25 MARZO 2012 – “La vita è un dono da donare”

GAM Congo BUTEMBO 6a stazione NOI. Gruppo appoggio Missione Congo –

Cari amici partecipi della missione mia e dei confratelli comboniani in Congo, pace a voi anzitutto. E perdono dei miei ritardi. Non dimentico nessuno né di quelli incontrati nel semestre passato in Italia né quelli che con grande rammarico non m ‘è stato possibile incontrare. Ho lasciato Piateda il 30 dicembre alle 3 del mattino con meno 100C e grazie a Corrado sfidando pioggia e nebbia siamo arrivati a Linate e imbarcato senza problemi per Amsterdam e alle 10 da Amsterdam per Kigali (Ruanda) e da Kigali senza scalo, per Entebbe/ Kampala Uganda (10 ore da Amsterdam). A Entebbe c’era il Taxista inviato da nostra Procura più un funzionario dell’Aeropor- to, che m ‘ha aiutato per le pratiche. Solo che le valige così ben imballate non sono arrivate.

E dopo denuncia e conferma che erano ad Am sterdam, a mezzanotte uscivo dall’Aeroporto e col taxista arriverò dopo 45 km alla capitale dell’Uganda. La domenica 10 dell’anno il nostro taxista mi porta le valige, intatte come consegnate a Linate. Celebro messa con un gruppo di italiani che operano a Kampala, ambasciata, ospedale, ONLUS

imprese ..e grazie ai confratelli della procura dove alloggiavo, mercoledì 4 con un piccolo bimo- tore panciuto e stracarico, che accoglie 6 persone dietro il mucchio di colli che comprendono le mie due valigette, più un cartone di posta per comunità religiose di Butembo datomi a Kampala. Volo panoramico da Entebbe (in riva al lago Vittoria sorgente prima del Nilo), vediamo un po’ di Uganda, da circa 3000 mt, e dopo un’ora e 10′, dopo aver attraversato il grande lago Edoardo che per metà dell’Uganda e metà del Congo, scendiamo a Bunia e dopo 15′ partenza per Beni, circa un quarto d’ora discesa e dopo un quarto d’ora ultimo salto su Butembo, su pista in terra su misura per piccoli aerei. Arrivato sano e salvo, con inizio di raffreddore per gli spifferi aereo e indurimento degli orecchi. BUTEMBO.1800 mt/sm. uno dei pianori più grande tra tanti altri tra le centinaia di colline che si estendono per centinaia di km da nord oltre Beni e sud oltre Goma, capitale del NORD KIVU, con cime innevate come il Ruvenzori e la Virunga e il vulcano omonimo,che alcuni anni fa’ ha seppel- lito quartieri di Goma. La regione forse più ricca di risorse di tutto il mondo: Parchi estesissimi con piante e animali talvolta unici, e oro, diamanti, coltan, cassiterite, platino, uranio, legnami

pregiati e il famigerato petrolio sul lago Alberto (detto anche diMobutu, e di Amin, dittatura durante) L’Uganda già succhia. Il Congo in attesa. Si sta esplorando il Parco della Virunga dove è probabile un grande giacimento. Il famoso parco dei Gorilla. 84 multinazionali stanno sfruttando in regione e in tutte le altre regioni (26) e tonnellate di oro, sono di notizia. I cinesi fanno una strada e raccolgono tutto il legname (della fascia di destra e di sinistra della strada, ripulita per impedire che le piogge ristagnino sul fondo stradale,) e ben impacchettato, che normalmente veniva lasciato marcito o bruciato, va verso? chi lo sa? ln imprese lucrative per la Cina e per i capoccia che chiudono gli occhi, e la miseria della gente continua. E c’è di peggio. Sta fascia costiera all’Uganda e al Ruanda si sente sempre più legarsi per via di commerci e passaggi facili con i due stati che hanno prima invaso dal 96 chiamati a sostenere Lorent Kabila per destituire Mobutu, e ora hanno gruppi armati al di qua che non “arrivano” a debellare e l’ONU, (la MONUSCO oltre 19000 soldati) divagano qua e là e sembrano più profittare del Congo che aiutare la pace e ricostruzione. Il Congo rischia di perdere questo territorio. E sarà guerra. Mentre tutti i paesi offrono aiuto, le divisioni politiche dopo le elezioni di novembre, (vistosamente imbroglio teleguidato) non fanno altro che aumentare disagio e disperazione della povera gente e della massa dei lavoratori, impiegati,funzionari, medici ecc. L’America e alleati chiedono di creare, (è di questi giorni) un governo di coalizione; ma se eletti illegalmente o eletti e non accettati, che assemblea di governo possono costituire? – Un esercito congolese che non arriva né a costituirsi né a funzionare e che spaventa dove passa, i cui grandi capi legano con le bande delle miniere e che fanno pagare sgarri vistosi delle truppe a qualche tenente o capitanuccio? Polizia in continuo stato di riforma e addestramento da potenze estere, ma che, non pagati, torturano la gente con balzelli inventati lì per lì. Strade per migliaia di km non più praticabili. .. -Aids, colera, malaria, meningiti ospedali fatiscenti, tubercolosi , avvelenamenti, mancanza di acqua potabile, giudici prezzolati, senza poter ricorrere..- La gente ne ha coscienza o per esperienza sulla pelle o per informazione. Radio e Tv agenzie, anche dalla diaspora congolese, comunicano. Ce ne sono tante. Ogni tanto imbavagliate, ma c’è

