V domenica – Filippine

Pace è… un bene di tutta l’umanità!

Attività per i più piccoli: la “visita iglesia”

Padre Simone Caelli ci racconta di una tradizione importante nelle Filippine: la “Visita Iglesia”, dove le famiglie o i gruppi visitano alcune chiese durante la Quaresima o durante la Settimana Santa.

Allora, anche per noi, è giunto il momento di andare all’avventura e provare ad esplorare le zone intorno a noi! Con i tuoi genitori prova a capire se nei dintorni di dove abiti esistono Chiese particolari, oppure Santuari nei quali Gesù, Maria o un Santo sono particolarmente venerati.

Nella nostra Diocesi, solo per citarne alcuni, puoi visitare: il Santuario della Sassella a Sondrio, il Santuario della Madonna a Tirano, il Santuario della Madonna del Soccorso a Ossuccio, il Santuario del Santo Crocifisso a Como, il Santuario del Sacro Cuore a Como, il Santuario della SS. Trinità Misericordia a Maccio, il Santuario della Madonna del Sasso a Caravate.

Organizza una gita: zaino, borraccia e pranzo al sacco e mettiti anche tu in pellegrinaggio per scoprire i luoghi e le bellezze del tuo territorio.

Se hai voglia porta con te un messaggio e quando starai visitando la Chiesa dove hai voluto recarti in pellegrinaggio, accendi una candela pregando per la pace e poi lascia lì – magari trascrivendolo sul registro dei visitatori – il tuo messaggio.

 

Intervista a Padre Simone Caelli

Ci racconti dove vivi e di cosa ti occupi? 

“Sono nelle Filippine dal 2010, e da allora ho lavorato in diversi luoghi: prima a Zamboanga City, una città del sud delle Filippine dove vivono cattolici e musulmani; poi, ad Antique, una provincia rurale delle Filippine centrali, con una popolazione di soli cattolici; ed ora a Paranaque City, che è una delle città della grande metropoli di Manila, vicino all’aeroporto, con una popolazione che proviene da diverse parti delle Filippine, dove molti abitano in baraccopoli, di piccole dimensioni, ma numerose. Dal 2018, sono parroco della parrocchia di Maria Regina degli Apostoli. È difficile avere una stima della popolazione che vive in parrocchia ma comunemente si parla di circa 120000 persone, per la maggior parte cattolica. Il lavoro è quello di un parroco di città, con celebrazioni di messe, sacramenti ed incontri di catechesi a diversi livelli. L’unica differenza sono i numeri: per esempio a febbraio avremo le prime comunioni con circa 1600 bambini e bambine di quarta elementare. Ovviamente non faccio tutto da solo, c’è un gruppo preparato di catechiste che incontra periodicamente i bambini e poi ci sono altri due sacerdoti che mi aiutano per le confessioni. Oltre alle attività tipiche del prete, in parrocchia abbiamo anche un programma di adozioni a distanza che conta circa 700 bambini e bambine, ragazzi e ragazze, dalla prima elementare fino all’università. È un programma che il PIME ha avviato anni fa. A proposito di numeri, una delle scuole pubbliche elementare (dalla 1a alla 6a elementare) che si trova in parrocchia conta circa 11000 iscritti. Questo rispecchia la popolazione delle Filippine: un Paese dove su 110 milioni di abitanti, il 50% ha meno di 25 anni”.

 

Guardando al contesto in cui vivi quali sono le speranze e quali le preoccupazioni? 

“Le Filippine sono un paese meraviglioso, per me una continua coperta. Sia dal punto di vista paesaggistico ci sono luoghi stupendi, dal mare alle montagne, alle zone interne rurali di campagna. La gente è accogliente ed è ben disposta verso chi non è filippino, mi colpisce sempre la facilità con cui sorridono. C’è un senso del mistero molto forte che orienta verso Dio. Le Filippine sono un paese in via di sviluppo, il che significa che c’è’ possibilità di lavoro e c’è del benessere; c’è’ una solida e capillare rete scolastica che garantisce l’educazione a tutti i giovani anche nelle zone più remote; c’è una tradizione democratica con libere elezioni garantite dalla costituzione. Questi sono tutti motivi di speranza. Purtroppo, ci sono anche motivi di preoccupazione. Le Filippine sono un paese purtroppo soggetto a disastri naturali, alcuni che esistono da sempre, come terremoti e vulcani attivi, altri che si sono intensificati a causa del cambiamento climatico, come i famosi tifoni che si formano nell’oceano Pacifico e poi attraversano le Filippine lasciando ogni volta distruzione e vittime. Ci sono conflitti che vanno avanti da anni tra ribelli comunisti e ribelli musulmani e l’esercito regolare. Sono micro-conflitti localizzati, ma creano tensioni sociali e violenze soprattutto nelle zone più remote. C’è inoltre un diffuso commercio e uso di droghe sintetiche che rovina la vita di molte famiglie e di parecchi giovani. C’è molta violenza, anche domestica, con armi leggere facilmente reperibili. Ci sono molte ragazze che rimangono in cinta ancora in età scolastica spingendole purtroppo a scegliere – troppo spesso -, tra l’interruzione della gravidanza oppure l’interruzione degli studi. C’è ancora molta gente povera che vive di stenti: molte famiglie, quando qualcuno ha bisogno di cure mediche, non possono permettersele, perché la sanità è privata e quella pubblica garantisce solo poche cure di base. Sono ancora molti gli immigrati all’estero in cerca di lavoro. Insomma, c’è del benessere ma è concentrato in mano a poche ricche famiglie che spesso hanno anche il controllo della politica. Siamo un Paese di forti contraddizioni”.

