28 agosto 2012, Mogodé – Cameroun Desertificazione

Ciao a tutti
La pioggia abbondante fa ben sperare, anche se, sembra, il raccolto del mais non sarà dei migliori. Un container piovuto dal cielo ha dato una spinta positiva alla parrocchia. Un buon gruppo di giovani potrà lavorare grazie ad un camion e ad attrezzi di lavoro di qualità. Grazie Alberto & C.! Il centro di fisioterapia ormai ha una data di apertura: 1 ottobre. Grazie Piero, Cesare, Pietro, CREVAL, ProValtellina, Bruno… Il rientro a scuola è prossimo. Apriamo una nuova scuola a Wulla? Vedremo la risposta dei genitori…
a presto
Corrado

 

Desertificazione

Zra Bernard, giovane prete di Rhumzu, è in vacanza. Invitati da una famiglia, le parole scorrono quanto il vino nelle calebas, i tipici gusci di zucca che fungono da coppe per bere.

…”Ricordo quando giocavamo nell’acqua. Una volta tutti sapevano nuotare. L’acqua nel fiume scorreva tutto l’anno. Quando era il momento, il capo villaggio, al mercato, chiamava tutti a raccolta. “Domani tutti a pescare!” C’erano sardine, carpe e siluri. Tutti ne portavano a casa. Non c’era bisogno di pozzi. Poi, un giorno, tutto è finito. Ero alle elementari, negli anni ’92-’95. Tutti avevano sentito un gran boato. A noi bambini, gli anziani avevano detto che il diavolo era passato con la sua moto. Nella terra si erano formati dei grandi solchi. D’allora non c’è stata più acqua”.

Basile incalza: “Anche da noi! Là in fondo -mostra con la mano la direzione- trovavi le conchiglie che ornano le cinture dei giovani che fanno l’iniziazione. Trovavi anche dei coralli. Poi la terra si è spaccata. L’acqua è partita. Prima la terra era fertile. Si poteva coltivare tutto l’anno”…

Il discorso mi tocca. E’ la triste realtà delle nostre regioni a rischio di desertificazione. Da mesi programmiamo una visita al lago Tchad, culla di civiltà. Potremmo essere tra gli ultimi “turisti” a vederlo. Anche lui sta scomparendo. Cosa fare?

C’è la risposta dei potenti. Il Canada, duramente criticato dagli ambientalisti per le sue politiche anti ecologiche, per salvarsi la faccia, ha lanciato una campagna: carta bianca e 1 miliardo di dollari da spendere in 18 mesi per realizzazioni visibili contro la desertificazione: un biglietto da visita da esibire alla prossima conferenza mondiale sul clima. Una corsa allettante al mangia mangia per le autorità. Un progetto che passa sulla testa della gente. L’impressione data che i soldi possano tutto.

C’è la risposta di chi lavora sul terreno. E’ la risposta dell’educazione. Del rispetto per la terra. Del mobilitare i quartieri per delle realizzazioni piccole, ma che lascino il segno, perché non hanno bisogno di costante foraggiamento esterno. E’ la sfida a mettere insieme la gente del quartiere per scavare dei pozzi. E’ la sfida a rifiutare dei crediti a chi, prima, non è stato capace di risparmiare. E’ la sfida a mettere, nel cuore dei giovani, il gusto di un lavoro ben fatto prima del guadagno. E’ la sfida ad aiutare un popolo perché il suo destino è anche il nostro destino. Non un aiuto da mostrare come un trofeo per sentirci buoni, ma un lavoro serio per avvicinarci un po’ di più insieme alla meta: un mondo che sia il giardino voluto da Dio e non la giungla creata dall’uomo.