internet e telefonie (che fanno milioni) ma che permettono anche a poveri di venire informati dai famigliari sparsi in questo grande paese.

E ancora, in negativo: anche la Chiesa è non ha una posizione univoca. E’ del popolo, per il popo- lo e per tutti. È fatta di uomini e donne. Politica divide. Porto un esempio. Il 16 febbraio la Chie- sa ricorda i cristiani uccisi dalla polizia a Kinshasa, nella manifestazione pacifica, processione in preghiera per domandare la riapertura della Conferenza nazionale, chiusa da Mobutu.(1992) Quest’anno un buon gruppo di laici cattolici e alcuni preti avevano organizzato e annunciato alle autorità e chiesto la presenza della polizia. Alla vigilia un portavoce del ministro interni, dichiara interdetta. Si tenta ugualmente: grande spiegamento polizia, lacrimogeni, preti arrestati, cristia- ni impediti di uscire dalla chiesa da dove dovevano partire. Commenti per giorni senza fine, inter- viste a vescovi, che diversificano e chi pro chi contro: NO per non suscitare discordia e motivi di violenza .. -Anche il vescovo di qui ha interdetto manifestazioni. E c’è chi sottovoce dice di favori ricevuti dal governo, che imbavagliano anche ecclesiastici. Recentemente una commissione di vescovi, a nome di tutti,ha incontrato il Presidente e i capi di partito per invitarli al dialogo per

uscire dalla crisi. Radio OKAPI della Monusco fa da cassa di risonanza e tutti danno pareri. il risultato è incerto. Accettare un governo di coalizione o di unione nazionale significa riconoscere le elezioni e continuare in questa amministrazione corrotta; non accettare non apporta nulla di meglio, e il malumore cresce. Come quello che covava un anno fa’ nei paesi arabi.

QUI, troppo territorio, troppo poca preparazione, troppi partiti e divisi tra loro, troppa povertà del popolo, rinviano a più tardi un possibile movimento di protesta: ma il malessere è palpabile. Tutto nero? No certo Ho accennato a qualche difficoltà che perdura. La ripresa è lenta e non vistosa come in Uganda e in Ruanda che sono arricchiti dai prodotti del Congo e sostenuti da banche americane, inglesi, giapponesi, indiani e chi altro .. -Ma i doni dei paesi. Italia compresa, Americhe ed Europa e Oriente hanno un duplice volto – qualche intervento utile al popolo, e uno negativo: creazione posti lavoro per gli operatori stranieri ben pagati e laute mance agli onorevoli di qui e manutengoli vari e ai diversi passaggi. Ma questo e qualche cosa della cassa di stato pro- duce lentamente servizi, progetti di produzione, strade principali. Iniziative coraggiose di aggrup- pamenti locali qua e là, i progetti delle chiese, cattoliche e non, anche i nostri piccoli, ripresa del- la produzione agricola, caffè, cotone, e altro non ancora ben organizzato, aiuta la popolazione, e tiene viva la speranza..

E NOI CHE Cl SIAMO A FARE?