 

Come vivono i bambini? 

“Dipende da quale famiglia nascono. Per esempio, se nascono in una famiglia ricca, vivono nella bambagia. Anche in Italia a volte non ho mai visto un lusso così sfrenato. A volte non conoscono nemmeno la lingua locale, il Tagalog o il Cebuano, parlano solo inglese con un forte accento statunitense. L’America è il loro modello di vita. Se nascono in una famiglia povera, è facile immaginare come vivano. Nella nostra parrocchia, vivono famiglie di classe media, poche, e famiglie di classe povera, molte. Poi ci sono le famiglie super povere. I bambini facilmente giocano lungo le strade, questo è bello da vedere e porta vitalità nei quartieri. Come ho detto frequentano le scuole regolarmente, la maggior parte studia presso scuole pubbliche e mentre una minoranza presso scuole private. Li si vede spesso la mattina presto, verso le 6 andare a piedi verso le scuole mentre indossano la divisa della scuola portandosi la borraccia d’acqua da bere durante le lezioni e il pasto insieme alla cartella. Poi una volta a casa, si mettono abiti più leggeri: pantaloncini corti, T-shirts o canottiera, e infradito, ed è così’ tutto l’anno perché le temperature medie qui sono 24 gradi la minima e 30/35 la massima. Quando piove, acquazzoni forti ed imprevisti, per via dei monsoni o dei tifoni, spesso si formano allagamenti, soprattutto nelle zone dove abita la gente più povera: i bambini qui si divertono nell’acqua sporca che diventa la loro piscina. Ricordo un ragazzo di 15 anni, siamo usciti con i giovani della parrocchia per una gita al mare. Era la prima volta che vedeva il mare e che faceva il bagno nel mare. E la nostra parrocchia dista solo 5 km dal mare! Girando per le strade a volte si vedono ragazzi organizzare lotte di “ragni”, mettendoli su bastoncini sottili e poi i due contendenti fanno sì che i due ragni si scontrino. Ci sono poi giochi più comuni, come il basketball, diffusissimo qui nelle Filippine, e anche video giochi, se la famiglia se lo può permettere”.

 

Come si festeggia lì la Pasqua? Si mangiano anche da voi le uova di cioccolato? 

“Le uova di cioccolato non ci sono e nemmeno la colomba. Non c’è un cibo particolare durante la festa di Pasqua. Le celebrazioni sono le stesse che vengono celebrate in Italia, con il Triduo pasquale. C’è la tradizione della cosiddetta Visita Iglesia, dove le famiglie o gruppi visitano alcune chiese durante la quaresima o durante la Settimana Santa. Poi c’è la messa del Salubong, o dell’incontro, la mattina presto della domenica di Pasqua. Due gruppi partono da luoghi diversi portando rispettivamente le statue della Madonna e del Cristo Risorto. I due gruppi si incontrano nella chiesa parrocchiale e all’ingresso di solito si canta il Regina Laetare, poi si entra solennemente in chiesa per la prima messa della domenica. È molto partecipata, c’è molta gente nonostante la messa sia alle 5 del mattino”.

 

C’è un augurio che vorresti rivolgere ai bambini della nostra diocesi e alle loro famiglie che leggeranno quanto hai scritto?

“Il mio augurio è che la fede in Cristo Risorto porti gioia a ciascuno di voi e a ciascuno delle persone che incontriate. Se c’è una cosa che nella mia breve esperienza di missionario in paesi lontani dall’Italia (sono stato anche in India prima di essere nelle Filippine) mi meraviglia è questa: siamo diversi per cultura, lingua, modo di pensare, colore della pelle, eppure la gioia del Signore è la stessa e ci unisce e fa miracoli. Rimangono le difficoltà, ma le si affronta in modo diverso e con speranza. Quindi il mio augurio è questo: ciascuno possa veramente essere contento di credere nel Signore. Questa è la nostra forza”.

 

I bambini della nostra diocesi potranno scriverti e magari mandarti una loro foto o disegno da donare con i loro auguri ai bambini che sono con te?

“Certamente. Sarò contento di poter condividere con i bambini filippini i vostri disegni e messaggi. Solo una richiesta: se potete scrivete il vostro messaggio in inglese, lo capiscono abbastanza bene. Questo il mio indirizzo e-mail: caelli.simone@gmail.com”.