3 ottobre 2010, Mogodé – Cameroun Buon mese missionario!

Buon mese missionario! Torniamo dalla Messa di saluto di don Giusto a Mokolo. Tra un mese rientrerà in Italia. Una grande festa di popolo per chi ha fatto molto in 13 anni di permanenza in Africa…
Una giornata di sensibilizzazione ci ha permesso d’incontrare più di 300 diversamente abili in parrocchia. Accolti, visitati, consigliati. Alcuni aiutati. Altri ora frequentano la scuola per sordomuti e ciechi di Mokolo. Soprattutto ci si è resi conto dell’entità del problema.
Il collège di Mogode è al secondo anno di vita: 64 ragazzi in prima superiore. Potrebbero essere di più, ma le famiglie preferiscono risparmiare (pur avendo i mezzi) e inviare i figli nelle varie scuole superiori che stanno sorgendo un po’ ovunque. Grandi costruzioni, fino a 150 studenti per classe, professori assenti. E’ una scelta folle che porterà all’analfabetismo. Ma non molliamo!

La Messa è finita…

Se c’è un momento della Messa che “funziona” è l’invio. La Messa è pressoché finita. Abbiamo ascoltato le parole del Vangelo. Abbiamo spezzato l’unico Pane. Non vediamo l’ora di uscire per comunicarlo a tutti. Ma… Ecco che arriva il parroco. Solenne, prepara il foglio. Quando ha pietà, fa cenno di sedersi. E inizia con una valanga di annunci, di avvisi, di incontri… Tutti uguali. Tutti per le stesse persone…

Se vi può consolare, in Africa… è la stessa cosa, ma tutto è più vivace…
Tocca al responsabile laico ricordare gli impegni per la comunità, gli orari, gli incontri… Qui non è colpa del parroco.
Sorpresa! Insofferenti agli annunci non sembrano essere i govani, ma le anziane. Al termine della Messa raccolgono il loro bastone e… quiete quiete escono, incuranti di chi le richiama. Vivono già nell’eternità…
Si alza Laurent, l’animatore agricolo. Di peso supera di certo i cento. Il sorriso è da bambino. Ma ci sa fare come uno scaltro commerciante: “C’è chi va a caccia di topi nei campi (ottimi, abbrustoliti!!! Poi si discute se con o senza pelle…). Il problema è che, chi li cerca, rovina tutte le coltivazioni. Se prendiamo questi cacciatori, li accompagniamo direttamente in carcere a Mokolo. Lì troveranno tutti i topi che vogliono…”
E’ il momento della premiazione del concorso per i giovani che si sono distinti nella coltivazione o nell’allevamento… Primo premio: una busta con dei soldi. Secondo premio: un aratro di ferro. Terzo premio: una zappa e un macete. La gioia è grande. Domenica a Zhili i premi erano diversi: un paio di stivali di gomma e una casseruola d’alluminio. La gioia la stessa.
La responsabile del gruppo delle donne mostra la stoffa da acquistare per confezionare il vestito del gruppo. La tenuta verrà sfoggiata alla festa diocesana delle donne. Qualche commento rumoroso quando viene detto il prezzo, ma il disegno piace.
Il responsabile di settore ricorda che va finita la costruzione della sala della comunità, dove si potranno tenere gli incontri. A turno, ogni comunità ha il suo giorno di lavoro. Serve raccogliere sabbia, sassi, ghiaia e acqua.
Non si può dimenticare la Campagna di Vaccinazione contro la poliomelite e la somministrazione di vitamina A a tutti i bambini. L’infermiere ci tiene a precisare: “E’ gratuita! Ma non dimenticate il quaderno delle vaccinazioni…”
Anche l’animatore del gruppo che coltiva patate ha qualcosa da dire: “Il tempo del raccolto si avvicina. Preparatevi e… ci incontriamo dopo la Messa”.
Il responsabile vede che c’è una persona sconosciuta a Messa. E’ invitata a presentarsi. “Mi chiamo Massou. Vengo da Lagdò. Resterò nel vostro villaggio per alcuni mesi. Devo curare mia cugina… Questa è la lettera di presentazione della mia comunità”. Tutti annuiscono con gioia.
Ancora un avviso: Il vostro catechista ha coltivato le arachidi. E’ assente dal villaggio per tre mesi, perchè partito in formazione. La comunità è invitata a riunirsi per scorticare le sue arachidi, se no non può venderle.
Uno dall’assemblea porge un piccolo pezzo di carta stropicciata al responsabile. Non è più grande di un francobolo. Annuncia: “Oggi, nella questua, abbiamo raccolto 2.765 Franchi!”
L’ultimo avviso viene dal responsabile di settore. “Dopo la Messa partite pure a piedi. Non sperate di salire sulla macchina del père. Lui non osa dire di no. Ma ci sarò lì io… Portiamo solo i più anziani”.
Do la benedizione. Mi si avvicina il chierichetto e mi sussurra all’orecchio: “Mon père, adesso vedrai qualcosa che non hai mai visto prima…” E inizia la lunga sfilata di pacchetti e pacchettini: mais, miglio, un catino di patate, qualche spicciolo, una gallina… Se arrivano delle belle papaie, o un casco di banane, gli occhi di tutti brillano. Una ragazzina dell’ACR ha preparato una bella frittata, ma chiede subito il piatto in plastica: deve riportarlo a casa. Siamo obbligati a consumarla all’altare. I catechisti non si fanno pregare… E’ il compenso per il celebrante. A Mokolo, in città, c’è più fantasia… e possibilità: dalle 6 bottiglie di acqua alla spugna da cucina, dal bidone di olio per il motore alla scatola di zucchero a zollette.
Ora sì. La Messa è veramente finita. Andiamo in pace.

don Corrado