È la domanda posta in assemblea di zona a Kisangani dal 16 al 18 gennaio, poco dopo il mio ar- rivo, nel quadro della riflessione dell’Istituto sul nostro essere e operare nel mondo globalizzato e dove popoli e culture religioni sono confrontati a sfide epocali e a confrontarsi con il diverso, su- perando la paura dell’altro, cercando di difendere la propria identità ma aprendosi all’ascolto con rispetto e ricerca dei punti dove è possibile creare ponti, a credere che anche gli altri hanno un pezzetto di verità e che desiderano quello che gli umani da sem pre desiderano: un posto per tut-

ti, con acqua e sole, cibo e protezione e libertà di movimento. Mai come oggi dove tutti conosco- no tutto di tutti, ci sono milioni e milioni di sfollati (2 circa, congolesi), gente che non può muo- versi per mancanza di strade e mezzi di trasporto, o per le politiche oppressive.

. LA FEDE e la pratica religiosa, quella espressa da Chiese organizzate e da sette spontanee le più variegate è un forte elemento per tener viva la speranza e un certo denominatore comune che lega la società. C’è ancora nella massa il senso del bene e del male, del rispetto della vita (anche se ogni giorno sentiamo notizie di omicidi, furti e rapine, violenze). C’è gente che ogni giorno dedica spazio alla preghiera. Le vocazioni sono in aumento e fanno tanti sacrifici lungo il cammino di formazione. Preti e suore e laici impegnati sono sempre più coscienti dell’impegno per la politica, per la giustizia e salvaguardia del creato. I cristiani sempre più sacrificano anche se stessi per aiutare i più poveri, i ragazzi abbandonati, ragazze madri e malati abbandonati e carcerati in situazione subumane.

La nostra missione oggi è anzitutto presenza, continuare nella fedeltà al Vangelo a proclamare che è possibile un mondo migliore, vita e libertà per tutti. Poi, crederci e formare le vocazioni che bussano agli istituti e ai seminari. (Va in questo senso il messaggio del Papa qualche mese fa in Benin) l’istituto comboniano chiamato a rinnovare la totale adesione a Cristo e alla missione, con comunità di membri di più nazioni. Significa al paese e alle chiese locali che è possibile la comunione e la riconciliazione, per ciascuno e per tutti i gruppi. E poi nella pastorale diocesana,

animare la missionarietà: l’Africa può ora andare e annunciare il Vangelo e dar vita a nuove comunità cristiane. Conducendo progetti di sviluppo, scuole, sanità e altro. (Cfr Nota in calce) È questa la mia nuova realtà dove mi sto inserendo.((Da Kisangani dopo assemblea sono andato a Yanonge a salutare e congedarmi dalla comunità e raccogliere un po’ delle mie cose. Distacco e condivisione della medesima missione) Vado lentamente. Clima nuovo, abitualmente freddo, con piogge frequenti e talvolta sole coperto. Clima sociale piuttosto chiuso, sornione? La gente qui osserva tutto e tutti, (chi è costui?) pronta a scappare a nascondersi, e capace di accoglien- za, e di tanta pazienza. Anche nel clima ecclesiale l’apertura all’estraneo è graduale: prudenza, non compromettersi, evitare – questo sento io e può essere tutto erroneo-. Fra un anno vedrò meglio. La lotta per salvare cultura, lingua e tradizioni assai strette, fede accolta agli inizi del 1900 hanno forgiato un popolo che senza chiasso, si distingue e si impone nel paese. Un po’ di sfoggio nelle abitazioni per i più abbienti, ma senza sfarzo esteriore. Pratica religiosa assai fervente e famiglia legata. Come dappertutto la modernità crea scontri di “generazione” ma la ricchezza frutto di lavoro famigliare credo sia un elemento ancora di coesione. Chi si stacca rischia il fallimento: Sento confusamente che la fede chiede una certa purificazione. Devozioni, benedizioni su tutti oggetti e casa e articoli religiosi appariscenti (made China), mi sa un po’ disuperstizione. Ero stato qui nel 1998 per un mese di riposo. Non riconosco la città di allora. Oggi copre tutte le colline dei dintorni. Noi siamo situati su una di esse a 3 km dal centro, dove fino a cinque anni orsono c’erano solo campi e casupole. Tante ville, anche lussuose, stili indiani e arabeschi, tetti spezzati e svettanti.

