3 gennaio 2012, Manila – Filippine Ultime notizie da Manila

 

Scrivo da Manila, anzi da Quezon City, l’area suburbana che fa da prolungamento della citta antica, quella che conserva alcuni monumenti della colonizzazione spagnola. Spedirò questo scritto dall’Italia: domani rientro a Roma dopo essere stato 3 settimane in Bangladesh e 3 settimane qui, nelle Filippine. Entrambe le visite ai miei confratelli Saveriani, che lavorano in queste due realtà, sono state per me un vero regalo natalizio. Le porto nel cuore. Ma…andiamo con ordine.
Ero partito da Roma dopo l’evento della canonizzazione del nostro Fondatore, Guido Maria Conforti, ora Santo per tutta la Chiesa e, per noi suoi figli, un esempio di vita spesa per l’annuncio del Vangelo. Non ha mai fatto nè detto cose eccezionali: ha vissuto in modo straordinario le cose ordinarie. Per questo ci è vicino: è un Santo “normale”. Non è mai stato in missione, se non per una visita ai suoi primi figli missionari, Saveriani in Cina: eppure è stato un vero missionario. Da Vescovo non ha fatto altro che vivere il suo tempo, caratteriz¬zato da molti problemi sociali (le rivolte dei contadini verso i latifondisti – lui, figlio di un latifondista -, il diffondersi del fascismo – in una Parma già contraddistinta dalla forte presenza socialista, – l’estrema povertà di una parte della città – l’Oltretorrente – e la presenza di una potente borghesia) e da problemi ecclesiali (l’imporsi della mentalità modernista, con il collocare la fede a semplice sentimento religioso; la scarsità di clero e la sua poca istruzione, l’urgenza di dare una formazione ai giovani, etc.). Un Vescovo appassionato di compiere il suo servizio alla gente ed alla Chiesa: malgrado la sua poca salute farà 5 volte la visita a tutte le Parrocchie della Diocesi di Parma. Con i mezzi del tempo: sull’Appennino parmense spesso era un andare a piedi o a cavallo…
Si, avevo in me i sentimenti e le emozioni dei giorni della canonizzazione, i preparativi e l’evento nei tre splen¬didi giorni di Roma e nei due successivi di Parma. Chi volesse saperne di più cerchi in : www.saveriani.com.
Con il Conforti nel cuore mi ero preparato alla mia prima visita nel continente asiatico. Avevo letto alcuni dossiers riguardanti il Bangladesh e le Filippine che si trovano nel nostro archivio: la storia della presenza dei Saveriani in queste due missioni, qualche nota su alcune problematiche trovate dai “visitatori” della Direzione Generale saveriana precedentemente venuti in visita, altre notizie riguardanti la situazione economica e politi¬ca delle due nazioni.
Ma un conto è leggere, altro e vedere con i propri occhi…
Arrivati a Dhaka, la capitale del Bangladesh, mi sono trovato tra 17 milioni di persone, tanti ne conta la città. Uscito dall’aeroporto e salito sulla macchina di un mio confratello, ho constatato di essere immerso in un traffico a dir poco infernale, con lo smog che infastidiva le narici, con il suonare ossessivo dei clacson, poiché ognuno voleva farsi largo in un nugolo di macchine, pulman, rickshaw (tricliclo-bicicletta, con lo spazio per 2 o 3 passeggeri), motorette tipo side-car, con “cabina” per passeggeri, etc..Mi e venuta in mente la scena dell’inferno dantesco nella Divina Commedia, con Caronte, il traghettatore del fiume Acheronte, che si trova davanti ad una multitudine di gente che vagava in cerca di passare all’altra riva in una confusione indescri¬vibile.
“Sonar Bangla”, dicono le agenzie turistiche: il Bangladesh dorato! Si, dorato lo è, dalle immense risaie, quando il riso volge alla mietitura. Spettacolo molto bello, sopratutto al tramonto. Ma come trovarlo “dorato” nella confusione e nello smog di Dhaka? Ad aggiungere altri fumi sono le enormi fabbriche del tessile: a 7 o 8 piani. In basso i telai e su, su, la lavorazione, fino al prodotto finito. Mano d’opera a costi bassisimi (80-100 €/mese). Il “mercato” ne offre tanta di manodopera, poiché il Bangladesh ha circa 160 milioni di abitanti su una superficie meno della metà dell’Italia. La maggior parte del suo territorio si trova a meno di 12 metri sopra il livello del mare, e si calcola che circa il 50% dei terreni verrebbero inondati se il mare salisse di un metro.
A Dhaka ho potuto vedere “altri inferni”: la popolazione stipata ai bordi della ferrovia (è terreno demaniale, riempito da chi viene in capitale e non ha soldi per comperarsi un pezzo di terra, peraltro eccessivamente caro) in capanne fatte di plastica, legno e fango; servizi igenici, elettricità, acqua potabile: nada, si dice in spagnolo; la stazione ferroviaria, luogo di ritrovo dei ragazzi di strada, molti dediti alla droga, anche come antidoto alla fame, di ragazzine/madri-prostitute, di poveri di ogni genere; è il luogo dove passa molta gente ed un briciolo di carità lo si ha tra gente povera. Solidarietà tra poveri. Così è negli attracchi del porto fluviale: cambia il paesaggio ma vi sono gli stessi “abitanti” della stazione…
Tra le varie attività svolte dai Saveriani in Bangladesh, caratterizzate dal dialogo con le grandi religioni, dalla vita tra i fuori-casta (la società è rigorosamente impostata sulle caste) ed i tribali, dal seguire delle cooperative di artigianato (con la vendita dei prodotti in Italia nei mercatini del “Consumo solidale”), ve ne è una che mi ha follemente impressionato. A Khulna, altra città del Bangladesh, i miei confratelli, in partenariato con la Diocesi ed una Congregazione di suore, ha realizzato un ospedale con due sale operatorie ben attrezzate. In questo luogo, a partire da una perfetta organizzazione gestita da un mio confratello, si alternano delle equipes medico-specialistiche italiane. Questo da ormai 17 anni, con oltre 9.000 operazioni chirurgiche eseguite. I Saveriani organizzano, i medici operano, le suore seguono il post-operatorio: per tutti (musulmani, indù, cristiani) e tutto gratuito! Un miracolo “dentro l’inferno”.
In un paese al 90 % musulmano, 9 % indù, i cristiani sono una piccola minoranza. Viva e presente, anche grazie alle molteplici iniziative sociali svolte in favore di tutti. L’Iman della moschea di Khulna ha detto: “solo voi cristiani potete promuovere una iniziativa come quella delle équipes mediche, perchè solo Cristo ha parlato di Carità”. Evangelizzazione e diaologo: nel concreto dell vita.

