mezzogiorno o verso sera. Nel pomeriggio ho ancora del tempo per pregare, dire il Rosario, infine mi trovo ancora con le altre sorelle in cappella per la preghiera dei vespri seguita dal “dinner” comunitario che é verso le 17.00. Dopo c’é altro tempo per chi ancora va in Parrocchia o altro lavoro da fare. Io, in genere, mi fermo con la sorella anziana per vedere le notizie del Telegiornale che poi aiuto ad andare a letto».

Cosa ti ha colpito al tuo arrive in questa missione?

«La prima volta che sono arrivata negli Stati Uniti é stato nel 1981 per lo studio dell’inglese. Da allora ciò che mi ha sempre colpito è stato il Volontariato che ho subito definito come il “Volto umano” di questa società che ha il “business” – ossia il profitto –  come meta principale. Riguardo agli aspetti positivi potrei scrivere un libro perché ce ne sono tanti e ne scopro sempre di nuovi. È una nazione che offre  tante possibilità, ma bisogna avere il coraggio di cercare, soffrire e di essere mobili. Oltre il volontariato c’é solidarietà, generosità e creatività in tutte le direzioni. Un vero e grande sforzo e` l’aiuto ai meno fortunati, ai poveri. Ci sono due grandi feste americane che coinvolgono tutti: la Festa del ringraziamento – a cui tutti partecipano perché ogni famiglia abbia cibo in abbondanza con il famoso “Turkey” ossia tacchino. Solo a St. Peter sono stati consegnati circa 500 tacchini. Thanksgiving è una celebrazione del popolo, della nazione. L’altra grande festa  è il Natale a cui tutti collaborano perché ogni bambino abbia almeno un giocattolo. La cattedrale di Worcester – St. Paul – in queste due occasioni con l’aiuto di circa 700 volontari prepara il pranzo per I poveri della città e del circondario. Nel 2021 sono stati circa 6000 pasti tra quelli venuti in persona e quelli portati direttamente nelle case».

 Ci sono tanti bambini? Come vivono? Com’e` la loro scuola?

«Worcester è una citta con circa 205.000 abitanti e i bambini che frequentano la Scuola Pubblica sono circa 24.000 in più ci sono quelli che frequentano la Scuola Privata solitamente cattolica. La vita dei bambini è come la vostra piena di attività. La maggior parte dei bambini va a scuola con lo “School Bus” altri vengono portati dai genitori. La scuola inizia verso la fine di agosto e termina verso la fine di giugno dalle 7.30/8.00 del mattino fino alle 14.30/15.00 dal lunedi al venerdi a secondo degli stati. Un dato da tenere conto è che durante l’anno la scuola può chiudere per neve, ghiaccio e freddo intenso. Ci sono anche le “home schools” – scuola in casa – in cui la scuola è tenuta dai genitori dei bambini che devono poi sostenere gli esami di stato. L’ insegnamento è fatto in modo attivo e partecipato e in genere i bambini vanno a casa con gli “homeworks” – compiti. Se dopo hanno tempo e possono fanno attivita` sportive. La catechesi e` alla domenica mattina tra la messa inglese e ispana».

Quali sono i giochi preferiti?

«A Worcester come in tutti gli USA l’attività sportiva è parte della cultura e ci sono tanti sports. Tra i bambini/e e ragazzi/e i più scelti sono: football americano,  baseball, wolleyball, hockey, soccer (il nostro calcio), basketball, softball (una specie di baseball iniziato come gioco da fare al chiuso), skating on ice (pattinaggio sul ghiaccio), nuoto. Insieme a questi giochi ufficiali ci sono quelli comuni: nascondino, tocca e scappa, caccia al tesoro, e anche tutti gli altri senza campi  e attrezzi speciali».

Come si festeggia la Pasqua?  Come si dice Pasqua?

«Inizio dal nome: in inglese Pasqua si dice “EASTER” pronuncia “ister’. Dato la presenza di diversi popoli puoi dire: “Feliz Pasqua” in spagnolo, “Feliz Pascoa” in portoghese, “Dobra Wielkanoc” in polacco. Generalmente la Pasqua è festeggiata come da noi, con le stesse celebrazioni durante la Settimana Santa. Nella cultura americana non ci sono processioni mentre sono presenti nella cultura latina. In alcune Parrocchie il Venerdi Santo è rappresentata la Passione del Signore lungo le strade della città. A Worcester ci sono 3 Parrocchie che rappresentano la Passione del Signore per le strade: la Cattedrale di St. Paul, la parrocchia di St. Peter e quella di Santa Giovanna D’Arco perche` hanno un bel gruppo di fedeli di lingua spagnola».

  Si mangiano le uova di cioccolato?

«Le uova di cioccolato ci sono anche qui, ma non sono comuni come da noi. Qui è molto più comune il “Easter Banny” che è un  coniglietto con un cestino colmo di uova colorate (di gallina) che distribuisce ai bambini. Molto comune nelle parrocchie o anche nelle casa e` il gioco chiamato “Easter hunt” – caccia alle uova. I Genitori o alcuni parrocchiani mettono piccole uova di chioccolato in altre più grandi di plastica  che vengono seppellite nel giardino di casa o della parrocchia che i bambini/e devono scoprire».

Quale augurio vorrei rivolgere…?

«Vorrei rivolgere questo augurio. Credo che oggi come persone, uomini, donne, ragazzi, ragazze, bambini e bambini e soprattutto come cristiani dobbiamo vedere il mondo con occhi nuovi, un mondo che non ha piu` muri. Non piu i muri delle case, delle chiese, delle scuole, non piu`… perche` I nostri muri sono quelli dell’universo e noi tutti viviamo dentro questi confini universali.  Dobbiamo avere una visione del mondo come casa universale costruita e da costruire giorno per giorno, momento per momento perché l`universo è la casa di Dio dove noi – come dice Papa Francesco – dobbiamo vivere da fratelli e sorelle. Certamente tutti voi andate a scuola e gia’ pensate quale potra` essere il vostro futuro. Io vi suggerisco di non pensare ad una “professione” da fare, ma a una visione da raggiungere. Una professione puo` venire meno, ma non una visione perche` e` una luce dentro noi che attira, illumina, conduce e sempre si raggiunge. Dovunque andate: a scuola, in parrocchia, a giocare,… ci sia nel vostro cuore e nella vostra mente il desiderio e la volonta` di costruire la Fraternita Universale. Il sogno di Dio!

Scrivermi, mandarmi…

«Certamente! Anche se in questo momento Il Covid sta frenando le attività c’é sempre il modo di incontrare bambini a cui fara` piacere conoscere  dei bambini dall`altra sponda dell’Oceano Atlantico».

suor Laura Canali (Worcester – Stati Uniti)

Indirizzi:

+ Laura Canali – Missionary Sisters of Mary – 242 Salisbury Street – WORCESTER, MA 01609

+ e-mail: canalilaura07@gmail.com

+ whatsApp: (dall`Italia) +1.508.410.3323

 

ATTIVITÀ – apri