… La gente da sempre qui lavora campi. Tutti anche i professionisti e grandi

commercianti, sono impegnati in fattorie, (quasi distrutte a riprese dal passaggio delle diverse soldatesche), campi e allevamenti, in commercio soprattutto ora con oriente. Centinaia di contei- ners da Mombasa (Kenya) via Uganda entrano a Beni e arrivano qui per camion su strada sasso- sa e “traballante” e da qui centinaia di “distributori” partono per l’interno del Congo, per Kisanga- ni e da lì per battello a Kinshasa. Il tempo che ci vuole. Poveri, umiliati e offesi non mancano anche qui.

Siamo in due sacerdoti e un fratello. Ci occupiamo della formazione — IN CASA NOSTRA abbiamo 19 giovani di 20, 23 anni, all’inizio del cammino di discernimento vocazionale, PROPEDEUTICA, iniziazione; hanno finito il liceo, precedentemente seguiti dai confratelli nelle missioni dove siamo sparpagliati – Qui per un anno scolastico ricevono corsi in francese, filosofia, su Comboni e com- boniani, informatica, temi di catechetica e preghiera, io do lezioni sulla conoscenza di sé (rendersi coscienti) e sacramenti. Hanno diverse ore di studio, mattino e sera, due ore di lavoro ai campi, un pomeriggio sport, sabato pomeriggio apostolato: prigionieri, ragazzi strada, oratori.

A fine anno scolastico passano un esame test per essere accettati in POSTULATO a Kisangani, per tre anni di filosofia. (Seguono poi, due anni di noviziato, poi 4 anni di teologia e poi due anni di missione prima dell’ordinazione.) Una cinquantina di vicini vengono ogni giorno feriale, a messa nella nostra piccola cappella (provvisoria) Noi sacerdoti, oltre all’attività della casa di formazione, aiutiamo nella parrocchia che conta 10 chiesette succursali, la domenica con una o due messe. lo anche il venerdì. Ritiri confessioni, corsi al centro catechistico prossimamente.

SUPPONGO di stancarvi. Per cui cerco concludere. Cerco di vivere dedicato alle persone e posto dove mi trovo, per fede credo alla comunione dei battezzati (anche distratti) per cui chi ho in- contrato mi ha arricchito ed è presente a me. Chi fa la missione è il Signore del cielo e della terra. I mesi in Italia mi hanno ristorato. Ho cercato di capire che può volere Dio da un vec- chiotto? Ho avuto risposte. Una siete voi, che ho sentito veramente amici delicati e premurosi a cominciare dai familiari e compaesani che hanno mostrato una sensibilità insospettata. Gli incontri alle Piane, coi coscritti, con le scuole, con le associazioni, di chiesa e civili, qualche famiglia, alcuni infermi testimoni silenziosi dell’amore di Dio per il popolo, mi hanno aiutato a credere di più al di là delle apparenze. Un po’ di famiglie amiche — ripeto il mio rammarico di non aver potuto per molti altri-, gli amici dentisti di Gurone- Malnate, che con grande pazienza hanno ricostruito la possibilità di larghi sorrisi — Dio sorrida a tutti voi, lettori pazienti Ho potuto incontrare poche parrocchie da anni amiche, preti dedicati alla pastorale in tempi di non facili aggiustamenti e discernimento. E poi i pellegrinaggi a Lourdes e due volte Madjugorje, hanno rafforzato la mia fede. I confratelli della Provincia Italiana che ho potuto incontrare, in particolare di Brescia Limone e Rebbio, le comunità comboniane che mi hanno ospitato, mi hanno edificato con la loro carità paziente e premurosa. Hanno rafforzato la mia intima convinzione che l’istituto, pur ferito dalla mondializzazione e secolarizzazione, dove diversi faticano a sperare, può credere di poter uscire dalla crisi, perché direi che molti di più rinnovano il loro sì al Signore che è sempre

vivo e operante. Con gioia pertanto sono ritornato in questa mia 6 a stazione con novità di atti- vita, nell’unica missione della Chiesa, dire che Dio ci vuol bene e chiede di credergli.

È IL MISTERO PASQUALE che meditiamo nella quaresima e che riassume la storia di tutti, credenti e “distratti”. BUONA PASQUA A TUTTI, – quel giorno conto 50 anni di sacerdozio, – 7 aprile 1962
a Trento —
Grazie a voi tutti che mi avete accompagnato.

p.  Benito