Quezon City, Manila, capitale delle Filippine: 14 milioni di abitanti, meno caotica di Dhaka, ma anche qui con il traffico non si scherza. Compreso quello della droga! I Saveriani sono presenti nelle periferie. Le ho viste. A Project 8 (uno dei tanti quartieri) sono stato a trovare alcune famiglie, amiche dei miei confratelli. Come si fa a vivere in 30 mq. su due piani (15 per piano)? Promiscuità, privacy impossibile, spazi sociali inesistenti (nelle Filippine il basket è come in Italia il calcio: vi sono canestri dappertutto, ma lo spazio è quello ristretto al gioco sotto-canestro), bambini, tanti bambini. Figli di ragazze-madri, poiché l’uomo “gira” da una donna all’altra ed il matrimonio è un fatto raro. Eppure le Filippine sono una nazione, unica in Asia, dove il cristianesimo è maggioritario…
La nazione: oltre 7.000 isole, poco meno di 100 milioni di abitanti, su una superficie uguale a quella dell’Italia, ha 13 milioni di suoi connazionali all’estero. Sono persone apprezzate per la loro laboriosità, la fedeltà, la competenza. Si fanno onore. Purtroppo la nazione è tristemente nota, insieme ad altri “lidi” asiatici, per il turismo sessuale e la prostituzione giovanile. Povertà che diventa sfruttamento…Inferni…
I ragazzi filippini vanno tutti a scuola e sono talmente tanti che l’orario è suddiviso in tre turni giornalieri. Il primo inizia alle 6 del mattino, il che vuol dire che alle 5 bisogna essere sul ciglio della strada per aspettare il trasporto: un side-car che conduce a scuola. Sono più piccoli rispetto a quelli bengalesi, ma possono traspor¬tare anche 7 ragazzi… 14 Pesos è il prezzo: 25 centesimi di €. Lo stipendio di un operaio è di 150 €/mese. I ragazzi più fortunati vanno a scuola a piedi, perche sono vicini al plesso scolastico. Per i lavoratori è ancora peggio, attraversare Quezon e dirigersi verso la zona industriale è una scommessa contro il tempo. A volte i nostri studenti di teologia impiegano anche 2 ore per raggiungere l’Ateneo dei gesuiti: 12 Kmt. Questo significa che alle 3 di mattino la città è già in movimento: un rumore assordante dappertutto. Se si cerca di viaggiare in macchina verso le 6 di mattino si deve mettere in conto che non si sa quando si arriverà a destinazione. Code da restare fermi ogni 10 metri. Rumori, fumi, caos…
Quello che più mi resterà nelle orecchie di Quezon è, però, il canto dei galli. La prima notte che ho vissuto a Quezon sono stato risvegliato il mattino presto dal loro inconfondibile “chicchirichì”. Mi sembrava di essere in una grande fattoria ed ero tra milioni di persone!! Ogni famiglia ha il “suo” gallo. Nei quartieri si organizzano dei combattimenti: lo scontro è all’ultimo sangue; infatti prima del combattimento alle loro zampe vengono fissate delle lame taglienti, utilizzate dai galli per ferire “l’avversario”. Normalmente il match dura poche decine di secondi: lo sconfitto viene portato fuori dal “ring”, spennato e preparato per la cena. Ma quanti soldi si scommettono attorno a questi “poveri polli”!! Chi sono, poi, i veri “polli” non ci vuole molto a capirlo. Povertà…
Tra le attività dei miei confratelli, ve ne segnalo una. Da 8 anni funziona una specie di “cassa di risparmio e di credito” in un quartiere poverissimo. L’idea è quella di aiutare il risparmio ed il credito per dei mini-progetti produttivi di reddito: aprire un negozietto, fare del commer¬cio, iniziare un’attività di sartoria o di parrucchiera. Il tutto è gestito da un gruppo di donne per le donne, il “motore” della società filippina. Funziona in base al controllo reciproco (chi rimborsa ha diritto ad altri crediti), sulla fiducia, sulla redditività (viene dato un interesse ban¬cario uguale a quello delle banche) e promuove anche azioni di aiuto per alcune famiglie povere, sopratutto per pagare la scuola ai loro bambini. Un miracolo…
Natale, io il regalo l’ho già ricevuto e di questo ringrazio il Signore. Auguro a voi di viverlo nella serenità e nella pace, quella stessa che il Bambino Gesù ha portato facendosi uomo come noi. Auguri !! Vi ricordo nelle preghiere.

Girola p. Carlo