Perù: cosa può insegnarci la catechesi familiare

Rilanciamo questo articolo pubblicato sul numero 22 de Il Settimanale della Diocesi di Como

La catechesi familiare, così come viene vissuta nella parrocchia di San Pedro de Carabayllo, è prima di tutto un’esperienza di evangelizzazione della famiglia, non un semplice percorso sacramentale per i bambini. L’obiettivo non è che il bambino riceva la prima comunione, ma che l’intera famiglia cresca nella fede, diventando essa stessa “corpo di Cristo”.
Il metodo è semplice ma esigente: ogni settimana i genitori si ritrovano in parrocchia per un incontro guidato da una coppia, non da un prete. Si parte da un tema concreto – per esempio il perdono – che viene approfondito nella vita adulta e familiare. Alla fine dell’incontro, viene consegnato loro un foglio preparato per i figli, con giochi, disegni, attività, letture bibliche. Nei giorni successivi, a casa, i genitori si siedono con i figli, accendono una candela, pregano, leggono insieme e svolgono il percorso preparato. La domenica, dopo la Messa vissuta insieme, i bambini si ritrovano con gli animatori per un momento di restituzione e approfondimento.

È un cammino che dura due anni: il primo si conclude con il Battesimo per chi non è ancora battezzato, il secondo con la prima comunione, passando per la confessione. Ma l’aspetto più interessante è che questo tempo, inizialmente accolto con fatica da molti genitori (“Padre, due anni di catechesi tutti i martedì sera!”), alla fine diventa un appuntamento desiderato, tanto che spesso sono proprio i papà e le mamme a chiedere di continuare anche dopo la conclusione del percorso.

Questo stile ha trasformato il volto delle comunità. Le vere guide non sono i preti, ma le coppie. A loro viene affidata la formazione, la conduzione dei gruppi, l’accompagnamento delle altre famiglie. Ogni cappella o zona ha la propria coppia guida, formata attraverso un cammino dedicato, e spesso si tratta di persone che hanno già fatto la catechesi familiare con i loro figli. Nella parrocchia di San Pedro, per esempio, ci sono 12 gruppi attivi, 12 coppie guida e una trentina di animatori. Tutto è possibile grazie alla fiducia nei laici chiamati a essere protagonisti nella cura della comunità.

Questa catechesi responsabilizza, genera percorsi di conversione, crea relazioni profonde. E sposta il baricentro: non è più il parroco a dover tenere tutto insieme, ma un tessuto di famiglie che si accompagnano a vicenda, sostenute da una comunità viva. Il compito del sacerdote non è quello di dirigere o controllare, ma di accompagnare, formare le coppie guida, affiancarle. Perché il vero cambiamento parte da una conversione dello sguardo anche per noi preti: smettere di temere di perdere il controllo e iniziare a fidarci dello Spirito e della gente.
Un modello che non può essere semplicemente “trasportato” in Italia, ma evangelizzare la famiglia attraverso la famiglia può essere un seme da accogliere anche nella nostra diocesi. Un seme che chiede coraggio, fiducia, tempo, ma che può davvero cambiare il volto della Chiesa.

Roberto Seregni
testo raccolto da Michele Luppi

Leggi l’intervista a don Roberto su il Settimanale della diocesi

15121, Lima Perù